Mafie

Palermo, un altro candidato arrestato per aver chiesto i voti a un boss di Cosa nostra: è un esponente di Fratelli d’Italia

Dopo che due giorni fa le manette erano scattate per Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia al consiglio comunale, questa volta in carcere finisce un candidato di Fratelli d’Italia: si chiama Francesco Lombardo ed è stato arrestato dalla polizia insieme a Vincenzo Vella, boss della famiglia di Corso dei Mille. Il mafioso è stato condannato due volte ed era stato scarcerato solo un anno fa per un vizio di forma. La reazione del candidato sindaco di centrodestra Lagalla: "Partiti chiedano dimissioni impresentabili o mi dimetto"

Un altro candidato al consiglio comunale di Palermo è STATO arrestato con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Alle elezioni amministrative del capoluogo siciliano l’ombra di Cosa nostra si fa sempre più densa. Dopo che due giorni fa le manette erano scattate per Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia al consiglio comunale, questa volta in carcere finisce un candidato di Fratelli d’Italia: si chiama Francesco Lombardo ed è stato arrestato dalla polizia insieme a Vincenzo Vella, boss della famiglia di Corso dei Mille.

Chi sono gli arrestati – Lombardo è UN ex consigliere comunale di Villabate. Alle elezioni comunali si è candidato al Consiglio comunale di Palermo col partito di Giorgia Meloni. Vella, invece, ha scontato due condanne definitive per associazione mafiosa. Recentemente era stato condannato a 20 anni, ma la corte d’appello un anno fa aveva annullato la sentenza per un vizio di forma: per questo era stato scarcerato ed era libero. Gli investigatori, però, continuavano a tenerlo d’occhio.

Le richieste di voti filmate in diretta – Dalle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido, infatti, è emerso che il 28 maggio l’aspirante consigliere di Fdi ha incontrato il mafioso di Corso dei Mille per chiedergli sostegno alle elezioni. A svelare la richiesta di appoggio elettorale è stato un trojan piazzato nel telefono del boss. L’incontro tra Lombardo e Vella si è tenuto nel negozio di ortofrutta di quest’ultimo. La polizia ha immediatamente trasmesso l’intercettazione alla Procura che ha chiesto al gip la custodia cautelare in carcere per entrambi.

L’inchiesta flash – Una inchiesta svolta in tempi serratissimi come quella che due giorni fa ha portato in cella il candidato di Forza Italia Polizzi e il costruttore mafioso Agostino Sansone, che appartiene a una famiglia nota per la sua vicinanza a Totò Riina. Identiche le accuse per i 4 indagati: scambio elettorale politico-mafioso. Soltanto ieri Polizzi ha risposto alle domande del gip: ha ammesso di aver rivolto a Sansone la frase intercettata dagli inquirenti (“Se sono potente io… siete potenti voialtri”) ma ha negato qualsiasi patto elettorale. Poi ha annunciato di volersi ritirare dalla competizione elettorale.

Lagalla: “Partiti chiedano dimissioni impresentabili o mi dimetto” – Il secondo arresto in tre giorni nelle file del centrodestra provoca la reazione dell’aspirante sindaco di centrodestra, Roberto Lagalla. “Il caso Lombardo – dice – parrebbe essere simile a quello Polizzi, dove un certo tipo di controllo, che va oltre i requisiti formali, può essere effettuato solo dalla magistratura. Questi casi dimostrano che non è la mafia a condizionare la politica ma singole mele marce che cercano ipotetiche scorciatoie elettorali. Adesso basta. A breve la Commissione nazionale antimafia diramerà la lista degli impresentabili. Chiederò ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con Cosa nostra. Se ciò non avverrà sarò io a rassegnare le dimissioni”. Poi, all’evento di chiusura della sua campagna elettorale, Lagalla ha aggiunto: “Credo che sia un orrore e bene ha fatto la magistratura a intervenire”.

L’ombra di Cosa nostra sulla campagna elettorale – Con due arresti per mafia a pochi giorni dal voto, dunque, la campagna elettorale a Palermo diventa definitivamente rovente. D’altra parte tutto il clima legato alle elezioni è stato pesantemente condizionato dall’ombra di Cosa nostra. Da settimane, infatti, tengono banco le polemiche legate al ruolo giocato da Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri. L’ex governatore, che ha scontato una pena per favoreggiamento a Cosa nostra, ha formato una lista – si chiama Nuova Democrazia cristiana – a sostegno di Lagalla, che in passato assessore regionale nella sua giunta. Ex rettore di Palermo, all’inizio Lagalla era solo uno dei cinque candidati del centrodestra alle elezioni palermitane. Uno dei primi a esporsi a favore del suo nome era stato Dell’Utri, che ha scontato una condanna per concorso esterno: dopo l’endorsement dello storico braccio destro di Silvio Berlusconi, ecco che il centrodestra si è compattato su Lagalla.

Gli attacchi al candidato di centrosinistra – Solo stamattina, tra l’altro, proprio Lagalla aveva attaccato l’avversario di centrosinistra, Franco Miceli, per la notizia del quotidiano La Stampa: nelle sue liste ospita anche Nicola Piraino, candidato alla sesta circoscrizione, e figlio di Biagio Piraino, finito in carcere con l’accusa di favoreggiamento alla mafia. “Stiamo parlando di un caporal maggiore, di un militare dalla carriera limpida costellata da encomi, che ha rinnegato suo padre, scelta per la quale ci vuole anche un certo coraggio e che merita la stima di tutti noi, come altri hanno dovuto fare nella storia della nostra Sicilia”, ha replicato Miceli.