Diritti

Aborto, “almeno in 15 ospedali tutti i ginecologi obiettori di coscienza”: l’indagine sui dati “nascosti”

L'associazione Luca Coscioni ha svolto un'indagine sul 60% delle Asl e delle aziende sanitarie nazionali. Emerge che in 9 regioni diverse ci sono strutture il cui personale è solo obiettore: ma l'informazione compare nei dati del ministero della Salute

In Italia in almeno 15 ospedali tutti i ginecologi sono obiettori di coscienza. Lo rende noto l’indagine “Mai dati!” presentata in anteprima durante il Congresso nazionale dell’Associazione Luca Coscioni , nota per le sue battaglie sull’eutanasia legale e il referendum cannabis. Il dato, secondo le autrici – Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e Sonia Montegiove, informatica e giornalista – non compare nella relazione sulla legge 194/78 del ministero della Salute sull’interruzione volontaria di gravidanza. La percentuale aggiornata di professionisti che non praticano l’aborto in relazione alle singole strutture, perciò, non è pubblica. Eppure, la legge 194 dice che l’obiezione non deve essere di struttura e che al contrario il servizio va garantito. Ecco perché l’associazione ha mandato una richiesta di accesso civico generalizzato alle singole ASL e ai presidi ospedalieri chiedendo i numeri specifici per ogni istituto. L’indagine si basa sul 60% delle Asl e delle aziende ospedaliere ed è in aggiornamento.

Emerge soprattutto il caos di 15 strutture e 5 presidi in cui la totalità del personale ginecologico, ostetrico e degli anestesisti è obiettore. Le regioni interessate sono Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata, Campania, Puglia. In 20 ospedali, inoltre, la percentuale di medici antiabortisti supera l’80%, mentre in altri 13 quella di medici e operatori sanitari messi insieme supera l’80%.

La nostra indagine ha una ragione politica e una pratica. I dati dovrebbero essere pubblicati regolarmente e in modo diverso: aperti e dettagliati sulle singole strutture”, fanno sapere dall’associazione Coscioni. “Solo così hanno davvero un significato e permettono alle donne di scegliere in quale ospedale andare. Non tutte possono scegliere perché vivono in una città dove c’è un solo ospedale oppure in una regione dove c’è un unico non obiettore. Un servizio medico non dovrebbe essere applicato in modo tanto diverso e non omogeneo“. Per vedere la mappa degli obiettori e delle strutture in cui operano: www.associazionelucacoscioni.it/legge-194-mai-dati