Scienza

Covid, il 35% dei pazienti in età pediatrica è obeso. “Nella popolazione infantile aumentato l’indice di massa corporeo”

Il professor Giovanni Spera, endocrinologo, presidente della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca): "Tutto ciò in coincidenza con quanto riferisce la rivista scientifica Jama, che durante la pandemia è ulteriormente incrementato il già gravemente elevato Indice di massa corporea (indicatore di obesità) della popolazione infantile”

Nell’ultimo report del Center of Disease Control and Prevention (Cdc) che riporta i dati raccolti dal Covid-Net, rete di sorveglianza ospedaliera tra gli Stati Usa, risalta un dato finora imprevedibile, ma da tenere in considerazione. Per gli adulti viene confermato che le patologie sottostanti alle ospedalizzazioni dei soggetti affetti da malattia da Covid-19 sono, nell’ordine, ipertensione arteriosa, obesità, diabete e malattie cardiovascolari, con percentuali che vanno tra il quasi 40% delle ultime a quasi il 60% della prima. Nei pazienti in età pediatrica, in quasi 50% dei casi non è stata riscontrata alcuna patologia sottostante, mentre appare decisamente elevata (35%) la percentuale di soggetti ricoverati per le complicanze da infezione virale affetti da obesità.

“Prima della comparsa del Covid 19, la pandemia che più preoccupava l’Oms era quella della diffusione di obesità e diabete, la cosiddetta “Diabesità”, sottolinea il professor Giovanni Spera, endocrinologo, presidente della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca). “Le implicazioni croniche sulla salute e di conseguenza sul bilancio economico delle popolazioni coinvolte sono tuttora devastanti. Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato come l’obesità, specie se associata ad accumulo in eccesso di grasso viscerale, predisponga anche i soggetti adulti meno anziani all’aggravamento della malattia da Covid.19; può farlo anche di più che preesistenti patologie polmonari. Ora questo report è una conferma puntuale che anche i bambini, finora più resistenti all’infezione ed alla malattia da coronavirus, vengono drammaticamente coinvolti soprattutto se obesi, come gli adulti. Tutto ciò in coincidenza con quanto riferisce la rivista scientifica Jama, che durante la pandemia è ulteriormente incrementato il già gravemente elevato Indice di massa corporea (indicatore di obesità) della popolazione infantile”.

Quali sono i meccanismi fisiologici che predispongono un soggetto obeso all’infezione?
La malattia da Covid-19 si complica, rispetto alla semplice sindrome di tipo influenzale, nel momento in cui si attiva, insieme alla risposta immunitaria, la reazione infiammatoria. L’infiammazione, la cosiddetta flogosi sistemica che avrebbe finalità riparatorie e protettive, diventa invece paradossalmente aggressiva nei confronti dei tessuti, organi e apparati, come una sorta di inarrestabile malattia autoimmune. Logicamente trova più facile, fertile appiglio in organismi già in preda a uno stato cronico di infiammazione come è notoriamente il caso di soggetti affetti da obesità, con eccesso di grasso viscerale (che non è quello sottocutaneo), peggio se già complicata da iniziale o manifesto diabete mellito.

Le principali cause che portano i bambini a essere sovrappeso od obesi sono l’alimentazione troppo ricca di zuccheri e grassi non salubri.
L’abitudine alimentare predominante, la cosiddetta Western Diet, origina da suggestioni mediatiche indotte dalla grande produzione alimentare di massa rivolta molto spesso proprio alla popolazione infantile. Il risultato è che, nonostante massicce campagne educative, regolamentazioni (spesso equivoche…), dibattiti politici a livello mondiale, l’alimentazione abituale della popolazione infantile, anche in Italia, è viziata molto spesso da un eccesso calorico rappresentato per lo più, appunto, da grassi saturi (di origine diretta o indiretta animale) e da glicidi, zuccheri cosiddetti semplici e cereali raffinati. Questi sono causa prevalente non solo dell’obesità e dell’innesco a diabete e steatosi (infiltrazione di grassi) del fegato, ma anche dei disturbi compulsivi, quell’abitudine irrefrenabile all’assunzione di determinati alimenti, che ne impediscono di fatto l’inversione di tendenza.

Quali consigli dare ai genitori per prevenire queste situazioni o, viceversa, se debbano correre ai ripari per riportare al peso forma il bambino?
Provare a instaurare in tutta la famiglia abitudini alimentari sane, sulla base di canoni ormai arcinoti a tutti, come per esempio quelli basati sulla dieta mediterranea. Indurre bambini e adolescenti a una regolare attività ludico sportiva assecondandone le scelte. Sorvegliare con discrezione l’andamento del peso dei bambini e solo nel caso si rilevassero anomalie, attuare strategie concordate con gli educatori extra familiari più esperti e col pediatra. Senza improvvisare, affrontare con competenza, ma anche con semplicità e naturalezza un eventuale riscontro di obesità infantile, facendo molta attenzione all’insidioso rischio di innescare involontariamente un problema di stigma”.