Scienza

Covid, lo studio: “Così’ la mascherina Ffp2 riduce il rischio di infettarsi anche a distanza ridotta”

Nella ricerca è stato determinato il rischio massimo di infezione per numerose situazioni e sono stati presi in considerazione "diversi fattori che fino ad oggi non sono stati inclusi in studi simili"

“Tre metri non bastano per garantire protezione. Anche a quella distanza, in meno di cinque minuti una persona non vaccinata che sta vicino a una persona con Covid-19 può essere infettata con quasi il 100% di certezza”. Questa è la premessa di un dettagliato studio pubblicato il 2 dicembre scorso del Max Planck Institute su quanto le mascherine possono proteggere dal contagio. “La buona notizia – si legge nello studio – è che se entrambi indossano mascherine chirurgiche ben aderenti o, ancora meglio, Ffp2, il rischio diminuisce drasticamente”.

L’analisi di ricerca di un gruppo di scienziati (Institute for Dynamics and Self-Organisation) a Göttingen ha studiato fino a che punto i dispostivi di protezione individuale sono efficaci in quali condizioni di utilizzo. Nella ricerca è stato determinato il rischio massimo di infezione per numerose situazioni e sono stati presi in considerazione “diversi fattori che fino ad oggi non sono stati inclusi in studi simili”. Le Ffp22 sono diventate obbligatorie, con il decreto della vigilia di Natale, in Italia a bordo di aerei e treni dove il tempo di permanenza può essere lungo, e anche sui mezzi pubblici dove il distanziamento non può essere garantito, oltre che in cinema, teatri, stadi.

Secondo i ricercatori se sia la persona positiva a Sars Cov2 che quella non infetta indossano maschere Ffp2 ben aderenti, il rischio massimo di infezione dopo 20 minuti è poco più dell’uno per mille, anche a una distanza più ridotta. Se i dispositivi di protezione individuale sono indossati male la probabilità di infezione aumenta a circa il 4%, anche se comunque è ridotto il rischio di infezione. “Non avremmo mai pensato che a una distanza di diversi metri ci sarebbe voluto così poco tempo per assorbire la dose infettiva dal respiro di un portatore di virus” afferma Eberhard Bodenschatz, direttore del Max Planck Institute for Dynamics and Self-Organization. Un altro recente studio pubblicato su Jama ha messo confrontato le capacità di filtraggio di diversi tipi di mascherine: quelle di stoffa o chirurgiche avevano una capacità nel contenere le particelle virali variabile tra il 26% e il 79% mentre le Ffp2 avevano una capacità di filtraggio del 98,4%.

Lo studio del Max Planck

Foto: Birte Thiede/MPI für Dynamik und Selbstorganisation