Calcio

Milan in vendita, “opacità nel passaggio a RedBird”: socio di Elliott si dimette dal cda rossonero e minaccia una causa in tribunale

Il nome di Cerchione e D’Avanzo è già noto alle cronache e agli appassionati: sul loro ruolo nell’operazione che traghettò il Milan dal cinese Yonghong Li a Elliott, e poi sulla loro reale posizione in società, in passato si sono scatenate inchieste giornalistiche e congetture, sempre smentite dalla proprietà rossonera e ricondotte a una normale partnership di minoranza

Se non è un ostacolo – perché da casa Milan assicurano che l’affare non è in discussione -, certo è un altro nodo da sciogliere della tanto chiacchierata, ufficializzata ma non ancora conclusa cessione del Milan a RedBird. Salvatore Cerchione, socio di minoranza di Elliott nel club rossonero, si è dimesso in polemica dal Cda e minaccia una causa in tribunale, denunciando “opacità nel processo di vendita”. A inizio giugno, il Milan è passato di mano, con la cessione a un altro fondo americano, RedBird di Gerry Cardinale, per una cifra complessiva intorno a 1,2 miliardi di euro. Le firme sono state seguite dallo scoop de La Verità, che ha rivelato come l’accordo prevedesse un prestito cospicuo da parte dello stesso Elliott a RedBird. L’importo non è stato svelato con precisione: si è parlato di una cifra monstre di quasi 600 milioni, che farebbe nascere degli interrogativi sulla natura dell’operazione, mentre altre fonti assicurano che la somma sia di gran lunga inferiore e riconducibile a prassi molto frequenti (il cosiddetto “vendor loan”) in questo genere di affari.

Adesso però arriva una nuova incognita, cioè la contrarietà di Salvatore Cerchione che insieme a Gianluca D’Avanzo con la loro Blue Skye Financial Partners, compagnia di diritto lussemburghese specializzata in operazioni finanziarie, detengono il 4,27% di Project Redblack, la “scatola” a cui è riconducibile il Milan: Project Redblack ha infatti il 100% di Rossoneri Sport Investment Sarl, che a sua volta controlla il club rossonero. Il nome di Cerchione e D’Avanzo è già noto alle cronache e agli appassionati: sul loro ruolo nell’operazione che traghettò il Milan dal cinese Yonghong Li a Elliott, e poi sulla loro reale posizione in società, in passato si sono scatenate inchieste giornalistiche e congetture, sempre smentite dalla proprietà rossonera e ricondotte a una normale partnership di minoranza. Quel che è certo è che Cerchione è un socio storico di Elliott, con cui ha lavorato anche in altre operazioni oltre il Milan. Dunque è tanto più sorprendente vederlo oggi sulle barricate per la cessione del club a RedBird.

Cerchione, che aveva affidato la sua denuncia alle prestigiose pagine del Financial Times, ha provato a spiegare la sua posizione con alcune dichiarazioni al portale Calcio e Finanza: “Con Elliott siamo partner e abbiamo sempre fatto tutto assieme nell’operazione, sin da quando c’era Yonghong Li. In questa operazione invece non c’è stata nessuna trasparenza nei nostri confronti”. E ancora: “Come socio di Elliott non ho mai saputo di una vendita, non sono mai stato informato. Questo nonostante avessi chiesto a più riprese dettagli e caratteristiche dell’operazione, mentre in consiglio nessuno sapeva niente. Tribunale? In Lussemburgo qualcosa c’è già, legato a questioni tecniche”. Da quanto emerge, pare di capire che Cerchione sostenga di avere una sorta di veto sulla trattativa in virtù della sua quota di minoranza, o comunque il diritto a essere interpellato, cosa che a suo dire non sarebbe avvenuta. Più che a far saltare la cessione (che non sembra poter essere impensierita da eventuali contenziosi), la causa sembra orientata soprattutto a strappare condizioni economiche più vantaggiose di quelle che il suo 4,27% in Project Redblack gli garantirebbero. Liti fra soci, insomma. Il tema vero restano le parole da lui usate: sentire un socio del club definire “opaca” la cessione a RedBird, aumenta i sospetti di chi ci vuole veder chiaro sulla nuova proprietà del Milan.