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Ungheria, la nuova presidente condanna la Russia: “No a una nuova Unione Sovietica”. E apre all’Ue: “Pronti a fare sacrifici”

Dichiarazioni che assumono ancora più valore perché arrivano pochi giorni dopo la "linea rossa" indicata da Orban che ha dichiarato di mettere il veto sulle sanzioni europee al petrolio russo, anche se anche Katalin Novak ha precisato che i sacrifici "degli ungheresi non devono risultare maggiore di quelli dei russi"

È una frenata a sorpresa, inaspettata quella dell’Ungheria sui rapporti con la Russia e sulla linea da tenere in Unione europea. E arriva per bocca della nuova presidente Katalin Novak, anche lei membro del partito di maggioranza Fidesz del premier Viktor Orban, che nel discorso di insediamento a Budapest, parlando nella piazza del Parlamento, non ha fatto sconti a Vladimir Putin: “L’Ungheria condanna l’aggressione della Russia contro un Paese sovrano, l’Ucraina“. Ma soprattutto ha assicurato che il Paese “è pronto a fare sacrifici per la pace e non vuole ostacolare gli alleati”, precisando però che “non consente decisioni che significhino un sacrificio degli ungheresi che risulti maggiore di quello dei russi”.

Sono parole comunque importanti che tracciano un confine che nemmeno Budapest vuole oltrepassare rischiando di mettere a rischio la propria posizione a Bruxelles, dopo i numerosi scontri ancora non risolti sullo Stato di diritto. Dichiarazioni che assumono ancora più valore perché arrivano pochi giorni dopo la “linea rossa” indicata da Orban che ha dichiarato di mettere il veto sulle sanzioni europee al petrolio russo, vista la forte dipendenza del Paese dal greggio di Mosca. Una posizione che aveva scatenato reazioni dure all’interno dei palazzi Ue, con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il capo di Stato francese Emmanuel Macron che si erano mobilitati in prima persona per cercare di convincere il primo ministro a tornare sulla sua decisione, e anche all’interno del gruppo di Visegrad, con Repubblica Ceca e Polonia che avevano deciso di disertare l’ultimo vertice dei V4 accusando proprio il governo di legami troppo stretti con il Cremlino. E il primo viaggio ufficiale di Novak sarà proprio a Varsavia, dove, ha detto, “spero di trovare amici e alleati”.

Oggi la posizione ungherese sembra cambiare. Almeno in parte. Quel “sacrificio degli ungheresi che risulti maggiore di quello dei russi” potrebbe essere riferito proprio alle sanzioni sul petrolio, ma nel caso in cui gli altri Stati membri dell’Ue riuscissero a garantire i rifornimenti al Paese dell’Est è possibile a questo punto che si possa raggiungere l’unanimità in Consiglio Ue sull’embargo. Anche perché la presidente Novak nel suo discorso ha chiarito che “l’Ungheria dice ‘mai’ ad ogni aspirazione di ricreare l’Unione Sovietica. Gli ungheresi vogliono la pace, vogliono la punizione per ogni crimine di guerra. L’Ungheria non è neutrale, sta dalla parte delle vittime innocenti e della verità. Come membro dell’Unione europea e della Nato accettiamo ogni responsabilità e dovere. L’Ungheria appoggia l’adesione dell’Ucraina alla comunità europea”. Parole decise che spostano il baricentro di Budapest più a ovest rispetto a quanto non fosse solo pochi giorni fa.