Mafie

Mafia, l’ex deputato regionale Pippo Nicotra condannato in appello per concorso esterno

Il politico e imprenditore originario di Aci Catena ha ricevuto 4 anni e 8 mesi di pena ed è invece assolto dal reato di tentata estorsione, in una vicenda legata alla gestione di una ditta edile di cui è socia la moglie. I giudici hanno confermato la tesi riguardante il rapporto che avrebbe unito per almeno vent'anni il politico alla locale cosca mafiosa legata a sua volta alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano

Da quasi sette anni e mezzo a 4 anni e 8 mesi. Riduzione di pena ma conferma del principale capo d’imputazione per Pippo Nicotra. L’ex deputato regionale siciliano – nell’isola non c’è il Consiglio ma l’Ars – è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. La seconda sezione della Corte d’appello di Catania si è pronunciata nel processo di secondo grado denominato Aquilia. Il politico e imprenditore originario di Aci Catena è stato invece assolto dal reato di tentata estorsione, in una vicenda legata alla gestione di una ditta edile di cui è socia la moglie.

I giudici hanno confermato la tesi riguardante il rapporto che avrebbe unito per almeno vent’anni Nicotra alla locale cosca mafiosa legata a sua volta alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano. Un do ut des concretizzatosi – secondo i giudici – sotto forma di protezione da parte del clan in cambio di posti di lavoro e periodiche prebende. Il 65enne, dal canto suo, si è sempre difeso sostenendo di essere stato vittima del racket da metà Anni settanta. Una ricostruzione che non è stata condivisa dai magistrati e neanche dalla corte giudicante.

Ad accusare Nicotra sono stati diversi collaboratori di giustizia, tra cui l’ex reggente del clan Mario Vinciguerra e il più titolato Santo La Causa, killer dei Santapaola che in passato ha avuto in mano le redini della famiglia mafiosa nel Catanese. Proprio La Causa raccontò agli inquirenti di avere incontrato Nicotra vicino a uno dei supermercati di proprietà del politico-imprenditore. Un faccia a faccia utile a La Causa, che da latitante si presentò travestito da benzinaio, per chiedere il pagamento del pizzo su alcuni capannoni industriali e il cambio di destinazione d’uso di alcuni terreni su cui il mafioso voleva costruire. Favore, quest’ultimo, che Nicotra avrebbe dovuto fare in quanto sindaco di Aci Catena. Il diretto interessato si è difeso davanti ai giudici sostenendo di non avere mai soddisfatto le aspettative del boss.

Sin dagli albori la storia politica di Nicotra, che ha seguito di presenza tutte le udienze e che si è lasciato a un piccolo gesto di soddisfazione alla luce della parziale assoluzione, si è sviluppata a distanza non di sicurezza dalla criminalità organizzata. Nel 1993, il ministero dell’Interno sciolse l’amministrazione comunale di Aci Catena da lui guidata, dopo un più che equivoco incontro con il capomafia Sebastiano Sciuto. Per il questore, l’allora primo cittadino aveva scelto di mostrare la propria vicinanza al boss, dopo l’uccisione del cognato e nonostante i funerali pubblici fossero stati vietati.

Con il passare degli anni, Nicotra è stato in più di un caso indiziato sia di concorso esterno che di favoreggiamento a Cosa nostra, non venendo però mai condannato. Fino all’attuale processo, scaturito dal blitz che portò al suo arresto nell’ottobre 2018. L’ex deputato – piccolo globe trotter della politica regionale, con esperienze sia nel Pdl che nel Pd – era accusato anche di avere ricevuto il sostegno dei Santapaola in occasione di diverse tornate elettorali da metà Anni duemila in poi. I capi d’imputazione relativi al voto di scambio, tuttavia, sono caduti nel corso del processo di primo grado, in parte per insufficienza di prove e in parte per l’intervento della prescrizione.