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Fuga da Mosca, da Lvmh a Zara il lusso e la moda chiudono bottega in Russia ma il Paese di Putin vale il 2-3% del mercato mondiale

Chiudono i rapporti anche PayPal e Adobe. La software house: "Mentre assistiamo allo svolgersi di questa tragedia, riteniamo di avere la responsabilità di garantire che i nostri prodotti e servizi non vengano utilizzati a sostegno di questa guerra illegale"

Il lusso mondiale abbandona la Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Una scelta che avrà un impatto sui conti del settore: secondo gli analisti di Bain&Company i consumatori russi pesano oggi sul mercato mondiale dei beni di lusso per circa il 2-3%, con un’incidenza simile anche sul segmento dei beni di lusso personali (accessori, abbigliamento, hardluxury e beauty).

Tra chi ha deciso di abbassare la saracinesca delle sue boutique russe spiccano Lvmh (Louis Vuitton, Fendi e Dior) colosso francese da 64,2 miliardi di euro di fatturato, guidato da Bernard Arnault e Kering, il gruppo di proprietà di François Pinault che ha rilevato Gucci, Bottega Veneta e Balenciaga. Serrata dei propri negozi in territorio russo anche per il gruppo svizzero Richemont (Baume & Mercier, Buccellati, Azzedine Alaïa,Van Cleef & Arpels ma anche Cartier ed Hermès e Chanel). Anche Prada, a cui fanno capo anche i marchi Miu Miu, Church’s e Car shoe. Una decisione che segue quella di Nike e Asos, che hanno sospeso l’export verso la Russia e fermato le vendite online, così come i marchi di lago consumo come H&M e il gruppo Inditex (che ha nel portafoglio Zara, Bershka, Pull&Bear) che ha “sospeso tutte le attività in Russia” dei suoi 502 negozi, oltre all’e-commerce.

La stretta era stata annunciata e fortemente voluta dalle riviste Vogue Ukraine e L’Officiel Ukraine che avevano invitato i grandi nomi della moda e del lusso a cessare immediatamente ogni sorta di cooperazione con la Russia. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia rischia di avere ripercussioni anche per l’export italiano. Stando a quanto spiegato all’Adnkronos Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana, l’export verso la Russia dell’intero comparto produttivo moda nel 2021 ammontava a 1,4 miliardi, di cui circa la metà abbigliamento, il resto accessori. A questi andrebbero aggiunti circa 250/300 milioni di acquisti di turisti russi effettuati nei retail italiani. “Il mercato russo rappresenta in tempi normali per la moda italiana circa il 2% delle esportazioni”, sottolinea Capasa.

Fuori dal settore, poi, hanno sospeso gli affari con la Russia anche PayPal, Revolut e Adobe. Il colosso del pagamenti ha ufficialmente lasciato Mosca dopo che nei giorni scorsi aveva bloccato la creazione di nuovi account nel Paese. Da sabato 5 marzo, quindi, non è più possibile effettuare o ricevere pagamenti dalla Russia attraverso il suo sistema di scambio di denaro. La banca online Revolut ha optato per la stessa linea: l’app non permette più ai suoi clienti alcuna operazione bancaria, come i trasferimenti di denaro, con la Russia e con la Bielorussia. Nei giorni scorsi Revolut aveva avviato anche una campagna di donazione per la popolazione Ucraina. Infine la software house dei pdf Adobe ha fatto sottolineato in una nota che “Mentre assistiamo allo svolgersi di questa tragedia, riteniamo di avere la responsabilità di garantire che i nostri prodotti e servizi non vengano utilizzati a sostegno di questa guerra illegale”.