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Greta Beccaglia molestata in tv, l’autodifesa del collega che le ha detto “non te la prendere”: “L’ho fatto per non mandarla nel panico. Non ho sbagliato, ora sembro io il mostro da perseguitare”

Quanto accaduto nelle scorse ore fuori dallo stadio di Empoli al termine del match di Serie A con la Fiorentina ha scatenato un'ondata d'indignazione. La reazione da studio di Giorgio Micheletti, da anni volto del calcio nelle tv regionali della Toscana, è stato stigmatizzato anche dall'Ordine dei giornalisti: contattato da FqMagazine, lui rinnova la solidarietà alla collega, ma non fa un passo indietro

Una vera e propria molestia in diretta tv. Siamo fuori dallo stadio Castellani di Empoli, al termine del match Fiorentina – Empoli della 14esima giornata di Serie A. La giornalista Greta Beccaglia, inviata per Toscana Tv, stava raccontando gli umori post partita, quando è stata molestata da un tifoso. Passandole accanto, le ha dato una pacca sul sedere. Un episodio deplorevole, per di più avvenuto quando in campo, poco prima, si aderiva alla giornata contro la violenza sulle donne con il segno rosso sul viso. “Scusami, non puoi fare questo, mi dispiace”, ha detto l’inviata al molestatore, definendosi poco dopo shoccata e pronta a denunciare l’episodio.

Sui social si è alzato un grido d’indignazione, che ha colpito anche il giornalista Giorgio Micheletti, da anni volto del calcio nelle tv regionali della Toscana. Il suo “Non te la prendere” è stato condannato anche dall’Ordine dei giornalisti attraverso le parole del Presidente dell’Ordine della Toscana Giampaolo Marchini: “Chi era in studio, invece di condannare il gesto e il molestatore, ha invitato la collega a “non prendersela”. Verso di lei non è stata sentita nessuna parola di solidarietà da parte del conduttore”.

FqMagazine ha contattato Micheletti, che ha voluto esprimere ancora una volta solidarietà alla collega e ha aggiunto: “La solidarietà a Greta è stata manifestata in forma concreta durante la diretta, non immediatamente a ridosso del fatto. La frase che ha fatto imbestialire il mondo dei social è stata ‘Non te la prendere’, e il mio ‘Non te la prendere’ è stato detto solo per non mandarla nel panico. Non per sminuire il fatto. Se estrapolata, può sembrare sminuente, ma non è stato così. Io mi sono preoccupato anzitutto del benessere psicologico di Greta. Poco dopo, esattamente due minuti dopo il fattaccio, ho detto quello che pensavo sull’accaduto e del protagonista. Ma nessuno dei leoni moralisti da tastiera si è preoccupato di guardare il prosieguo della trasmissione”.

Poco dopo l’accaduto, in effetti, Giorgio Micheletti ha detto: “Si cresce anche attraverso queste esperienze, chiudiamola qui Greta, così puoi reagire, se puoi, non in diretta, così ti permettiamo di reagire perché determinati atteggiamenti meritano ogni tanto qualche sano schiaffone che se fosse stato dato da piccolo probabilmente l’avrebbe fatto crescere meglio”. Ora il giornalista aggiunge: “Mi spiace che il continuo non sia stato visto anche da esponenti della mia categoria. Anche il comunicato rilasciato dal Presidente dell’Ordine, dove si afferma che non una parola sia stata pronunciata, mi ha un po’ amareggiato. Ho scritto al Presidente dicendo che forse avrebbero potuto guardare tutta la trasmissione”.

A La Repubblica Greta, che collabora con il conduttore da almeno sette anni (prima a Italia 7, poi a Toscana Tv), ha detto: “Giorgio ha sbagliato, non ha capito subito la gravità del gesto, ha sottovalutato quello che stava succedendo. Ma non crocifiggetelo: per me è come un babbo, mi vuole e gli voglio un bene dell’anima”. Il giornalista risponde: “Non ritengo di avere sbagliato. Se ripeterei ancora quella frase? Assolutamente sì. Metaforicamente, ero di fianco a Greta e le dicevo a Greta: ‘Calma, vai avanti e ci pensiamo dopo’. È stato un fulmine a ciel sereno, perché capitato con una tifoseria che finora non si era mai dimostrata greve in questo punto di vista. Ora di quello che ha dato la pacca a Greta non se ne parla, adesso sembro io il mostro da perseguitare. I commenti delle persone comuni non mi toccano: la libertà di opinione e di idea è sacrosanta. Mi limito solo a prendere in considerazione la virulenza di alcuni commenti. Rimango un pochino perplesso, invece, quando persone non comuni, che dovrebbero avere un minimo di dimestichezza con il mestiere o con il mondo della comunicazione, si lasciano andare a espressioni un po’ così. Dopo 45 anni di mestiere ho le spalle abbastanza larghe. C’è una regola che ho sempre cercato di tradurre nel mio modo di vivere e di lavorare, ed è la regola delle 10 p: prima pensa poi parla perché parola poco pensata porta pena”.

Il giornalista, inoltre, ci tiene a esprimere il suo punto di vista contro la violenza, anche nel mondo dello sport, contro le donne. “È un problema culturale che non è risolvibile con la levata di scudi momentanea. Deve essere messo al centro di un discorso. Fare il segno rosso sulla faccia per sollecitare l’attenzione alla violenza contro le donne è encomiabile, ma lascia il tempo che trova. Vogliamo parlare della violenza contro le donne nell’ambito sportivo? Bisogna studiare dei provvedimenti che coinvolgano soprattutto le società. Bisognerebbe che la tanto deprecata responsabilità oggettiva dei tifosi fosse estesa anche a episodi di questo tipo. Credo che, se vogliamo estremizzare un concetto, le società siano le mamme dei tifosi. E siccome le mamme hanno l’obbligo di educare, non possono pensare a loro solo quando non succede niente di grave”. Forse, però, se l’educazione al rispetto delle donne non fosse considerata appannaggio delle sole “mamme” dei tifosi, anche nel mondo del calcio si potrebbe fare qualche passo avanti.