Giustizia & Impunità

Stefano Esposito, il Senato porta alla Consulta la procura di Torino per salvare il politico dem dal processo per corruzione e turbativa d’asta

L'Aula di palazzo Madama ha votato per sollevare il conflitto di attribuzioni sulle intercettazioni effettuate in modo indiretto nei confronti dell'ex senatore Pd, accusato di essersi adoperato, in cambio di favori, per arrivare alla revoca di una interdittiva antimafia al "re dei concerti" torinese Giulio Muttoni. Secondo Esposito, quei nastri "avrebbero dovuto essere dichiarati inutilizzabili" in assenza di autorizzazione. Il M5s: "Ci opponiamo, ne va della dignità del Senato"

L’Aula del Senato ha approvato la relazione della Giunta delle immunità parlamentari, sollevando il conflitto di attribuzioni dinanzi alla Corte costituzionale sulle intercettazioni effettuate dalla Procura di Torino nei confronti dell’ex senatore Pd Stefano Esposito (noto soprattutto per le sue nette prese di posizione a favore del Tav) tra il 2015 e il 2018. I voti favorevoli sono stati 117, 37 i contrari e otto gli astenuti. L’indagine è quella sulla cosiddetta “Bigliettopoli” di Torino, l’inchiesta che nel luglio 2019 ha portato al rinvio a giudizio di 23 imputati tra cui appunto Esposito, accusato di concorso in turbativa d’asta, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e traffico di influenze illecite. Il senatore era stato intercettato più volte in modo indiretto mentre parlava con l’imprenditore musicale Giulio Muttoni, il “re dei concerti” torinese: Esposito è accusato di essersi adoperato, in cambio di favori, per arrivare alla revoca di una interdittiva antimafia che la Prefettura di Milano aveva destinato alla sua società “Set Up Live”. Ora il processo resterà sospeso fino al pronunciamento della Consulta.

Secondo Esposito, “sia le intercettazioni telefoniche, sia i messaggi Whatsapp acquisiti dallo smartphone del Muttoni avrebbero dovuto essere dichiarati inutilizzabili nei suoi confronti in assenza dell’autorizzazione preventiva del Senato della Repubblica”. La vicenda è analoga a quella sollevata da Matteo Renzi in relazione all’indagine sulla fondazione Open: anche nel suo caso il Senato ha votato per sollevare il conflitto di attribuzione. “Siamo di fronte all’ipotesi che un senatore, addirittura componente della commissione Antimafia, si prodigasse per far cancellare l’interdittiva antimafia prevista per il suo amico imprenditore. Di fronte a ipotesi così gravi il Movimento 5 Stelle non rimane indifferenteRinviare sine die un procedimento così importante significa negare giustizia, ancora una volta. Noi ci opponiamo a tutto ciò, ne va anche della dignità del Senato della Repubblica e degli elettori che qui dentro ci hanno portato”, ha detto in dichiarazione di voto la senatrice M5s Agnese Gallicchio.