Cronaca

Il Veneto è agli ultimi posti per risorse alla cultura, ma la Regione annuncia un taglio del 15% per il 2022. Le associazioni: ‘Insostenibile’

Un esempio: per promuovere attività artistiche, musicali, teatrali e cinematografiche i 650mila euro del 2021 scenderanno a 297 mila nel 2022 (calo del 54,2 per cento). La riduzione riguarderà anche altre settori, ma il mondo culturale è insorto perché riceve già finanziamenti molto bassi

Già il Veneto è agli ultimi posti in Italia per spese della Regione per la cultura, adesso la giunta del governatore Luca Zaia ha deciso ufficialmente un taglio lineare del 15 per cento sul bilancio 2022. Si tratta di una riduzione prevista anche per altri settori, ma il mondo del teatro, dello spettacolo e della cultura in genere è insorto perché incide su cifre di per sé molto modeste e perché alcuni interventi sarebbero in percentuale molto più pesanti.

Agis per il Triveneto – l’associazione generale per lo spettacolo – denuncia la situazione, dopo l’audizione dei rappresentanti di enti e associazioni. “La sesta commissione regionale – dice il presidente Franco Oss Noser – ci ha convocati per illustrarci i disegni di legge relativi al bilancio di previsione 2022, che prevede tagli non lineari dal 20 al 50 per cento. Quest’anno la Regione ha assegnato al capitolo Cultura 11,3 milioni di euro, mentre nel prossimo anno prevede di spenderne 9,7. Ciò accade proprio nell’anno in cui è entrata in vigore la legge regionale del settore. “La legge 17 è stata approvata nel 2019 – spiega Oss Noser – e prevede la programmazione su base triennale dei fondi, un modo nuovo di intervenire a sostegno della cultura. Adesso decidere di tagliare le risorse vuol dire rendere vana la riforma introdotta. Oggi non c’è una politica culturale. L’assenza di politiche strutturali è ormai un fatto non sostenibile. Investire in cultura significa credere nel welfare culturale a favore del proprio territorio e della propria cittadinanza. Significa sostenere un comparto economico che restituisce ricchezza e crea lavoro al pari di qualsiasi altro comparto produttivo”. Le associazioni culturali hanno scritto a Zaia: “Ora abbiamo bisogno di risposte e di certezze per consentire alle imprese di programmare. L’intervento dello Stato non è sufficiente e non raggiunge tutti i soggetti che partecipano al ‘sistema’”.

Qualche esempio di tagli. Per promuovere attività artistiche, musicali, teatrali e cinematografiche i 650mila euro del 2021 scenderanno a 297 mila nel 2022 (calo del 54,2 per cento). La partecipazione al Teatro stabile del Veneto Carlo Goldoni scende da un milione 800mila euro a un milione 275 mila (525 mila in meno, pari al 29,16 per cento). Per restare alle grandi istituzioni, la partecipazione alla Fondazione “Arena di Verona” e “Fenice di Venezia” che nel 2021 ha impegnato un milione 280 mila euro, si ridurrà a un milione 20mila euro, 260 mila euro in meno pari al 20,3 per cento. Ma i tagli colpiscono anche le istituzioni minori, a rischio della loro sopravvivenza.

La tabella elaborata da Agis (e tratta dalla Banca Dati Amministrazioni Pubbliche), disegna una situazione impietosa per quanto riguarda la spesa pro capite per la tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali. Nel 2020 il Veneto è al penultimo posto con 3,50 euro per ogni cittadino. Solo la Liguria spende di meno con 3,40 euro. Poco sopra troviamo la Lombardia con 3,57 euro. Sempre nella parte inferiore della classifica la Toscana spende 8,66 euro, l’Emilia Romagna 11,74 e la Puglia 14, 99 euro. Le regioni che spendono di più sono in percentuale la Valle d’Aosta con 346 euro a persona (100 volte più del Veneto), il Trentino Alto Adige con 162 euro e il Friuli Venezia Giulia con 103,70 euro. Si tratta di regioni a statuto speciale che quindi hanno una maggiore disponibilità economica, comunque la differenza con Veneto Liguria e Lombardia è impressionante, considerando anche la spese delle altre regioni a statuto ordinario. Per quanto riguarda il Veneto c’è da notare che in valore assoluto la spesa per la valorizzazione dei beni e delle attività culturali è calata dai 32,7 milioni di euro del 2017 ai 17,1 milioni del 2020 (dato previsionale). Nel 2018 è stata di 29,1 milioni e nel 2019 di 20,6 milioni. Una costante discesa. Se si pensa che il bilancio complessivo della Regione Veneto è di circa 17 miliardi di euro, si capisce che alla cultura viene destinato solo un millesimo.

Alle parole di Agis fanno eco le dichiarazioni di Elena Ostanel, (Veneto che vogliamo), vicepresidente della Sesta Commissione, del capogruppo del Pd Giacomo Possamai e della vice Vanessa Camani. “Ancora una volta il settore della cultura viene umiliato dalla Regione. Manca la volontà di investire, non c’è un progetto organico per valorizzare il nostro patrimonio; le poche risorse messe a disposizione ne sono lo specchio fedele”. E spiegano: “A fine luglio, in occasione dell’assestamento di bilancio, era stata approvata all’unanimità una risoluzione per assicurare più risorse al mondo della cultura. Un impegno di cui non c’è traccia. Gli operatori del settore denunciano giustamente una politica votata esclusivamente al risparmio, come se mettere i soldi nella cultura fosse una spesa ‘a perdere’ anziché un investimento”.