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Guerra Russia-Ucraina, scambio d’accuse tra Mosca e Usa-Gb sulle armi chimiche: come in Iraq e Siria, ora si teme il casus belli

La ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, e successivamente il primo ministro Boris Johnson hanno ipotizzato un attacco chimico o batteriologico da parte di Vladimir Putin. Il ministro degli esteri russo, Serghej Lavrov, ha risposto dicendo che il Pentagono ha utilizzato negli anni scorsi il territorio ucraino per sviluppare agenti patogeni. Scontro all'Onu durante la riunione del Consiglio di Sicurezza chiesta da Mosca

Nel 2003 furono al centro della fake news fabbricata da Stati Uniti e Gran Bretagna che portò all’invasione dell’Iraq di Saddam Hussein, nel 2013 provocarono il superamento della ‘linea rossa’ tracciata da Obama che, in Siria, decise di non intervenire militarmente solo grazie al tavolo negoziale che si aprì poco dopo. Oggi, le armi chimiche tornano a minacciare la sicurezza internazionale e rischiano di diventare di nuovo il casus belli di una guerra che, questa volta, coinvolgerebbe le principali potenze militari mondiali: Russia e blocco Nato.

A puntare il dito questa volta contro Mosca sono stati, di nuovo, Washington e Londra. La ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, e successivamente il primo ministro Boris Johnson hanno confermato la posizione diplomatica spregiudicata del Regno nei confronti del Cremlino, illustrando in un’intervista a Sky News un possibile scenario di attacco chimico o batteriologico da parte di Vladimir Putin: “Cominciano col dire che armi chimiche sono state immagazzinate dai loro nemici o dagli americani. E quindi quando sono loro ad usarle, come temo che possano fare, hanno in serbo una sorta di maskirovka, una storia falsa”, ha detto il capo del governo. Gli ha risposto a stretto giro il ministro degli esteri russo, Serghej Lavrov, secondo cui il Pentagono ha utilizzato negli anni scorsi il territorio ucraino per sviluppare agenti patogeni che potrebbero essere utilizzati per creare armi biologiche.

Una tesi sostenuta anche in sede Onu, nella riunione del Consiglio di Sicurezza chiesta proprio da Mosca. L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite ha infatti sostenuto che le forze russe hanno trovato in Ucraina prove della presenza di armi chimiche. Vasily Nebenzya ha parlato di una rete di “almeno 30” laboratori di ricerca biologica volti a rafforzare diverse “malattie letali”. L’inviato di Mosca ha anche sostenuto che nei laboratori vengono condotti “esperimenti biologici molto pericolosi” in coordinamento con gli Stati Uniti. La presenza di laboratori, peraltro, non è mai stata smentita dagli Usa che hanno sempre sostenuto, al contrario, il loro utilizzo lecito all’interno di una collaborazione nata già nel 2005 e mai nascosta, proprio al fine di ridurre il rischio. Né l’ambasciatore russo ha fornito alcuna prova a dimostrazione delle sue affermazioni durante la riunione. Tanto che sia la Gran Bretagna che gli Stati Uniti hanno ribaltato le accuse contro la stessa Russia. La Russia, ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, “vuole usare questo forum per legittimare” Vladimir Putin. Thomas-Greenfield ha espresso preoccupazione per il fatto che la Russia potrebbe pianificare l’uso di armi chimiche e biochimiche in Ucraina. Le accuse della Russia potrebbe essere un pretesto per un attacco, ha aggiunto accusando la Russia di inventare una “realtà parallela”. Più dura ancora la replica britannica. “Non c’è uno straccio di prova” di un programma di armi biologiche in Ucraina, ha detto l’ambasciatrice britannica all’Onu, Barbara Woodward, durante la riunione. “Non siamo qui per sentire la propaganda russa”.

A lanciare accuse verso Mosca era stata nei giorni scorsi la Cia. L’intelligence americana ha sostenuto di valutare “seriamente” la possibilità che la Russia ricorra alle armi chimiche nel conflitto in Ucraina, aveva dichiarato il direttore dell’agenzia, William Burns, nel corso di un’audizione davanti alla commissione Intelligence del Senato Usa. Il ricorso alle armi chimiche, ha aggiunto, potrebbe essere giustificato da Mosca attraverso un’operazione orchestrata. “Questa è una cosa che, come tutti voi sapete bene, fa parte del comportamento della Russia. Hanno usato queste armi contro i loro stessi cittadini. Ne hanno almeno incoraggiato l’uso in Siria e altrove. Quindi, è una cosa che prendiamo molto sul serio”.

In nottata, poi, era arrivata anche la risposta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha respinto le accuse di Mosca: “Sono il presidente di un Paese degno, di una nazione degna. E padre di due bambini. E nella mia terra non sono state sviluppate armi chimiche o altre armi di distruzione di massa”, ha affermato aggiungendo poi che le accuse di Mosca “mi preoccupano molto perché se vuoi conoscere i piani della Russia guarda di cosa la Russia accusa gli altri”.