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Carlo Cracco: “Mi sono gettato tra le fiamme per salvare bottiglie preziose, l’incendio ne ha distrutte 25mila. Se fossi stato astemio sarei ricchissimo”

Lo chef, è noto per le sue doti in cucina ma forse pochi sanno che la sua vera passione è il vino, tanto da aver rischiato la vita per mettere in salvo alcune preziose bottiglie

“Quando lavoravo a Firenze all’Enoteca Pinchiorri ci fu un incendio che distrusse 25 mila bottiglie“. Inizia così il racconto fatto da Carlo Cracco al Corriere della Sera: lo chef, è noto per le sue doti in cucina ma forse pochi sanno che la sua vera passione è il vino, tanto da aver rischiato la vita per mettere in salvo alcune preziose bottiglie. “Bruciava tutto. Ho messo in salvo quante più bottiglie potevo – ha ricordato il 56enne cuoco vicentino -. Anche una magnum di Montevertine, Le Pergole Torte del 1981. Giorgio Pinchiorri me l’ha regalata come ricompensa. È ancora qui, mi segue”.

Un aneddoto a cui oggi ha dato seguito aprendo un wine club esclusivo nella sua cantina, nella tenuta Vistamare che ha acquistato con la moglie qualche anno fa a Sant’Arcangelo di Romagna: dai fornelli ha iniziato a produrre anche vino, in particolare La Ciola e Fiammarossa, cosa che gli è valsa il riconoscimento di personaggio dell’anno dai produttori di Brunello di Montalcino. “Ho fatto il primo corso di sommelier a 20 anni con Giuseppe Vaccarini. Durante le lezioni mi maltrattavano, ma poi l’esame l’ho passato lo stesso, nel 1987, quando lavoravo da Gualtiero Marchesi”, ha confidato Carlo Cracco. “Mi dicevano che ero un cuoco e dovevo fare il cuoco e stop. Ma avevo, e ho ancora, una vera passione per il vino. Se fossi stato astemio sarei ricchissimo. I primi soldi che ho guadagnato li ho usati per comprare vino. Lo mettevo via. Mi sono ritrovato con migliaia di bottiglie, accumulate grazie ai risparmi, poche per volta. Non lo bevevo anche perché lavoravo come un matto, non ce l’avrei fatta”.