Lavoro & Precari

Taxi, il 22 ottobre sciopero nazionale: “Mai conclusa la riforma avviata 3 anni fa. Basta con la concorrenza sleale di abusivi e piattaforme”

Dalle 8 alle 22 stop alle corse su tutto il territorio nazionale. Previsto anche un presidio a Roma sotto le sedi di ministero dei Trasporti e dello Sviluppo Economico. La manifestazione punta a sollecitare le norme sulle piattaforme di intermediazione digitale. Il governo Gentiloni aveva presentato una bozza di decreto, il Conte 1 ha lasciato scadere la proroga

Una riforma avviata ormai tre anni fa che avrebbe dovuto tutelare il settore dalla concorrenza sleale e che invece si è arenata senza produrre nessun risultato. È questo il motivo che ha spinto i sindacati dei tassisti ad indire per il 22 ottobre un nuovo sciopero nazionale degli autisti. Una manifestazione, spiegano le sigle, che comporterà l’astensione dal servizio in tutto il territorio nazionale dalle 8,00 alle 22,00 oltre a un presidio a Roma sotto la sede del ministero dello Sviluppo Economico e di quello dei Trasporti.

“Siamo costretti a fermarci per chiedere che finalmente le istituzioni ci ascoltino e portino a compimento il processo di riforma del comparto, iniziato circa tre anni fa e mai concluso, con l’approvazione di quelle oramai indispensabili norme necessarie a disciplinare l’invadenza delle piattaforme di intermediazione digitale e a contrastare i dilaganti fenomeni di abusivismo“. Così in una nota congiunta Ugl taxi, Federtaxi Cisal e le altre sigle coinvolte commentano le ragioni alla base della protesta. Il riferimento è alla bozza di decreto contro l’abusivismo presentata ai sindacati nel marzo 2017 dall’allora governo Gentiloni, che prevedeva di istituire un registro delle piattaforme tecnologiche di intermediazione come Uber o MyTaxy. Un provvedimento poi mai varato dopo che l’esecutivo Conte 1, subentrato l’anno successivo, ha lasciato scadere la proroga conferita dal Parlamento. La misura potrebbe rientrare nel disegno di legge sulla concorrenza cui sta lavorando il premier Mario Draghi ma per i sindacati si tratta comunque di un intervento fuori tempo massimo.

“È inaccettabile che mentre i lavoratori del settore sono in ginocchio, si continui a far finta di nulla e chiunque, a causa dell’assenza di regole e controlli, possa svolgere in nostro lavoro, anche grazie all’uso disinvolto delle applicazioni tecnologiche”, denunciano sigle. Che aggiungono: “Si tratta di piattaforme di intermediazione digitale e vettori di tutti i tipi, a partire dalle auto di noleggio da rimessa, per passare a pulmini di vario tipo, fino ad arrivare a golf car e risciò che svolgono indisturbati un’attività in parte o addirittura totalmente abusiva, continuando a invadere il nostro specifico comparto d’azione nel quale in uno stretto contesto di norme, noi siamo invece costretti ad agire”. “Ricordiamo a tutti che per tutelare il diritto alla mobilità dei cittadini, noi abbiamo continuato a svolgere in modo ininterrotto il nostro lavoro anche durante la pandemia adempiendo alla funzione fondamentale di servizio pubblico che svolgiamo”.