Diritti

Guerra Russia – Ucraina, Forum disabilità: “Pazienti abbandonati negli istituti. Mancano farmaci, sedie a rotelle e accompagnatori”

La rappresentante italiana del gruppo donne dell'European disability forum a ilfattoquotidiano.it: "Per queste persone è chiara l’impossibilità a raggiungere i luoghi protetti perché sono inaccessibili. Anche i trasporti risultano inaccessibili per l’evacuazione"

In Ucraina ci sono 2,7 milioni di persone con disabilità, circa 260mila delle quali con disabilità intellettive, “che come sempre accade negli scenari di guerra, stanno vivendo una situazione di enorme vulnerabilità”, rilevano le organizzazioni aderenti al Forum europeo sulle disabilità. Per le quali “le persone, poi, che vivono in strutture istituzionali, già tagliate fuori dalle loro comunità, sono moltissime e rischiano di essere del tutto abbandonate e dimenticate“. Tra queste ci sono “quasi 100mila bambini e bambine” che sono “segregati dalla società, e un grandissimo numero di adulti con disabilità sono permanentemente istituzionalizzati”. Il 10 marzo si è tenuta la prima conferenza stampa internazionale proprio per accendere un faro sulla situazione delle persone disabili nell’ambito di questo conflitto armato. L’evento è stato organizzato e promosso appunto dal Forum Europeo sulla Disabilità (EDF) , con l’Associazione Europea dei Fornitori di Servizi per le Persone con Disabilità (EASPD) e Inclusion Europe. Ilfattoquotidiano.it ne ha parlato con Luisella Bosisio Fazzi, unica rappresentante italiana del Gruppo Donne dell’EDF che da decenni lavora per tutelare i diritti delle persone con disabilità.

Che tipo di informazioni sui numeri delle persone disabili presenti in Ucraina avete a disposizione grazie alle associazioni locali?
Come EDF, confermiamo i numeri citati in occasione della conferenza stampa internazionale e confermiamo il fatto che queste persone in maggioranza vivono all’interno di istituti. Temiamo però che il numero sia più alto a causa della inaccuratezza delle statistiche. L’alto tasso di istituzionalizzazione dell’Ucraina, come in tutti i paesi dell’Est Europa ed dell’ex area sovietica è in realtà alimentato da una grave mancanza di servizi territoriali, la mancanza di sostegno alle famiglie e lo stigma contro le persone con disabilità.

Quali sono stati i temi principali toccati durante la conferenza del 10 marzo?
La Conferenza stampa è stata organizzata dall’EDF per chiedere la garanzia di protezione e la sicurezza di tutte le persone con disabilità con particolare attenzione per coloro che sono più a rischio, quali le donne, i bambini, le persone cieche e sordocieche, quelle con disabilità psicosociali e intellettive e quelle non autosufficienti con elevati bisogni di sostegno. Inoltre che le procedure di evacuazione, di accoglienza e supporto siano a loro accessibili.

Quali sono le criticità maggiori riscontrate?
Ad oggi gli interventi sono forniti dalle associazioni di persone con disabilità locali, non dal governo e dalle organizzazioni umanitarie. Per queste persone è chiara l’impossibilità a raggiungere i luoghi protetti perché sono inaccessibili. Anche i trasporti risultano inaccessibili per l’evacuazione. Ci arrivano notizie di abbandono dei pazienti negli istituti, oltre alla mancanza di farmaci specifici, assenza di sedie a rotelle per gli spostamenti e mancanza di accompagnatori per le persone cieche, sorde, sordocieche o con disabilità intellettiva.

La situazione cambia a seconda se queste persone si trovano in una zona sotto bombardamento russo o ci sono criticità evidenziate un po’ ovunque a prescindere dai raid militari?
Attualmente non è possibile saperlo. Sappiamo che la condizione delle persone con disabilità è grave in tutto il Paese. Chi vive nelle proprie case non può raggiungere i rifugi perché sono inaccessibili ad esempio alle carrozzine. I familiari, non potendo abbandonare questi soggetti fragili, vivono la stessa condizione e restano al loro fianco.

Cosa occorre a questi soggetti fragili?
Mancano alimenti, presidi sanitari quali siringhe, cateteri, pannoloni, ecc.. Coloro che vivono negli istituti e non possono essere trasportati, restano intrappolati ed irraggiungibili, spesso abbandonati a loro stessi. Già prima della crisi, la situazione degli istituti era la grande emergenza di violazione dei diritti umani, con diverse segnalazioni di violenze e abusi ai danni dei pazienti istituzionalizzati, in particolare con deficit cognitivi, gravi disturbi del comportamento, disabilità intellettive. Sul fronte opposto, in Bielorussa tramite arresti arbitrari, è impedito agli attivisti di alzare la voce in difesa dei diritti delle persone con disabilità.

Siete a conoscenza di attacchi militari che hanno colpito anche centri diurni o residenze dedicate a persone con disabilità sul territorio ucraino?
Non ne siamo a conoscenza ma senz’altro è accaduto. La grande massa di rifugiati che preme per uscire dal Paese sta a significare che gli attacchi militari sono pesanti. In Polonia, riferisce il nostro rappresentante all’interno dell’EDF, sono entrati 1.500.000 rifugiati. Le persone con disabilità dovrebbero essere circa 150.000, il 10% se usiamo la percentuale dell’OMS. Lo stesso ha riferito che sono stati evacuati solo gli orfanotrofi. Ricordo che la parola “residenze dedicate a persone con disabilità” è un eufemismo. Si tratta di istituti segreganti, quasi sempre sovraffollati. Sono talvolta dei veri e propri manicomi dove la persona con malattia mentale viene rinchiusa senza alcun trattamento medico e dove vengono inserite le persone con disabilità intellettiva, spesso maltrattate.

Le associazioni di persone con disabilità al momento di che cosa hanno più bisogno?
Chiedono denaro per organizzare direttamente sul territorio ucraino e nei paesi confinanti alloggi accessibili, trasporti accessibili per attraversare il confine, attrezzature (sedie a rotelle, stampelle, letti di riabilitazione), forniture mediche (cateteri, pannoloni igienici), farmaci, cibo, acqua, assistenza e supporto psicologico, traduttori dal polacco a/da ucraino/russo.