Diritti

Perugia-Assisi, 60esima edizione della marcia. Mattarella: “La pace non è soltanto possibile, ma è un dovere di tutti”

La marcia per la pace e la non violenza si ripete ogni anno ormai dal 1961. Dalla prima, quella originaria, promossa da Aldo Capitini, è diventata un'occasione che "ha messo - secondo il capo dello Stato - radici profonde nella coscienza e nella cultura della pace delle nostre comunità"

“La pace non soltanto è possibile. Ma è un dovere per tutti”. Queste le parole nel tradizionale messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la marcia Perugia-Assisi, che si sta svolgendo proprio oggi. Lo ha letto dal palco, prima della partenza, Flavio Lotti, anima della manifestazione. L’occasione – che si ripete ogni anno dal 1961 mobilitando persone da tutto il mondo – è “ancora una volta un segno di speranza. I valori che la ispirano e la partecipazione che continua a suscitare sono risorse preziose in questo nostro tempo di cambiamenti, ma anche di responsabilità“.

La marcia per la pace e la non violenza è giunta alla sessantesima edizione e si è avviata dai Giardini del Frontone, vicino allo storico punto di partenza di via San Girolamo . Dalla prima, quella originaria, promossa da Aldo Capitini, “ha messo radici profonde nella coscienza e nella cultura delle nostre comunità” ha detto il capo dello Stato e conferma, di anno in anno come “Stati, popoli, istituzioni sovranazionali, imprese economiche, forze sociali, cittadini” debbano collaborare. “La pace si può costruire dal basso – ha affermato il Presidente – perché impone coerenza nell’agire quotidiano, nel linguaggio che si usa, nella solidarietà concreta verso chi ha minori risorse e maggiori bisogni, nel rispetto per gli equilibri della natura, nella capacità di prendersi cura di quanti si trovano in difficoltà”. E proprio la cura è al centro dell’edizione di quest’anno: il motto è infatti I Care – mi prendo cura – “che don Lorenzo Milani volle affiggere all’ingresso della scuola di Barbiana – ha ricordato Mattarella – Avere a cuore il proprio destino come quello dell’altro che ci sta accanto, come quello della persona lontana che però sappiamo essere a noi legata da una rete invisibile ma robusta, è la scintilla della cultura di pace che può sconfiggere l’egoismo, l’indifferenza, la violenza, la rassegnazione all’ingiustizia”.