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Spagna, i Popolari e la lunga scia degli scandali per corruzione: terza condanna in 15 anni. A un ex sindaco quasi 37 anni di carcere

Il partito dovrà pagare oltre 204mila euro per decisione dell'Audiencia Nacional al termine dell'ennesimo processo legato al cosiddetto "caso Gurtel". Il leader appena eletto Feijòo minimizza: "Sono fatti di 20 anni fa, non bisogna rinnegare il passato: dagli errori si impara. Ma se c'entra il Pp, dobbiamo chiedere scusa"

La lunga scia degli scandali per corruzione che ha sconvolto il Partito popolare spagnolo negli ultimi 15 anni non è ancora finita. L’ultima condanna della Audiencia Nacional – la terza nei confronti della forza politica che ha espresso il governo per 7 anni, fino al 2018 – obbliga i popolari a pagare poco più di 204mila euro. Questa volta, a sottolineare la profondità e la capillarità di certi meccanismi anomali, si tratta di una questione che riguarda il Comune di Boadilla del Monte, cittadina di circa 50mila abitanti nella Comunità autonoma di Madrid: i giudici hanno concluso che sono stati concessi appalti in cambio di tangenti per finanziare le campagne elettorali e le spese del partito. La prima condanna per il Pp arrivò nel 2018, dopo una lunga investigazione conosciuta come “Época I”, nella quale il tribunale riconobbe l’implicazione del partito nel sistema corrotto. La seconda risale al 2021, quando la Audiencia accertò che il Pp pagò in nero la ristrutturazione milionaria della sua sede in calle Génova, nel centro di Madrid.

La rete corrotta che fece implodere il Pp e che portò alla mozione di sfiducia contro il governo di Mariano Rajoy nel 2018, arrivò al municipio dell’area metropolitana madrilena grazie alle relazioni tra Francisco Correa, l’imprenditore spagnolo considerato la mente di questa rete illecita, e i dirigenti del Pp. Secondo il tribunale, questa rete ha operato nel Comune dal 2001 al 2009, quando era guidato dai popolari: qui si aggiudicavano opere o contratti diretti alle aziende del Gruppo Correa in cambio del pagamento di una commissione ai funzionari pubblici. Come ricorda El País, lo stesso ex sindaco della località, Arturo González Panero, confessò durante il processo di aver manipolato con Correa i contratti pubblici per beneficiare certi costruttori che pagavano le commissioni, e per ripartirsi le tangenti. Secondo l’ex sindaco tutto ciò avveniva “secondo le indicazioni ricevute da parte della direzione regionale e nazionale del Pp”.

In tutto i condannati sono 23, accusati a vario titolo di corruzione, appropriazione indebita, riciclaggio, frode e falso in atto pubblico. Il tribunale ha riconosciuto le attenuanti alla maggior parte degli imputati perché hanno confessato o hanno risarcito i danni. Tuttavia lo sconto della pena non è stato riconosciuto all’ex sindaco González Panero, che dovrà scontare la pena più alta di 36 anni e 11 mesi di prigione. Per il tribunale infatti la sua confessione è arrivata troppo tardi e non ha contribuito “in alcun modo a riparare il danno causato”. La Audiencia Nacional condanna, tra gli altri, anche Correa, attualmente in carcere, a 13 anni e 6 mesi di prigione per corruzione, frode e traffico d’influenze, e Pablo Crespo, ex segretario di organizzazione del partito in Galizia e numero due di Correa, anche lui a 13 anni e 6 mesi. Sia Correa che Crespo sono stati condannati a oltre 13 anni di carcere al termine di un altro processo legato alle accuse di corruzione nei confronti dei Popolari e stanno scontando la pena in carcere.

Quest’ultima sentenza della Audiencia Nacional è arrivata una settimana dopo la proclamazione del nuovo leader del Pp, Alberto Núñez Feijóo. “Non mi preoccupa”, ha dichiarato con indifferenza il governatore gallego, perché “si tratta di fatti che sono successi 20 anni fa”. Per Feijóo “non bisogna rinnegare il passato” perché “dagli errori si impara”. “Se il Pp ha avuto una relazione diretta o indiretta in questa questione, dovrà assumersi la responsabilità e chiedere scusa”. Per ora il nuovo leader popolare non prevede di vendere la sede del partito, così come aveva annunciato il suo predecessore, Pablo Casado, in un gesto simbolico per rompere con il passato della formazione e i casi di corruzione che l’hanno travolto.

Il caso Gürtel – così ribattezzato per la traduzione in tedesco del cognome di Francisco Correa, l’imprenditore considerato la mente di questa rete illecita – ebbe inizio nel novembre del 2007 quando la Procura aprì un’indagine su una presunta rete di corruzione vincolata al Pp. L’inchiesta cominciò quando un ex assessore popolare di Majadahonda (Madrid), José Luis Peñas, che lavorava con Correa, consegnò alla Procura circa 18 ore di registrazioni di conversazioni con l’imprenditore. Grazie al materiale si scoprì una parte della rete illecita e, dopo mesi di indagini, la procura presentò una denuncia alla Audiencia Nacional. Il giudice Baltasar Garzón ordinò quindi i primi procedimenti, tra cui l’intercettazione di Correa. Dopo qualche mese firmò l’arresto dei principali leader della trama, tra cui l’imprenditore, che stava già preparando la sua fuga a Panama.

Da allora continuano le indagini che hanno rivelato nuovi scandali e che si sono conclusi con decine di condanne e sanzioni. Fra questi, la conferma dell’esistenza della “caja B” (la cassa B), una contabilità parallela del partito, svelata da El País nel 2013, e utilizzata per pagamenti illeciti alla dirigenza del Pp e donazioni da parte di decine di grandi costruttori, tra il 1990 e il 2009. Secondo i calcoli del País, sono 81 le persone condannate nel caso Gürtel e 600 gli anni di carcere accumulati. A questi potrebbero aggiungersene altri: la Audiencia Nacional infatti dovrà avviare altri tre processi. Il primo che vede come imputato l’ex presidente della comunità valenciana Francisco Camps, accusato di prevaricazione e frode; il secondo che dovrà stabilire l’operatività della rete ad Arganda del Rey (Madrid) e che vede tra i principali imputati l’ex sindaco della località, Ginés López e il costruttore Fernando Martín, ex presidente del Real Madrid; e infine il processo che vedrà imputata una ventina di persone e imprese presunte responsabili di aver creato una struttura societaria per riciclare denaro e occultarlo al fisco.

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Nell’immagine in alto – L’allora premier Mariano Rajoy sul banco dei testimoni nel 2017, chiamato a deporre in uno dei processi per corruzione in cui è rimasto coinvolto il Partito popolare