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La via Francigena italiana è candidata a patrimonio Unesco, Piacenza si prepara con App per i pellegrini e percorsi accessibili

In città nasce il primo comitato scientifico culturale per supportare l’iniziativa, guidato dal presidente Giampietro Comolli: "La città ha peculiarità uniche: è da considerare la capitale europea della conservazione del cibo, fondamentale per i viaggiatori"

“La via Francigena Italia è candidata a patrimonio Unesco. E noi di Piacenza stiamo facendo la nostra parte”. Un percorso alternativo alla via Emilia, un’app che faccia arrivare a casa del pellegrino gli acquisti fatti in loco senza costi aggiuntivi, una fascia di cammini per tutti e soprattutto per le persone con disabilità. Così Piacenza si sta preparando per la candidatura a Patrimonio Unesco, grazie al primo comitato scientifico culturale nato a supporto dell’iniziativa. Un percorso di 70 km composto di 3 tappe, all’interno della via maestra nazionale, per tutto il tragitto italiano della via Francigena, dal passo san Bernardo a santa Maria di Leuca, per un totale di circa 1.800 km.

Il Comitato scientifico culturale ‘Tratta Piacenza’, primo in Italia, “sostiene le istituzioni nazionali e regionali per il riconoscimento e si muove per valorizzare Piacenza, fondata nel III° secolo a.C. dalle legioni romane sul Po, da oltre duemila anni crocevia di strade, un centro storico, antichissimo, legato a ospitalità, commerci, stazioni, soldati”, spiega Giampietro Comolli, presidente del Comitato.

Tutto è nato nel maggio del 2020, con l’obiettivo di dare sostegno alla presentazione ufficiale al Mibact (Ministero della Cultura) della candidatura a patrimonio Unesco, per creare un’identità precisa a tutto il distretto diocesano piacentino all’interno del lungo percorso della via Francigena europea.

“Nel Medioevo Piacenza contava 10.000 abitanti e ospitava annualmente 20-30.000 viandanti di passaggio. Segno di ospitalità aperta a tutti. La città ha peculiarità uniche: è da considerare la capitale europea della conservazione del cibo, fondamentale per un pellegrino”, aggiunge Comolli. “C’è tradizione di vino santo, di frutta e verdura agrodolce, insaccati, pesce seccato, tutta opera dei refettori dei monasteri, attivissimi per 1.000 anni”.

Oggi il Comitato si compone di 50 aderenti, tra cui 10 fondatori. In gran parte professionisti, fra medici, avvocati, insegnanti, architetti e imprenditori, donne e uomini di cultura locale e nazionale. Dalla banca di Piacenza che ha messo a disposizione segreteria e archivi, all’Archivio di Stato, dall’Ente Farnese e dall’archivio della Cattedrale al Collegio Alberoni al TCI Emilia occidentale, da associazioni di imprese a quelle di genitori e scuole, fino ai club sportivi, artistici e filantropici e guide escursionistiche.

Tra le iniziative di questi mesi il ricordo della fondazione dell’abbazia di Chiaravalle della Colomba da parte di San Bernardo, “una delle prime sedi dei cavalieri Templari, cistercensi e cluniacensi impegnati per secoli nella bonifica dei campi, nella creazione e conservazione del cibo”, spiega Comolli. Ma anche l’inaugurazione della nuova barca per traghettare i pellegrini oltre il Po, nella frazione di Soprarivo. “L’impegno prioritario, oggi, è quello di trovare varianti di percorso per i pedoni e i ciclisti che siano in totale sicurezza e non lungo la trafficata via Emilia moderna – spiegano dal Comitato –, con servizi, assistenza, luoghi di sosta, ombreggiature di percorso, superamenti dei guadi dei torrenti, ma anche segnaletica, hotspot e punti sorgente acqua”.

Si prevede inoltre la costruzione di un percorso tabellato al centro della città, toccando seminari, refettori, alberghi, canee, credenziari. Ma anche la segnalazione di cammini per le persone con disabilità, più brevi, che favoriscano il passaggio dal Po agli Appennini, inserendo le vie Romee, del sale, degli abati e dell’olio che attraversano le valli piacentine. “Stiamo anche pensando a un’App che faccia arrivare a casa del pellegrino, in automatico, gli acquisti fatti in loco senza costi aggiuntivi e a data prestabilita”.

Quale sarà la prima cosa da fare nel caso arrivasse il riconoscimento Unesco nel 2023? “Già oggi le vie spirituali, etiche, morali in Italia sono principalmente percorse da stranieri. In questo senso, pensiamo alla creazione di tragitti rurali alla scoperta di borghi antichi meno noti, guide e info dedicate, visite guidate ai musei e ai refettori delle 100 chiese cittadine, attrezzature digitali e mezzi di soccorso lungo il percorso, con più accompagnatori”. I numeri prima del Covid si attestavano su circa 6.000 presenze annue. “Questo cuore d’Italia è silenzioso, poco abile nella vetrina e nel vendersi, più amante della bellezza dei cortili dei propri palazzi che della facciata e della vita in strada”, conclude Comolli. Se arrivasse il riconoscimento si attendono almeno 10.000 pellegrini l’anno. “Un apporto economico significativo, che si aggira su 1 milione di euro. In attesa della decisione, che probabilmente avverrà nella seconda sessione del 2023 o al massimo nel 2024”.