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Dl Milleproroghe, Mattarella firma. Saltano le nuove settimane di cig per grandi imprese. Vertici Difesa e Gdf in carica fino a 4 anni

Tra le altre misure c'è la proroga di tre mesi, fino al 31 marzo 2022, del periodo in cui sarà possibile far tornare al lavoro i medici in pensione per fare fronte all’emergenza Covid. Le imprese energivore italiane potranno godere di prezzi dell’energia allineati a quelli dei loro competitor europei fino a 31 dicembre del 2026. Più tempo per le assunzioni nella Pubblica amministrazione e per i concorsi pubblici nei ministeri

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto legge Milleproroghe, atteso ora in Gazzetta ufficiale. Sarà assegnato all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera. Nella versione bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato è scomparso l’articolo sulla proroga di 26 settimane della cig per i lavoratori delle grandi imprese, che compariva nella bozza di prima di Natale. La norma prevedeva che le imprese con almeno mille dipendenti e uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale – come l’Ilva di Taranto – potessero fare domanda di proroga del trattamento fino al 31 marzo 2022, per una spesa fino 42,7 milioni. Passa invece la proroga di tre mesi, fino al 31 marzo 2022, del periodo in cui sarà possibile far tornare al lavoro i medici in pensione per fare fronte all’emergenza Covid. Potranno essere affidati loro incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, non più lunghi di 6 mesi.

Tra le altre misure ci sono l’allungamento dei mandati dei vertici della Difesa (Capo di Stato maggiore della difesa, Capi di Stato maggiore di Forza armata, Comandante generale dell’Arma dei carabinieri e segretario generale della difesa) e del Comandante generale della Guardia di Finanza, attualmente rigidamente fissati al massimo in tre anni: potranno essere prorogati o rinnovati al massimo di un ulteriore anno, se non sono stati raggiunti i limiti di età. La disposizione si applica anche ai mandati in corso. I vertici dei servizi potranno poi essere rinnovati più volte ma sempre entro la durata massima di otto anni. La misura prevede che l’incarico del direttore del dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), quello del direttore dell’Aise e quello del direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) ‘”è conferibile, senza soluzione di continuità, anche con provvedimenti successivi ciascuno dei quali di durata non superiore al quadriennio”.

Ci sarà anche più tempo per le assunzioni nella Pubblica amministrazione e per i concorsi pubblici nei ministeri. Il decreto dà un anno in più, fino al 31 dicembre 2022, per procedere alle assunzioni in base alle risorse già stanziate. Stesso discorso anche per Vigili del fuoco, Forze di Polizia e Agenzie fiscali. Un anno in più anche per i concorsi di Mef e Mise, mentre per quelli in Forze Armate, Polizia, Vigili del Fuoco e per il personale penitenziario ci sarà tempo fino al 31 marzo 2022. Proroghe anche per le carriere prefettizie, per l’Avvocatura dello Stato, per i concorsi del Miur e del ministero dell’Istruzione.

Le imprese energivore italiane potranno godere di prezzi dell’energia allineati a quelli dei loro competitor europei fino a 31 dicembre del 2026. Le condizioni più vantaggiose sui costi dell’energia sono state concesse a partire dal 2009 a fronte dell’impegno a finanziare la realizzazione di alcune linee di interconnessioni fisiche con l’estero per una capacità complessiva di 2.500 MW. Ad oggi, viene spiegato nella relazione illustrativa, è stato investito circa un miliardo per la realizzazione dell’interconnector con il Montenegro (per 200 MW di capacità) e dell’interconnector con la Francia (350 MW) ed è stata avviata la costruzione di un’interconnessione anche con l’Austria (150 MW). La disciplina rimarrà dunque in vigore fino alla completa entrata in esercizio dei 2.500 MW, estendendola a tutte le frontiere europee.

Più fondi infine per la riduzione delle emissioni, e quindi dell’impatto ambientale, della ex Ilva di Taranto: il decreto rivede le norme sull’utilizzo dei fondi sequestrati alla famiglia Riva, acquisite dall’amministrazione straordinaria dell’acciaieria e prevede che le somme finora rimaste inutilizzate, che secondo la relazione illustrativa sono in tutto 575 milioni, vadano nello specifico a finanziare “progetti di decarbonizzazione ed elettrificazione del ciclo produttivo dell’acciaio”. La norma precisa anche che 450 milioni vadano all’attuazione del piano ambientale e di tutela sanitaria e 190 milioni alla bonifica del sito siderurgico di Taranto e della connessa centrale termoelettrica.