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Ucraina, Massolo: “L’espulsione dalla Russia dei nostri diplomatici non deve preoccupare. Putin ha risposto in ritardo a quelle di aprile”

L'ANALISI - Il fatto che i funzionari cacciati da Mosca siano cittadini dei Paesi che spingono per il dialogo con Mosca non deve essere letto come una manovra all'insegna dell'isolamento da parte del presidente russo, spiega il diplomatico. Che vede la possibilità di un tavolo negoziale ancora lontana: "Sia Russia che Ucraina pensano di avere ancora qualcosa da guadagnare"

Una risposta, seppur dura e ritardata, alle espulsioni di aprile e non un ulteriore passo verso l’isolamento da parte della Federazione russa. L’ex direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), l’ambasciatore Giampiero Massolo, ritiene che la decisione della Russia di espellere 24 diplomatici italiani, 34 francesi e 27 spagnoli proprio mentre questi Paesi si stanno facendo portavoce dell’ala dialogante del blocco Nato-Ue non debba essere considerata preoccupante o l’ultima mossa verso un isolamento che avrebbe potuto precedere un vero scontro tra Russia e Occidente. “Non direi, la considero una prassi dato che ci sono già state nei mesi passati delle espulsioni a parti invertite – spiega l’ex diplomatico a Ilfattoquotidiano.it – Certo, le tempistiche sono un po’ ritardate e le dimensioni del provvedimento considerevoli, dato che l’Italia, ad esempio, non vanta una presenza diplomatica così massiccia come la Russia nel nostro Paese”.

La gravità del gesto viene evidenziata soprattutto dalla situazione attuale di scontro aperto, con un conflitto in pieno svolgimento. E proprio riguardo alla guerra in corso, mentre ordinava l’espulsione dei diplomatici europei, la Russia ammetteva per la prima volta in maniera chiara le difficoltà sul campo. “Nonostante le attuali difficoltà”, la Russia continuerà la sua “operazione militare speciale” fino al suo compimento, “e i suoi obiettivi, compresa la demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina e la difesa delle repubbliche di Donetsk e Luhansk, saranno completamente raggiunti”, ha dichiarato il vicecapo del Consiglio per la sicurezza nazionale di Mosca, Rashid Nuurgaliyev. Parole che, continua Massolo, “riconoscono una realtà che costringe Mosca a un ridimensionamento dei propri obiettivi iniziali. L’Occidente si è speso per cercare di arginare l’avanzata russa e sembra esserci riuscito, anche se a mio parere siamo ancora nel campo dei tatticismi“.

È ancora lontana, quindi, una soluzione del conflitto, che sia essa politico-diplomatica o militare. Sia perché, al momento, il dialogo tra le parti è praticamente inesistente, sia perché anche sul campo nessuna delle due forze sta prevalendo nettamente sull’altra: “Questa guerra si combatte su due piani – prosegue l’ex capo del Dis – Un piano strettamente territoriale, quello che viene raccontato ogni giorno, e un piano legato alle prospettive future. Per quanto riguarda il secondo, è in gioco il futuro ordine di sicurezza in Europa, lo vediamo con Svezia e Finlandia che chiedono di entrare nella Nato e con il tentativo russo di impedire l’accesso al mare all’Ucraina. Sono tutti elementi che riguardano il ‘dopo’ e le potenze in gioco si stanno già riposizionando. Perché tutte sanno che una collaborazione come quella che esisteva prima del 24 febbraio non sarà più possibile”.

Un gioco di strategia che, al momento, non contempla però l’apertura di un tavolo negoziale: “Salvo sorprese – conclude Massolo -, siamo ancora lontani. Putin vuole ancora consolidare le proprie conquiste e Zelensky ritiene di avere ancora molto da difendere, tanto da parlare di controffensiva. Ma si deve comunque insistere con i buoni uffici diplomatici. Un conto sono le sanzioni e l’invio di armi, un altro i rapporti tra gli apparati. Questo deve avvenire anche tra alleati, come l’Ucraina, per avere ben chiaro in mente cosa accadrà dopo la fine delle ostilità”.