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Coppa d’Africa | Dagli epurati del Marocco alle stelle d’Europa, fino ai 14 Kamara e ai nuovi esotici talenti: tutta la kermesse dalla A alla Z

L'alfabeto della massima competizione calcistica africana è ricco e colorato: di promesse (non solo calcistiche), questioni politiche irrisolte, tanta storia e altrettanto folklore. Perché il pallone è sempre un punto di partenza per raccontare altro

Ogni lettera, una storia. Scopriamo la Coppa d’Africa, al via il prossimo 9 gennaio, attraverso il suo alfabeto.

Algeria – È la squadra campione in carica ed anche la principale favorita per la vittoria finale. Confermata l’ossatura della squadra campione due anni e mezzo fa in Egitto, con l’aggiunta di una freccia come Said Benhrama (West Ham) nella faretra, l’Algeria gode di ottima salute. I numeri della nazionale allenata da Djamel Belmadi parlano da soli: le Fennecs sono reduci da una impressionante striscia di 33 partite internazionali senza sconfitte e puntano dritte al record dell’Italia di Mancini.

Beaumelle – A 44 anni, e dopo innumerevoli spedizioni al servizio di Hervé Renard, Patrice Beaumelle ha deciso di uscire dall’ombra dello “stregone bianco” più vincente degli ultimi anni, pronto a vivere la sua prima Coppa d’Africa da comandante in capo della Costa d’Avorio.

Cinquantadue – Sono 52 i giocatori della Ligue 1 impegnati in Coppa d’Africa. Quello francese sarà il campionato europeo più rappresentato nella kermesse africana, seguito a ruota da Liga (41) e Premier League (38). Molto più staccate, invece, Serie A (25) e Bundesliga (10).

Djiga – Nasser Djiga, 19enne difensore del Basilea, è finito al centro di un lungo braccio di ferro tra il club svizzero e la federazione del Burkina Faso circa la sua partecipazione alla Coppa d’Africa. Gli Stalloni lo hanno regolarmente convocato per il torneo, ma Djiga ha stranamente declinato. Secondo Aristide Bancé, ex gloria locale e attualmente team manager della nazionale, dietro ci sono le pressioni esercitate dal Basilea: “Invito la CAF e la FIFA ad attenzionare questa vicenda”, ha tuonato.

Epurati – Belhanda, Mazraoui, Arit, ma soprattutto Ziyech. È lungo e di prestigio l’elenco di giocatori finiti nella black list di Vahid Halilhodzic. Sin da quando si è seduto sulla panchina del Marocco, nel 2019, l’allenatore bosniaco non ha fatto sconti a nessuno, imponendo la sua visione pragmatica dello spogliatoio. L’ultimo a farne le spese è stato Hakim Ziyech, escluso dalla Coppa d’Africa per ragioni disciplinari: “Abbiamo lavorato bene con questo gruppo per due anni e non permetterò a nessuno di venire a rovinarlo “.

Fenomeni – Salah, Mahrez, Mané e Aubameyang. Senza Osimhen, sono ancora una volta loro gli uomini copertina del torneo. In 4 hanno realizzato 21 gol in Coppa d’Africa. Insomma, lo spettacolo è assicurato.

Gambia – Il Gambia è una delle due matricole presenti in questa edizione della Coppa d’Africa. Tom Saintfiet, il ct belga degli Scorpioni, ha guardato molto ai nostri campionati: oltre al romanista Darboe, al bolognese Barrow, al sampdoriano Omar Colley e allo spezzino Ebrahima Colley, ha convocato anche due giocatori dalla Lega Pro (Sibi e Bobb). Non è un caso. Il legame tra Gambia e Italia si è parecchio intensificato negli ultimi anni. Merito soprattutto di Luigi Sorrentino, avvocato e procuratore, che dal 2012 ha portato in Italia diversi calciatori gambiani, avviando anche diverse collaborazioni con realtà locali.

Hassan – Hossam Hassan, leggenda vivente del calcio egiziano, è ancora oggi il più anziano marcatore della storia della Coppa d’Africa. Il 3 febbraio 2006, quando realizzò alla Repubblica Democratica del Congo la sua ultima rete nel torneo, aveva quasi 40 anni!

Issahaku – Ha 17 anni, finora ha giocato solamente nel campionato ghanese, ma il suo nome è già sul taccuino di tutti più grandi club europei. Abdul Fatawu Issahaku è senza dubbio uno dei wonderkids più interessanti del torneo: possiede tecnica, velocità e rapidità di pensiero. Addirittura c’è chi pensa sia l’erede di Abedì Pelé.

Junior – L’opinione pubblica in Malawi non ha preso bene l’esclusione di Gerald Phiri Junior, vero e proprio beniamino dei tifosi. Lulu, un noto musicista locale, si è scagliato duramente contro l’allenatore Mariano Marinica. Il giocatore, invece, profondamente scottato da questa scelta, ha annunciato l’addio al calcio a soli 28 anni, anche se negli ultimi giorni sembrerebbe averci ripensato.

Kamara – Rose alla mano, Kamara (compresa la sua versione con la C) è di gran lunga il cognome più gettonato di questa Coppa d’Africa. In totale sono 14: la Sierra Leone vanta la colonia più numerosa (6), seguita da Guinea (4), Mauritania (2), Mali (1) e Guinea Bissau (1).

Limbe – La città di Limbe, che con il suo Omnisport Stadium ospiterà diverse partite del torneo, preoccupa non poco gli osservatori della geopolitica internazionale. La capitale del petrolio camerunense, infatti, si trova nella turbolenta regione dell’Ambazonia, dove da anni è in corso un conflitto a bassa intensità tra separatisti anglofoni e forze governative.

Mali – L’unica delle big africane a non essersi mai qualificata a un Mondiale è chiamata a fare il definitivo salto di qualità. La semina a livello giovanile, del resto, è stata di quelle importanti e il futuro appare roseo: lo scheletro delle Aquile di Bamako, infatti, è composto dai giocatori che tra il 2015 e il 2017 hanno fatto incetta di titoli (Coppa d’Africa u17) e medaglie a livello juniores, compreso un bronzo al Mondiale under 20.

Naija – Attraverso la naija, ovvero la spensieratezza della gioventù di gente come Chukwueze e Aribo, la Nigeria spera di poter superare una delle fasi più complicate della sua storia recente. Attualmente, infatti, dalle parti di Abuja regna il caos: dopo l’esonero improvviso di Rohr, sulla panchina delle Super Aquile si è seduto Augustin Eguavoen, pronto a lasciare il testimone al portoghese José Peseiro subito dopo la Coppa. Come se non bastassero le turbolenze manageriali, la Nigeria dovrà rinunciare anche al suo giocatore più importante, Victor Osimhen, autoesclusosi per recuperare al meglio dal terribile infortunio subito durante Inter-Napoli.

Oumouri – Kassim Oumouri, telecronista ufficiale della tv di Stato della Comore (Ortc), è diventato popolare sul web per via delle sue esultanze piuttosto pittoresche, che hanno fatto da sfondo alla prima storica qualificazione in Coppa d’Africa dei Celacanti. Con i loro 1862 km quadrati di superficie, le Comore saranno il Paese più piccolo a partecipare al massimo torneo africano, soffiando questo singolare primato a Capo Verde.

Pokou – Appartiene ancora a Laurent Pokou, leggendario attaccante anni ’70 della Costa d’Avorio, il record di marcature in una singola gara di Coppa d’Africa. Nel 1970 il mito degli Elefanti ne fece cinque all’Etiopia. Da allora è passato più di mezzo secolo, ma nessuno è stato capace di fare meglio.

Queiroz – Dopo aver allenato in Europa, Asia e Sudamerica, Carlos Queiroz è tornato in Africa: da settembre, infatti, è il nuovo commissario tecnico della nazionale egiziana, chiamato al capezzale dei Faraoni dopo l’esonero di El Badry. L’obiettivo è quello di far dimenticare la catastrofe di due anni fa, quando i Faraoni vennero eliminati agli ottavi di finale nella Coppa d’Africa casalinga dal Sudafrica. Ironia della sorte, l’altra nazionale africana allenata in passato dal portoghese.

Roberto Lopes – Nato in Irlanda, ma originario di Capo Verde, Roberto Lopes giocherà la Coppa d’Africa grazie a LinkedIn. Proprio attraverso il popolare social, infatti, nel 2019 il giocatore dello Shamrock Rovers ha ricevuto la prima convocazione per gli Squali Blu: “Mi scrisse l’allenatore, ma pensai fosse spam. Solo nove mesi dopo, quando mi riscrisse, capii tutto e accettai”.

Sette – Sono 7 le Coppe d’Africa conquistate dall’Egitto. Nessuno ha fatto meglio: il Camerun, che è al secondo posto nell’albo d’oro della competizione, ne ha vinte 5.

Toghu – È stato chiamato Toghu, in omaggio ad un abito tradizionale camerunense, il pallone ufficiale della trentatreesima edizione della Coppa d’Africa. Finemente ricamato, con un design multicolore e particolarmente raffinato, il pallone è stato prodotto da Umbro.

Unità – Salito al potere lo scorso ottobre, dopo aver rovesciato con un colpo di stato militare il governo di Alpha Condé, il Colonnello Doumboya ha richiamato la nazionale guineana all’unità, usando parole perentorie e un tono militaresco per stimolare il Syli a fare bene in Coppa d’Africa: “Dobbiamo riscoprire la dignità, il coraggio e l’onore del popolo guineano. Portate a casa il trofeo oppure ci dovrete restituire tutto quello che abbiamo investito su di voi”. Se non è una minaccia questa…

Velud – Il tecnico francese, ex ct del Sudan, è stato uno dei tanti a saltare prima dell’inizio della Coppa d’Africa. Una girandola impazzita che ha mietuto diverse vittime illustri, tra cui Hossam El Badry (Egitto), Didier Six (Guinea) e Gernot Rohr (Nigeria).

Wubetu – Abate Wubetu, condottiero dell’Etiopa dallo scorso ottobre, ha portato la nazionale in Coppa d’Africa dieci anni dopo l’ultima volta con una rosa quasi totalmente composta da calciatori del campionato locale. I tempi in cui le Walyas erano soprannominate il “Brasile d’Africa”, sono lontani, ma nonostante il poco tempo a disposizione Wubetu è riuscito a dare un’identità di gioco chiara all’Etiopia, basata su un 4-3-3 piuttosto fluido.

Yaya – Negli anni passati, in Costa d’Avorio, si è sempre vociferato di un presunto dualismo tra Yayà Touré e Didier Drogba. Appese le scarpe al chiodo, però, i due sono diventati parecchio amici, o comunque il loro rapporto sembrerebbe essere meno inquinato dai personalismi del passato, tanto che su invito della federazione dovrebbero prendere parte insieme alla spedizione della squadra in Coppa d’Africa.

Xilofono – Il balafon, una specie di xilofono molto diffuso in Africa Occidentale, è uno degli strumenti preferiti della 12ème Gaindé, la tifoseria più calda a seguito della nazionale senegalese, nonché una delle meglio organizzate del panorama africano. “Ruggiamo, al suono del balafon“, era anche uno degli slogan tra quelli candidati ad apparire sulla fiancata del bus ufficiale della nazionale. Del resto, mai come stavolta, i Leoni della Teranga avranno bisogno del tifo. È vero, da 36 mesi consecutivi il Senegal guarda tutte le altre nazionali africane dall’alto in basso del ranking FIFA, ma in Camerun dovrà fare a meno di un pilastro come il napoletano Koulibaly.

Zambo – Centrocampista statuario, diga ideale di centrocampo abile anche nella gestione dei ritmi di gara, Zambo Anguissa è definitivamente esploso in questa stagione a Napoli, dove ha avuto un impatto devastante. Formatosi nel settore giovanile del Cotonsport di Garoua, Zambo è ormai pronto ad assumere il ruolo di faro del Camerun, una nazionale poco incline al rinnovamento.