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Guerra Russia-Ucraina, l’ultima accusa di Mosca: “Il figlio di Biden coinvolto nel finanziamento dei laboratori di armi biologiche a Kiev”

Il portavoce del Cremlino Peskov: "Noi e la Cina chiederemo spiegazioni agli Stati Uniti". Le accuse russe in merito a presunte armi chimiche sviluppate in Ucraina non sono una novità nel corso del primo mese di conflitto. A metà marzo il caso del centro di Kharkiv e la fake news smontata dalla parassitologa Cornelia Silaghi

L’accusa è di quelle pesantissime. Al momento, però, non è dato sapere se si tratta di propaganda bellica russa oppure di una vicenda reale o quantomeno verosimile. I fatti: secondo Mosca il figlio del presidente americano Joe Biden è coinvolto nel finanziamento di laboratori di armi biologiche in Ucraina. È quanto sostenuto da Igor Kirillov, capo della Forza di protezione chimico e biologica, in una conferenza stampa a Mosca, rilanciata dall’agenzia stampa turca Anadolou. Kirillov – che ha parlato in rappresentanza del ministero della Difesa di Mosca – per spiegare le sue accuse ha mostrato alcuni documenti, a suo dire ucraini e americani, che sarebbero stati trovati durante le operazioni belliche in Ucraina. Secondo questi incartamenti, il fondo d’investimenti Rosemont Seneca Partners, presieduto da Hunter Biden (il figlio di Joe Biden), ha sponsorizzato un programma di sviluppo di armi biologiche in Ucraina. Nel programma, accusa Kirillov, sarebbero coinvolti il Pentagono, l’agenzia Usa per lo sviluppo internazionale, i Centri per il Controllo e la prevenzione delle malattie e addirittura la fondazione di George Soros, il miliardario americano spesso preso di mira nelle teorie complottiste. In attesa di repliche statunitensi o ucraine, il carico da novanta lo ha messo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel corso di un punto stampa in cui ha annunciato che Mosca chiederà spiegazioni sul presunto coinvolgimento di Hunter Biden nella vicenda. “Certo, chiederemo spiegazioni. E non solo noi – ha detto – Sapete che anche la Cina ha già chiesto spiegazioni e che questo programma sia reso trasparente al mondo. Naturalmente, questo sarà di interesse per molti” ha concluso Peskov, citato dai media russi. Le accuse russe in merito a presunte armi chimiche sviluppate in Ucraina non sono una novità assoluta nel corso del primo mese di conflitto. Sono settimane, infatti, che il Cremlino sostiene che sul territorio ucraino ci siano centri specializzati nella produzione e nello sviluppo di armi chimiche.

Appena una settimana fa, ad esempio, Cornelia Silaghi, parassitologa veterinaria a capo di un progetto condiviso tra il centro di ricerca tedesco Friedrich Loeffler Institute (Fli) e l’Istituto di medicina veterinaria sperimentale e clinica di Kharkiv, aveva spiegato sulla prestigiosa rivista scientifica Science come una delle accuse di Mosca fosse una assoluta fake news. La collaborazione in questione tra il Fli e l’istituto ucraino era partita nel 2020 ed era iniziata per esaminare i parassiti dei pipistrelli, per lo più sanguisughe come zecche e pulci. L’obiettivo era analizzare che tipo di batteri ospitavano i pipistrelli in Ucraina, un primo passo per identificare qualsiasi potenziale minaccia per la salute umana. “Era una ricerca epidemiologica molto semplice” ha spiegato la Silaghi. Il 10 marzo scorso, tuttavia, un funzionario del ministero della Difesa russo ha affermato che quella ricerca faceva parte di uno sforzo segreto per armi biologiche finanziato dall’Occidente. La tv di stato russa e i siti di news hanno citato il rapporto affermando che il lavoro era un “complotto ucraino”, aiutato dagli Stati Uniti, per inviare uccelli, pipistrelli e rettili colpiti da malattie oltre il confine per infettare i russi. Un’accusa peraltro rilanciata successivamente anche da Vladimir Putin in persona.

La polemica è montata ulteriormente quando l’Organizzazione mondiale della sanità ha avvertito che l’escalation degli attacchi avrebbe aumentato il rischio di fuga di agenti patogeni pericolosi sotto i bombardamenti e ha consigliato a Kiev di distruggere questi patogeni con lo scopo di prevenireeventuali fuoriuscite”. Anche in questo caso Mosca ha sostenuto di avere prove e documenti a sostegno della propria tesi. Secondo Science la realtà è diversa e una semplice collaborazione scientifica è diventata rapidamente un’arma di propaganda. Come prova, le autorità russe hanno pubblicato un’immagine sgranata dell’accordo di trasferimento del campione tra il laboratorio di Silaghi e l’istituto veterinario di Kharkiv. E poi hanno giocato sulla paura per i pipistrelli che ricordano la pandemia di Covid. L’11 marzo, però, la propaganda è evaporata. In una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite convocata dai rappresentanti russi per discutere della presunta ricerca ucraina sulla “guerra biologica”, l’ambasciatore russo Vassily Nebenzya ha affermato che i pipistrelli erano considerati portatori di potenziali agenti di armi biologiche e ha offerto l’accordo di trasferimento del campione come prova. “Non sappiamo nulla del destino di quei pericolosi biomateriali e delle conseguenze che potrebbero verificarsi una volta che si “dissipano””, ha detto Nebenzia al Consiglio di sicurezza. “Il rischio è alto che possano essere rubati per scopi terroristici o per essere venduti al mercato nero”. “Non è vero, sono nel mio congelatore” ha risposto Silaghi, che poi ha aggiunto che non ci sono agenti patogeni che potrebbero essere diffusi. “Quello che è stato detto è completamente assurdo” ha commentato la ricercatrice, che si è detta meravigliata di come il ministero della Difesa russo abbia ottenuto l’ordinario accordo di cessione. Anton Vlaschenko, un biologo con sede a Kharkiv e collaboratore del progetto, ha sospettato che uno degli account di posta elettronica del team sia stato violato dai russi.