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Guerra Russia-Ucraina, viaggio verso (e dentro) Kiev sotto assedio tra il treno-bersaglio al buio e il centro svuotato: “Resisteremo fino alla fine”

REPORTAGE - Il treno dal Donbass ha viaggiato al buio nell'ultimo tratto, per evitare di diventare un possibile bersaglio: servivano le torce per muoversi all'interno. Il centro della capitale è deserto, sono chiusi anche quasi tutti gli alberghi. Nei pochi aperti la prima indicazione fornita è sul luogo in cui si trovano i rifugi anti-aereo. In strada le persone che si incontrano hanno poca voglia di parlare: "L'Ucraina combatterà"

La mattinata, a Kiev, è trascorsa fra allarmi aerei e bombardamenti a ridosso del centro ma la città resiste. Quella che, nelle prime ore di guerra, sembrava una cavalcata trionfale delle armate di Mosca si sta invece trasformando in un conflitto più ostico, meno scontato e prevedibile. Se l’aviazione ucraina ha subito danni ingentissimi ed è in buona parte fuori uso, sul terreno invece la situazione è più incerta. I russi sarebbero arrivati a una quindicina di chilometri dal centro e furiose battaglie sono in corso nella zona dello zoo, che fino a poche settimane fa pullulava di famiglie felici e di bambini gioiosi mentre oggi è una trincea.

Alla guerra Kiev non ci credeva o provava a non pensarci fino all’inizio di questo mese: i locali erano strapieni, il centro come sempre era brulicante di giovani con tanta voglia di divertirsi. Questa era l’Ucraina fino a pochi giorni fa. Oggi invece la Capitale è uno spettro: saracinesche abbassate ovunque, banche, uffici, ristoranti e persino hotel sbarrati, strade deserte, abitanti asserragliati nelle proprie abitazioni o nei rifugi sotterranei. La metropolitana era in funzione fino a venerdì sera ma stamattina il sindaco Vitalij Klitscko, l’ex campione di pugilato, ha deciso lo stop a tutte le linee mantenendo però aperte le stazioni per chi volesse riparare durante i bombardamenti.

Il treno con cui siamo arrivati venerdì sera dal Donbass ha viaggiato al buio nell’ultimo tratto, per evitare di diventare un possibile bersaglio: servivano le torce per muoversi all’interno. L’hotel è privo di riscaldamento: “I nostri tecnici sono al fronte e non possono intervenire”, spiegano dalla reception. Si dorme con i giubbotti ma questo francamente è l’ultimo dei problemi. La prima indicazione che viene fornita, entrando in albergo, non è il prezzo, il numero di camera o l’orario della colazione ma il posizionamento degli “shelters”, i rifugi di cui quasi tutti gli alberghi di epoca sovietica sono fortunatamente provvisti.

Sulla strada quelle poche persone che incontriamo sono tutte di corsa e c’è poca voglia di parlare. Solo un ragazzo si ferma e convintamente sostiene che “l’Ucraina resisterà e combatteremo fino alla fine”. È lo stesso messaggio che, in Donbass, a pochi metri dai separatisti, ci aveva fornito l’ufficiale di guardia nell’ultimo avamposto prima dei russi: “Se Kiev dovesse cadere noi qui non ci arrenderemo. Lottiamo contro il nuovo Hitler e daremo la vita per salvare il nostro Paese e difendere i confini europei”.

Nel frattempo la Capitale conta i danni delle bombe di questa notte e si indigna per il missile che ha colpito un palazzo residenziale. Mosca smentisce e non potrebbe essere altrimenti ma i video parlano chiaro. Fra i 200 morti ufficiali dall’inizio del conflitto – secondo i dati forniti dal governo di Kiev – ci sarebbero anche tre bambini, a conferma, per l’ennesima volta, che le armi intelligenti non esistono. Le prossime ventiquattr’ore potrebbero essere decisive per le sorti della città e dell’intera Ucraina: se i russi dovessero sfondare ed arrivare nel centro i combattimenti potrebbero estendersi casa per casa trasformando la capitale in una trincea. Se invece l’esercito di Kiev resisterà, si prospetta un conflitto lungo ed incerto. In entrambi i casi sarà una tragedia. E mentre voci da verificare parlano di cecchini già appostati sui tetti attorno a Maidan, l’atmosfera nella Capitale si fa sempre più tetra. Il cielo sereno e la temperatura inusuale per questo periodo sembrano quasi uno scherzo del destino.