Politica

Contro la proroga dello stato d’emergenza c’è chi protesta. Tutti zitti sull’economia in rovina

Di fronte alla politica neoliberista dell’attuale governo, il quale ha assunto una posizione di completo distacco dalla realtà economica italiana, una massa informe di concittadini (si direbbe con gli occhi bendati dal pensiero unico dominante del neoliberismo) insorge protestando, non contro la politica economica di governo, ma contro la proroga dello stato di emergenza definita dittatura sanitaria, perseguendo una finalità sbagliata rispetto a quella reale.

Eppure si tratta dell’unico provvedimento di questo governo che davvero tutela la salute pubblica, mentre esistono mille altre azioni che distruggono la nostra economia reale, contro le quali sarebbe giusto reagire.

Lo stato di emergenza, per il quale la vigente legge ordinaria pone una durata massima di due anni, può agevolmente essere superata da un’altra legge ordinaria, qualora l’emergenza persista ancora in modo chiaro ed evidente. Come dimostrano peraltro i dati ufficiali di cui siamo in possesso.

In realtà le proteste provengono da una massa di individui che sono stati abilmente intrappolati dalla messa in scena artificiosa di una sorta di tifoseria: sì vax no vax, sì greenpass no greenpass.

E tutto questo prescindendo dal fatto agevolmente riscontrabile che il vaccino è l’unica arma di cui disponiamo per combattere questo terribile virus. Sembra addirittura che ci siano personaggi che guidino questa insulsa rivolta per fini politici, volendo utilizzare questo modo di pensare di larga parte della popolazione per assicurarsi un posto in Parlamento.

E a mio avviso è questa la più grande disgrazia tra le tante che stiamo soffrendo.

Intanto il governo procede per la sua strada, indifferente alle reazioni popolari e, poco democraticamente, rifiutando ai sindacati una riunione prima dell’approvazione della legge di bilancio. È come se Draghi dicesse, utilizzate pure l’articolo 40 della Costituzione che non mi tocca minimamente.

E questo disinteresse per l’economia italiana è provato dal fatto che il governo è completamente assente nella questione Tim, la quale viene discussa, da un lato dal fondo internazionale statunitense Kkr, che mantiene ferma la sua offerta, e dall’altro dal consiglio di amministrazione di Tim, capeggiato dalla francese Vivendi, che è socia di maggioranza.

Tutto questo come se il popolo italiano non esistesse e come se in particolare non esistessero gli articoli 42 e 43 della Costituzione, in base ai quali i servizi pubblici essenziali e le fonti di energia sono proprietà pubblica demaniale del Popolo (art. 42 Cost.) e le imprese che le esercitano devono essere aziende pubbliche o comunità di lavoratori o di utenti (art 43 Cost.).

A ciò si aggiunge che la Whirlpool di Napoli è stata illegalmente chiusa, poiché la società in questione sta progredendo fortemente nella sua produzione in molte parti del mondo e non si capisce perché voglia abbandonare al loro destino i lavoratori napoletani. E alla Whirlpool possono aggiungersi altri numerosi esempi.

Sono questi gli argomenti che dovrebbero suscitare l’indignazione del popolo sovrano, il quale invece sembra abbia perso la propria forza e si fa trascinare come un gregge verso la sua totale e definitiva rovina da parte di soggetti che mirano al loro personale interesse e cinicamente sfruttano l’attuale situazione di grave disagio economico e sociale.

Ed è per questo che ancora una volta invito tutti ad attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.