Giustizia & Impunità

Morto dopo trattamento sanitario obbligatorio, la Cassazione ha confermato le quattro condanne

Andrea Soldi, affetto da schizofrenia dall’età di 20 anni, era morto a 45 anni nell’agosto 2015 in un giardino pubblico di Torino. Ammanettato quando era già privo di sensi, strangolato in modo “atipico” e trasportato in un modo che gli impediva di respirare bene

Ammanettato quando era già privo di sensi, strangolato in modo “atipico” e trasportato in un modo che gli impediva di respirare bene. Oggi questa ricostruzione c’è il sigillo della Cassazione che si è espressa su procedimento contro quattro persone per la morte di Andrea Soldi durante un trattamento sanitario obbligatorio (Tso). La IV sezione penale, presieduta da Donatella Ferranti, ha confermato la condanna a 18 mesi inflitta in appello per omicidio colposo, a un medico psichiatra e tre agenti della polizia municipale che erano stati condannati anche in primo grado. Soldi, affetto da schizofrenia dall’età di 20 anni, era morto a 45 anni nell’agosto 2015 in un giardino pubblico di Torino.

In Cassazione non c’è stato dibattimento e il collegio ha deciso sulla base della trattazione scritta. Ad attendere c’erano la decisione la sorella di Andrea, Maria Cristina, che da anni si batte non per avere “vendetta”, dice, “ma perché il sistema cambi” nel modo in cui si eseguono i Tso e nel sostegno ai malati e alle loro famiglie. Al suo fianco le associazione A Buon Diritto e Amnesty Italia. Un anno fa il Comune di Torino ha dedicato una targa ad Andrea Soldi: è stata posta sulla panchina del parco dove il giovane passava spesso le sue giornate. “Quella targa – racconta Maria Cristina Soldi – la considero un modo per inginocchiarsi, come hanno fatto quelli che si sono inginocchiati per George Floyd. Questo processo non mi ridarà mio fratello, ma serve per dare voce a qualcun altro, ad avere servizi migliori per chi soffre di malattia mentale. Quando le persone mi ringraziano per questo capisco che con il tempo il mio dolore si è trasformato in altro”.

“Sono felice perché ho sempre creduto nella giustizia, fin dal 5 agosto 2015, giorno della morte di Andrea, abbiamo sempre voluto l’accertamento della verità e nessuna vendetta. Un anno e 6 mesi sono pochi? Io non cercavo il carcere ma una condanna significativa morale. Hanno fatto ricorso in Cassazione e io ma ci credevo: significa che lo Stato è accanto ai più fragili. Ora – aggiunge – avrò ancora più forza. Al ministro Speranza chiedo di investire con più forza sulla salute mentale. Un Paese è civile quando il più fragile è tutelato e chi ha problemi mentali è il più fragile”.