Politica

Lombardia, ho criticato le nomine dei direttori sanitari e hanno dato la colpa a una tesi di laurea

“Non possiamo non notare che la mozione si basa su dati contenuti in una tesi di laurea di una giovane studentessa e per questo non sufficientemente attendibili. Per tale motivo invitiamo a respingere la mozione”, questa, grosso modo, la sconcertante e sintetica risposta fornita dal sottosegretario Turba alla proposta, contenuta nella mozione da me in Consiglio regionale di procedere all’integrazione delle delibere irregolari di nomina dei direttori generali (dg) di Ats e Asst, pubblicate dalla Giunta regionale in questa legislatura.

La mozione, basata effettivamente su un dettagliato lavoro di tesi presso il Politecnico di Milano mostra chiaramente come le delibere con cui sono stati nominati i direttori generali delle strutture sanitarie del territorio regionale, sia a fine 2018 che nella rotazione di poco meno di un anno fa, siano totalmente carenti nel rispetto dei requisiti che la legge prescrive.

Secondo la riforma Madia, infatti, all’atto della pubblicazione, le delibere di nomina dei dg devono rispettare tre requisiti fondamentali: trasparenza, motivazioni e obiettivi; in sintesi le delibere devono contenere adeguate motivazioni sulla scelta del nominato: regione deve scrivere e pubblicare le motivazioni con cui è stato scelto proprio quel candidato; poi deve indicare al nominato obiettivi precisi e facilmente verificabili da raggiungere; infine garantire la trasparenza della procedura con pubblicazione facilmente accessibile (tanto sul sito regionale quanto sui siti delle singole aziende sanitarie) delle delibere e dei cv dei nominati e dell’intera rosa su cui è stata fatta la scelta, quindi anche dei candidati “perdenti”.

Analizzando le delibere pubblicate all’inizio della legislatura e, successivamente, le 8 delibere che nel settembre 2021 hanno determinato una rotazione nei ruoli apicali di Ats e Asst, in tema di rispetto dei requisiti richiesti dalla normativa, il quadro che emerge appare particolarmente preoccupante: motivazioni ed obiettivi quasi assenti o riportati con il copia/incolla e trasparenza molto carente, soprattutto per quanto riguarda la pubblicazione dei cv di candidati e nominati.

La mia mozione chiedeva quindi un impegno di regione Lombardia “ad attuare tutti i passaggi formali (integrazione o ritiro e nuova emanazione delle delibere di nomina) affinché siano rispettati i requisiti previsti dalla normativa nazionale per la pubblicazione delle nomine dei dg delle aziende sanitarie regionali”. Il sottosegretario, delegato a rispondere a una mozione che avrebbe avuto come interlocutrice la vicepresidente Moratti, non ha saputo gestire il cerino acceso rimastogli in mano ed ha risposto, al contempo, in modo, scomposto, offensivo e – ritengo – sessista. Invece di dire se i dati contenuti nella tesi e nella mozione fossero veri, si è permesso di contestare la credibilità della studentessa che ha redatto le tesi, in particolare perché giovane e donna, e di un’istituzione della massima credibilità quale il Politecnico di Milano.

La Giunta ha avuto quattro giorni per verificare la veridicità dei dati, ma ha preferito non farlo, non per sciatteria, ma essendo consapevole che non c’era una sola affermazione contestabile nella mozione. La maggioranza silente ha fatto da contorno al vergognoso spettacolo, con la sola eccezione del consigliere Mariani che, pure apprezzabile nell’intento di contribuire al dibattito, ha confuso le motivazioni personali dei candidati alle dg, con le motivazioni obbligatorie che regione deve fornire per giustificare una nomina. Questo è il livello del centrodestra che si candida a governare in continuità con se stesso.