Politica

Il voto per il Colle passa dalle suppletive: dopo il no di Conte, il Pd punta su D’Elia. Calenda: ‘Non si confrontano, il campo largo non esiste’

Il risiko politico che passa per il Quirinale e porta alle strategie per le prossime politiche passa dal voto per il seggio da deputato lasciato libero da Gualtieri nel centro della Capitale. Dopo il rifiuto del leader dei 5 stelle, i dem candinano la presidente della conferenza delle donne dem. Il leader di Azione (che aveva ritirato la sua candidata per aprire ai dem) attacca: "Vanno avanti senza confronto"

La corsa per il Quirinale, ma pure le strategie in vista delle prossime politiche, passano da Roma. Non solo a livello metaforico visto che si tratta delle elezioni suppletive per il seggio lasciato libero alla Camera da Roberto Gualtieri. A Roma 1, collegio in cui storicamente il Pd ha un buon successo, Enrico Letta avrebbe voluto candidare Giuseppe Conte. Il leader dei 5 stelle, però, ha preferito declinare. E adesso il Pd ha deciso di puntare su Cecilia D’Elia, presidente della conferenza delle donne dem. La proposta è stata approvata per acclamazione all’unanimità da parte della direzione del partito, dopo la proposta del segretario Andrea Casu. “Ringrazio il partito romano. Sento emozione e responsabilità”, ha detto D’Elia.

A questo giro, però, le suppletive di Roma centro non sono un’elezione isolata ma s’inseriscono all’interno di un complesso risiko politico. Dopo pochi giorni dal voto per il seggio della Capitale (previsto per il 16 gennaio), infatti, ci sarà da eleggere il presidente della Repubblica. Un passaggio delicatissimo quello sul Colle, visto che questa volta influenzerà il seguito della legislatura, rischiando di provocare anche il ritorno alle urne con un anno di anticipo. Ecco perché l’elezione del presidente della Repubblica rischia di avere un riflesso anche sul tipo di coalizioni che si presenteranno alle prossime politiche.

Un puzzle delicato che comincia proprio dal seggio da deputato del centro di Roma. E’ anche per questo motivo che Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno attaccato a testa bassa l’ipotesi di una candidatura di Conte a Roma 1, che avrebbe avuto come effetto quello di rinsaldare i rapporti tra 5 stelle e Pd. Dopo che l’ex premier ha declinato la proposta di Letta, però, il leader di Azione e quello di Italia viva hanno cambiato strategia. Il partito di Renzi sta ragionando sul nome di Elena Bonetti, ministra della Pari opportunità. Calenda, invece, ha ritirato la sua candidata, proprio con l’obiettivo di aprire al Pd e provare ad allontanare i 5 stelle. “Il Pd potrebbe candidare Cecilia D’Elia, Italia Viva Elena Bonetti, noi abbiamo raccolto le firme per Valentina Grippo. Tre donne di grande valore. Andare così vorrebbe dire essere tutti sconfitti. Abbiamo deciso di ritirare la nostra candidatura come gesto di responsabilità”, ha scritto su Twitter l’europarlamentare. Che, però, non ha poi preso bene la scelta dei dem, che hanno praticamente ignorato la sua apertura: “Dopo il disastro della pseudocandidatura Conte e di fronte alla disponibilità di ritirare la nostra candidata, il Pd decide di andare avanti senza confronti. Abbiamo cercato un punto d’incontro per l’ultima volta. Il campo largo non esiste. Non evocatelo più”, ha scritto su twitter, taggando direttamente Letta.