Politica

Emendamento della senatrice di Forza Italia “per il sostegno alla transizione per il cambio di sesso”. Il partito si dissocia, lei lo ritira

Urania Papatheu proponeva un fondo da 15 milioni da creare con la legge di Bilancio. La vice presidente del gruppo al Senato, Licia Ronzulli, e Maurizio Gasparri: "Un’iniziativa a titolo assolutamente personale". La presidente del gruppo al Senato Bernini: "Non è mia abitudine né nostra usanza liberale censurare gli emendamenti dei colleghi"

Istituire un fondo da 15 milioni “per il sostegno al percorso di transizione per il cambio di sesso e per l’operazione di cambio di sesso”. Operazione che, peraltro, è già garantita dal Servizio sanitario nazionale. Era la proposta della senatrice di Forza Italia Urania Papatheu, contenuta in un emendamento alla manovra. Iniziativa che ha suscitato polemiche: il partito azzurro si è dissociato platealmente. E alla fine Papatheu, che chiedeva di istituire presso il ministero della Salute un fondo “con una dotazione iniziale di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024”, ha ritirato l’emendamento “anche alla luce delle difficoltà del sistema sanitario nazionale legate all’emergenza Covid-19”.

“Nessuna lite – precisa Papatheu – all’interno del partito, ma un sano confronto e dibattito“. Segue il ringraziamento alla presidente del gruppo di FI al Senato, Anna Maria Bernini, l’unica a difendere la scelta di Papatheu perché “non è mia abitudine né nostra usanza liberale censurare gli emendamenti dei colleghi”. Ma, dopo gli attacchi dell’associazione Pro Vita, la vice presidente del gruppo di FI al Senato, Licia Ronzulli e Maurizio Gasparri avevano parlato di “un’iniziativa a titolo assolutamente personale”, non approvata da Forza Italia. “In nessuna sede si è discusso di questo tema. E se ciò fosse avvenuto io, e spero altri senatori, avremmo espresso il nostro dissenso e ribadito che per Forza Italia sono altre le proposte emendative prioritarie”, aveva aggiunto Gasparri.

Intanto il segretario dem, Enrico Letta, in videocollegamento all’Agorà dal titolo ‘I diritti delle persone Lgbtqi+ nell’Italia che vogliamo’, Bologna, ha rilanciato la battaglia del Pd a favore dei diritti civili, a partire dalla legge Zan, affondata nell’aula di Palazzo Madama. “Quanto accaduto in Senato – osserva Letta – è soltanto una tappa di una battaglia che sono sicuro arriverà a risultati positivi perché la società italiana è più avanti. E’ una grande battaglia europea, in una Ue che è avanzata e ci indica la strada su tanti temi”.

Ma sempre sul ddl Zan si è riacceso lo scontro tra la Lega e i dem. “Letta – attacca Andrea Ostellari, senatore della Lega e presidente della commissione giustizia a Palazzo Madama – non ha ancora capito che se la maggioranza del Senato ha bocciato il ddl Zan la colpa è principalmente sua. Dopo aver rifiutato per mesi il confronto proposto da Salvini e dal centrodestra e soprattutto ignorando le richieste della Santa Sede e di quanti chiedevano di modificare quel testo, ora vuole alzare nuovamente i toni”. “Leggo che anche oggi Ostellari, l’uomo che ha lavorato in ogni modo per affossare il ddl Zan, prova a spiegare di volere una legge contro l’omotransfobia e che se non si è fatta è colpa del Pd”, risponde il presidente dei senatori del Pd Franco Mirabelli. “Si rassegni: gli italiani hanno ancora negli occhi i festeggiamenti sguaiati dei suoi colleghi della Lega dopo aver bloccato la discussione della legge”.