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Jova Beach Party, ambientalisti sul piede di guerra: “Va fermato”. Jovanotti replica: “La spiaggia è tornata meglio di come l’abbiamo trovata”

Dopo le due tappe di Lignano Sabbiadoro, con sessantamila fan presenti, il Jova Beach Party approda sul lungomare di Marina di Ravenna per un doppio appuntamento di venerdì 8 luglio e sabato 9 luglio. Le polemiche degli ambientalisti non accennano a diminuire e la richiesta è una sola: “Va fermato”

Passano gli anni, ma le polemiche rimangono sempre le stesse. A tre anni dall’edizione precedente, il Jova Beach Party, nonostante l’appoggio di WWF Italia, continua ad essere fulcro di contestazioni degli ambientalisti. Già dall’annuncio del ritorno del tour sulle spiagge di Jovanotti erano riapparsi alcuni malumori da parte di alcune associazioni legate all’ambiente, proprio come nel 2019. Poi prima, durante e dopo le prime le due tappe a Lignano Sabbiadoro (2 e 3 luglio), con 60mila persone presenti, si sono aggiunte voci di dissenso rispetto a quanto avvenuto. Le fotografie della location che hanno immortalato migliaia di fan sulla spiaggia, hanno fatto imbufalire gli ambientalisti e la LIPU, che hanno sottolineato come eventi del genere siano pericolosamente impattanti su coste delicate e preziose. Oggi più che mai, considerando che rispetto al 2019 la situazione dell’eco-sistema generale sta peggiorando di anno in anno. Lo afferma Legambiente nel suo report sulle spiagge: “Aumenta l’erosione delle spiagge italiane in uno scenario di crisi climatica. Sono in atto processi di erosione costiera, che riguardano circa il 46% delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970. Dunque le spiagge sabbiose sono in fase di erosione e l’Italia ha già perso circa 1.700 km di litorale. Mentre le coste alte sono soggette a crolli”. Insomma “la spiaggia non è una discoteca”. Sui social è divampata subita la polemica, con alcuni utenti che si chiedevano come l’intento ambientalista dell’evento si sposasse con le foto che hanno immortalato una spiaggia calpestata da 60mila persone. Qualche spettatore ha anche sottolineato il fatto che dentro l’area del concerto si poteva bere, ma da bottigliette di plastica e che, sempre di plastica erano fatti i token, ossia i gettoni che vengono utilizzati durante i concerti per pagare cibo e bevande.

Allo stato attuale dei fatti il Jova Beach Party approderà a Marina di Ravenna sul lungomare per il doppio appuntamento dell’8 e 9 luglio con un doppio sold out. E anche qui la situazione è delicata e ormai “famosa” a causa di un abbattimento di un filare di tamerici di 65 metri per far spazio all’area del concerto. È diventato virale – ripreso da moltissimi post sui social – lo striscione, apparso sulla spiaggia, con scritto: “65 metri di tamerici abbattuti per Jovanotti, in periodo vietato (per la nidificazione). Sindaco, l’ha autorizzato lei? Wwf, Fiab (Federazione Nazionale Ambiente e Bicicletta, ndr), ambientalisti dove siete?“. Francesca Santarella di Italia Nostra (Associazione Nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione) ha spiegato a Il Fatto Quotidiano: “I concerti si svolgeranno a circa 75-100 metri dalla riserva naturale dello Stato ‘Pineta di Ravenna’ e dalla ReteNatura 2000 che ricade nel Parco del Delta del Po, luoghi protetti dalle normative ambientali, dove sarebbe necessaria l’autorizzazione ambientale e paesaggistica (DPR 357/1997) che non è ancora arrivata”.

Ma a fronte di tutte queste critiche come risponde il diretto interessato? Nell’ultima nota stampa, legata al lancio del Jova Beach Party a Marina di Ravenna, Jovanotti scrive, riferendosi velatamente anche a quanto dibattuto in questi giorni post Lignano Sabbiadoro: “La spiaggia è tornata meglio di come l’abbiamo trovata, grazie al lavoro e alla cura di questo aspetto, ma soprattutto grazie alla collaborazione di tutto il pubblico del Jova Beach. È un grande evento che dura un giorno intero, progettato tenendo conto degli obiettivi di sostenibilità, non solo rispettando leggi e regolamenti ma andando molto oltre, realizzando in ogni modo possibile una visione del mondo che tenga insieme lo spirito del rock’n’roll e l’attenzione per l’ambiente senza usare parole a caso, ma facendo le cose meglio che si può!”.

A questo si aggiunge anche il fatto che sui social l’artista ha condiviso una intervista rilasciata a Il Foglio di Gaetano Benedetto, direttore generale del WWF che, sostanzialmente, punta il dito contro “l’ambientalismo ideologico”. Benedetto ha spiegato che è stato attuato un protocollo da parte della organizzazione Trident per individuare le location più adatte agli eventi. Sono stati fatti degli studi ad hoc sull’impatto ambientale, valutando anche la vicinanza delle aree protette. Altro elemento importante è stato lo studio per i parcheggi, transiti e afflusso dei partecipanti al Jova Beach Party, in modo che non ci fosse un impatto ambientale invasivo. E infine l’affermazione che le manifestazioni più piccole, come i dj set e le feste in spiaggia che spesso si tengono in tutta Italia nella stagione estiva, in realtà, fanno più danni all’ambiente perché l’afflusso e l’ingresso delle macchine non è controllato, così come i rifiuti che non vengono smaltiti a dovere dopo lo show.

C’è anche da aggiungere che Jovanotti all’annuncio della ripresa del Jova Beach Party ha annunciato, in collaborazione con Intesa Sanpaolo e WWF Italia, il progetto ambientale Ri-Party-Amo che “agisce su tre aree di sviluppo: Puliamo l’Italia con l’obiettivo di pulire 20 milioni di metri quadri spiagge, laghi, fiumi e fondali; – si legge nella nota stampa – Ricostruiamo la natura per realizzare 6 macro azioni di ripristino degli habitat. Formiamo i giovani con un piano formativo per più di 250 mila studenti, 8 workshop universitari, borse di studio e programmi didattici per la scuola”.

Uno a uno palla al centro? C’è da scommettere che la questione non si spegnerà nei prossimi giorni e che si continuerà ad assistere a botta e risposta, da un lato e dall’altra parte della barricata. Intanto tutte le tappe del Jova Beach Party- che andrà avanti fino al 10 settembre con il gran finale all’aeroporto di Bresso (Milano) – rimangono confermate. Anche perché è impensabile che si blocchi la macchina organizzativa, quando già sono stati concessi permessi da parte della autorità comunali. Tutti i sindaci, infatti, delle città coinvolte nel tour hanno partecipato, in collegamento audio e video, alla presentazione stampa dello scorso novembre.