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Turchia: “Porte aperte ai miliardi dei russi in fuga dalle sanzioni”. Porti e aeroporti del paese si riempiono di superyacht e jet privati

Il paese è alle prese con un'inflazione galoppante e una forte svalutazione della valuta locale, la lira. Afflussi di capitali esteri sarebbero una boccata d'ossigeno per le esangui casse della banca centrale. Come riportato dall'agenzia Reuters la scorsa settimana Eclipse, il secondo superyacht del miliardario russo Roman Abramovich lungo 162 metri, è attraccato in una località, ritenendosi in questi lidi al sicuro da sequestri

Niente sanzioni contro Mosca, conferma dell’acquisto dei sistemi di difesa missilistica S-400 russi, ripresa dei collegamenti aerei tra i due paesi, porte aperte ai miliardari russi bersagliati dalle sanzioni occidentali. La Turchia, paese Nato, si esibisce in un delicato gioco di equilibrismo tra Casa Bianca, Bruxelles e Cremlino. Dopo essersi proposto come mediatore, più ad uso di un’immagine interna un po’ appannata che son risultati concreti, il presidente Recep Tayyip Erdogan liscia il pelo a Wladimir Putin e alle élite moscovite. Come riportato dall’agenzia Reuters la scorsa settimana Eclipse, il secondo superyacht del miliardario russo Roman Abramovich lungo 162 metri, è attraccato in una località, ritenendosi in questi lidi al sicuro da sequestri. La nave dispone di due eliporti, nove ponti, una piscina e difese missilistiche integrate. In acque turche, a Bodrum, si trova anche Solaris, l’altro vascello di Abramovich. Al largo delle coste turche, in località Marmaris è stato avvistato anche lo yacht Universe dell’ex primo ministro russo e vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo Dmitry Medvedev.

Negli aeroporti del paese sarebbero atterrati molti jet privati russi. Ieri Erdoğan ha invitato gli uomini di affari russi a trasferire le loro attività in Turchia per mettersi al riparo dalle sanzioni assicurando che le relazioni con il paese di origine non verranno compromesse dalla guerra in Ucraina. “La porta è aperta” ha chiarito il presidente turco. La Turchia è fortemente dipendente dal gas e dal grano che arrivano dalla Russia. Il paese è alle prese con un’inflazione galoppante e una forte svalutazione della valuta locale, la lira. Afflussi di capitali esteri sarebbero una boccata d’ossigeno per le esangui casse della banca centrale. Erdogan ha lasciato intendere che gruppi russi potrebbero acquisire o installare attività in Turchia schermandosi dietro intermediari locali. Il paese sta cercando di mantenere aperta una relazione sia con Kiev che con Mosca e sfrutta le leve negoziali di cui dispone. Per ragioni geografiche, geopolitiche ed economiche riveste un ruolo cruciale ed estremamente delicato in questa crisi. Non è un caso che nessun paese occidentale abbia sinora preso ufficialmente e pubblicamente posizione su questa disponibilità di Ankara nei confronti della Russia.