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Svelato il segreto dei violini Stradivari: “Persino bendati i liutai lo scelgono”. Il nuovo studio del Cnr

Vediamo il dettaglio di questa ultima ricerca che ha messo insieme l’Istituto di nanoscienze del Cnr, la Scuola internazionale di liuteria “A. Stradivari” di Cremona, il Politecnico di Milano, il Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova. 

“Mi chiedo se uno Stradivari provi la stessa estasi del violinista, quando questi gli carpisce dal cuore una singola nota perfetta”, dice Johnny Depp nel film “Don Juan De Marco – maestro d’amore”. Un segreto, questo, che nessuno potrà mai svelare. Fa parte del rapporto d’amore fra strumento e musicista. Cosa invece può essere svelato del famoso violino suonato dai più grandi artisti del passato e del presente? Il motivo della sua unicità. La caratteristica che lo rende speciale: il suo, tutto particolare, equilibrio di timbro. A mettere a fuoco questa caratteristica unica è stata una squadra multidisciplinare coordinata dal Cnr, che ha condotto un esperimento in cui sono stati coinvolti 70 liutai per valutare le qualità sonore di quattro violini, tra cui lo Stradivari.

I risultati? Pubblicati sul The Journal of the Acoustical Society of America, dimostrano con prove schiaccianti che è proprio lui, lo Stradivari, il preferito. Perché? Questione di equilibri nelle proprietà del timbro. Persino bendati i liutai lo scelgono. Ma vediamo il dettaglio di questa ultima ricerca che ha messo insieme l’Istituto di nanoscienze del Cnr, la Scuola internazionale di liuteria “A. Stradivari” di Cremona, il Politecnico di Milano, il Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova.

Immaginate quattro personaggi principali. Due violini moderni, uno di fabbrica e uno Stradivari. E ben 70 liutai cremonesi pronti ad analizzarne e valutarne il timbro sonoro. Basandosi solamente sull’ascolto di cinque note gli ascoltatori hanno mostrato senza esitazione la spiccata preferenza per lo Stradivari. Qual è la firma che ne distingue il suono rispetto agli altri?. “Grazie a un’analisi approfondita delle descrizioni fornite dagli ascoltatori e a misure vibro-acustiche effettuate sugli strumenti – rivela Carlo Andrea Rozzi di Cnr-Nano, primo autore dello studio – siamo stati in grado di descrivere il suono preferito come quello che ha un particolare bilanciamento di ‘apertura’, ‘chiarezza’ e ‘nasalità’”.

“Si tratta di un esperimento di ascolto in doppio cieco, ovvero condotto senza che gli ascoltatori e noi sperimentatori sapessimo quale violino stesse suonando al momento dell’ascolto”, spiega Massimo Grassi di UniPadova. E aggiunge: “Abbiamo usato uno stimolo sonoro molto semplice, la scala musicale, in modo che i giudizi fossero guidati solo dal timbro del violino e non da altri fattori come la ‘simpatia/antipatia’ per un particolare brano suonato”. Lo Stradivari è un’eccellenza nell’artigianato, un modello per i liutai e un miraggio per collezionisti e musicisti. Gli apprendisti, nelle botteghe di liutai italiane, arrivano dal Giappone, dalla Francia, dalla Germania e da tante parti del mondo per apprenderne l’arte della costruzione, i segreti della manualità che si tramandano da generazioni.

Ma c’è un’altra precedente ricerca, della Texas A&M University sulla particolarità dello Stradivari. E’ stata sottoposta a risonanza magnetica la segatura proveniente dalla cassa armonica di due violini Stradivari in restauro, e si è scoperto che il materiale è impregnato di un particolare composto chimico, all’epoca largamente utilizzato nei depositi di legname lombardi per conservare al meglio tavole e tronchi. Secondo l’università americana sarebbe proprio questa sostanza a donare agli strumenti di Stradivari la sua inconfondibile sonorità.

“Una mattina mi sono svegliato con accanto un violino. Lo ricordo enorme, al centro di quel letto matrimoniale in ferro battuto. Cominciai a sfregare l’archetto d’istinto”. Non sappiamo se Salvatore Accardo, quando scopre a tre anni la passione per la musica, si riferisca allo Stradivari o al Guarneri del Gesù. Li possiede entrambi, ma di Stradivari ne ha due. Nato a Cremona, molto probabilmente tra il 1643 e il 1649, Antonio Stradivari ha creato qualcosa di immortale. Nel 1690 gli strumenti del liutaio cremonese cominciano a essere notati per la loro originalità e suono. Secondo le stime, nella sua vita ha costruito 1116 strumenti, di cui ben 690 erano violini.