Mondo

Russia, la Corte Suprema ordina lo scioglimento della ong Memorial sui crimini sovietici. Amnesty: “Tradite vittime dei gulag”

Secondo la giudice Alla Nazarova, l'organizzazione fondata nel 1989 dal Premio Nobel per la Pace Andrei Sakharov ha violato la controversa legge sull'agente straniero in vigore in Russia e ha operato nel tentativo di creare "una falsa immagine dell’Urss come stato terrorista che denigra la memoria della Seconda Guerra Mondiale". I vertici hanno già annunciato il ricorso in appello

Una sentenza della Corte Suprema russa ha cancellato 32 anni di storia della ong Memorial International, fondata nel 1989 da dissidenti sovietici tra cui il Premio Nobel per la Pace Andrei Sakharov, e di tutte le sue strutture regionali sparse per il Paese ordinando il loro scioglimento. Secondo il tribunale, l’organizzazione non ha rispettato la controversa legge russa sull’agente estero che mira a catalogare con tale dicitura, e quindi minarne l’attendibilità, tutte le realtà che ricevono finanziamenti internazionali. Dura la risposta di istituzioni e organizzazioni di tutto il mondo che hanno bollato la sentenza come un tentativo di cancellare il ricordo delle vittime dei gulag staliniani.

Nello specifico, la giudice Alla Nazarova ha motivato la sua decisione spiegando che l’organizzazione non ha contrassegnato tutte le sue pubblicazioni con la dicitura “agente estero”, cercando così di aggirare la legge in vigore nel Paese e di creare “una falsa immagine dell’Urss come Stato terrorista che denigra la memoria della Seconda Guerra Mondiale”. Alla lettura del verdetto, nell’aula del tribunale si sono levate grida di disapprovazione: “Disgrazia, disgrazia”. L’avvocato Maria Eismont ha affermato che la chiusura è un “segnale molto negativo”, ma ha aggiunto che Memorial farà ricorso e proseguirà con il suo lavoro. “Questa non è la fine”, ha detto ai giornalisti.

L’organizzazione è stata la prima, alla fine degli anni Ottanta, a portare alla luce gli abusi e le atrocità commesse in epoca sovietica e che ha, in seguito, iniziato a occuparsi anche della difesa dei diritti civili in Russia. Anche il presidente di Memorial, Yan Rachinsky, ha anticipato il ricorso in appello e alla Corte europea dei Diritti Umani, precisando che l’organizzazione non smetterà di operare. Ieri, inoltre, la condanna a 13 anni dello storico e Presidente di Memorial Karelia, Yuri Dmitriev, è stata estesa a 15 anni.

Intanto si fanno sentire le voci delle organizzazioni in difesa dei diritti umani in tutto il mondo. Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale, ha dichiarato che “Memorial International è un’organizzazione per i diritti umani altamente rispettata, che ha lavorato senza sosta per documentare le atrocità e la repressione politica a partire dall’era di Stalin. Chiudendola, le autorità russe hanno tradito la memoria di milioni di vittime dei gulag. La sentenza della Corte Suprema rappresenta un assalto ai diritti, alla libertà di espressione e di associazione. L’uso della legge sugli ‘agenti stranieri’ per sciogliere Memorial International è un attacco alla società civile che ha lo scopo di far sbiadire la memoria nazionale della repressione di Stato. Questa decisione dev’essere immediatamente annullata”, ha concluso Struthers.

Condanne sono arrivate anche dal gruppo Socialista e da Renew Europe all’interno del Parlamento europeo. E a prendere la parola è stato anche Andrea Gullotta, storico e presidente di Memorial Italia, un gruppo ispirato ai valori di Memorial ma indipendente che ha chiesto un incontro urgente alla Farnesina nella speranza di spingere il ministero a una presa di posizione ufficiale contro la decisione della Corte. La sentenza, ha dichiarato, “segna un cambio di passo molto importante, una accelerazione impressionante” in atto in Russia, ricordando che gli archivi dell’organizzazione russa “sono pieni di documenti fotocopiati da archivi russi non più accessibili”, a partire da quelli del Nkvd e del Kgb. “Rischia di venire meno quella che è l’unica fonte su alcuni temi, pagine importanti sul terrore, le carestie, lo stalinismo – aggiunge – Rischiamo di non avere più accesso a una parte importante della storia sovietica”.