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Incide il fegato di due pazienti con le sue iniziali: chirurgo britannico radiato dall’ordine dei medici

I fatti risalgono al 2013 quando il chirurgo operava all'ospedale Queen Elizabeth di Birmingham. Secondo il Servizio del tribunale dei medici professionisti le azioni del medico erano "supportate da un grado di arroganza professionale" che "minavano" la fiducia del pubblico verso la professione medica

Nel 2013 incise le sue iniziali sul fegato di due pazienti, oggi, dopo quasi 10 anni il chirurgo britannico Simon Bramhall è stato radiato dall’ordine dei medici. A deciderlo, riporta l’Agi, il Servizio del tribunale dei medici professionisti che martedì, riporta il Guardian, ha concluso che le azioni del medico erano “supportate da un grado di arroganza professionale” e che “minavano” la fiducia del pubblico verso la professione medica.

I fatti, appunto, risalgono al 2013 quando il chirurgo operava all’ospedale Queen Elizabeth di Birmingham. Di fatto il medico non causò danni fisici ai malati, ma, di sicuro, sottolinea il tribunale violò “la dignità e l’autostima dei suoi pazienti, scossi emotivamente”. Le incisioni delle iniziali avevano una grandezza di circa 4 cm e furono scoperte da un collega che dovette intervenire successivamente su uno dei due pazienti operati.

Dopo la scoperta del fatto, nel 2014 Bramhall si è dimesso dall’ospedale, dopo l’apertura di un indagine disciplinare, dichiarandosi tre anni dopo “colpevole” e raccontando di aver utilizzato uno strumento laser a raggio di Argon per siglare i due fegati. Nel 2018 il chirurgo è stato condannato al pagamento di una multa di 10mila sterline e introdotto ai servizi sociali. Solo nel 2020 è arrivata una sospensione dalla professione, ma solo per “almeno 5 mesi”. Poi, nel 2021, una “revisione del caso”, ha portato Bramhall a essere considerato di nuovo idoneo alla professione. Oggi, infine, l’ultima decisione del Servizio del tribunale dei medici professionisti, che si è pronunciato a favore della radiazione. Secondo quanto riporta il Guardian, nella sua determinazione il tribunale considera “insufficiante” un’eventuale sospensione, considerando “più adeguata e proporzionata” la sanzione “che prevede la cancellazione dall’albo”.