Cronaca

Linate, 20 anni fa il disastro aereo più grave dell’aviazione civile. Il Comitato 8 ottobre: “Raggiunti traguardi inimmaginabili”

Nello scontro tra il piccolo Cessna da turismo e un aereo di linea scandinavo persero la vita 118 persone: 114 tra passeggeri e componenti dell’equipaggio e quattro dipendenti della Sea, addetti allo smistamento bagagli, che stavano lavorando all’interno dell’hangar dove l’aereo finì la sua corsa e prese fuoco

“Abbiamo raggiunto dei traguardi inimmaginabili e abbiamo chiesto e ottenuto nel 2014 la Gen05 che è un protocollo di assistenza ai familiari delle vittime”. Adele Scarani Pesapane, presidente del Comitato 8 ottobre, perse 20 anni nell’incidente aereo di Linate il marito Maurizio. “Quel giorno la macchina del soccorso è stata un disastro, dice all’Admkronos – nessuno sapeva cosa dirci o come rispondere, ed è per questo che ci siamo orientati sulla family assistance. Collaboriamo con gli aeroporti, con Enac e con altri enti che si occupano di assistenza: dalla nostra esperienza dolorosa nasce un protocollo da seguire in caso simili perché a dolore non si aggiunga altro dolore”. Nello scontro tra il piccolo Cessna da turismo e un aereo di linea scandinavo persero la vita 118 persone: 114 tra passeggeri e componenti dell’equipaggio e quattro dipendenti della Sea, addetti allo smistamento bagagli, che stavano lavorando all’interno dell’hangar dove l’aereo finì la sua corsa e prese fuoco. Lunedì 8 ottobre 2001. Milano si sveglia avvolta dalla nebbia autunnale e Linate diventa il teatro della tragedia aerea più grave mai accaduta in Italia. La scena che si presenta ai primi soccorsi arrivati sul luogo del disastro, alle 8.20, è apocalittica dopo lo scontro tra un piccolo Cessna da turismo e un aereo di linea scandinavo, un Md87 della compagnia Sas, che dopo l’impatto finisce la sua corsa contro un hangar dell’aeroporto e prende fuoco. L’unico sopravvissuto, il dipendente della Sea Pasquale Padovano, viene ricoverato nel reparto grandi ustionati dell’ospedale Niguarda di Milano, resterà in coma quattro mesi. Oggi dopo 108 interventi chirurgici porta ancora addosso i segni di quel disastro.

Accantonata l’ipotesi di un attentato terroristico, mentre i soccorritori sperano di trovare qualche superstite, i primi risconti evidenziano che si è trattato di un errore umano. Da quanto raccontano alcuni piloti, e confermano più tardi le autorità inquirenti, il Cessna dal parcheggio dei voli privati imbocca, per errore o per risparmiare tempo, un raccordo sbagliato posizionandosi di traverso rispetto all’aereo della Sas che stava decollando regolarmente. L’Md87 alza le ruote da terra ma non riesce a ‘staccare’ quel tanto che basta per evitare il Cessna e con il carrello urta l’aereo per poi andare a schiantarsi nell’hangar che si trova a fondo pista. Un errore umano avvenuto con poca visibilità e con una segnaletica inadeguata, l’assenza del radar di terra e una serie di mancanze dal punto di vista della sicurezza.

Una tragedia ricordata col vicino bosco dei faggi, con i nomi delle vittime scritti nella cappella dell’aeroporto e con una stele alla fine della pista che ricorda i quattro dipendenti Sea morti, e in generale tutte le vittime. Ma nulla davvero in aeroporto, dove passano i passeggeri, riporta a quella strage. “In effetti si potrebbe chiedere di mettere qualcosa a ricordo all’ingresso, sarebbe un modo affinché ogni viaggiatore sappia quanto successo. In una vecchia assemblea del Comitato avevamo parlato di proporre una stele con i nomi o un qualcosa a ricordo, ora è il caso di riprendere l’idea”, annuncia. Un altro gesto a memoria è il libro di Francesca La Mantia, ‘Non è colpa della nebbia. La tragedia di Linate raccontata ai ragazzì. “È un testo estremamente importante per ricordare, è giusto spiegare alle nuove generazioni cosa è successo e lasciare loro una testimonianza scritta. Ho intenzione di portarne una copia in ogni scuola e fare incontri con i giovani. Il libro c’è, il docufilm speriamo per l’anno prossimo si possa realizzare”, conclude Adele Scarani Pesapane.

Un minuto di silenzio domani 8 ottobre alle ore 8.10 in tutti gli aeroporti nazionali nel 20° anniversario del tragico incidente aereo di Linate. Lo rende noto l’Enac (Ente nazionale aviazione civile). Si ricorderanno così le vittime del disastro che ha profondamente cambiato l’aviazione civile italiana. In occasione della ricorrenza di Linate, l’Enac ha invitato tutti gli operatori del settore a rispettare un minuto di raccoglimento nell’orario in cui è accaduto l’incidente, “per rendere omaggio alle 118 vittime e stringersi idealmente ai loro familiari”. “Un segnale importante – affermano Pierluigi Di Palma e Alessio Quaranta, Presidente e Direttore Generale dell’Enac – per conservare e rinnovare la memoria e non lasciare che la polvere del tempo cada su eventi così gravi”.

La strage di Linate però si distingue da altre disastri avvenuti in Italia. Il processo iniziato nel 2002 (il 20 novembre 2002 si tiene la prima udienza preliminare) si chiude in circa sei anni: il 20 febbraio 2008 la Cassazione conferma la sentenza d’appello disastro aereo colposo e per omicidio plurimo colposo. Con quel verdetto i supremi giudici respinsero i ricorsi presentati da tutti gli imputati ma anche quello con il quale la Procura di Milano chiedeva un nuovo processo per il direttore dello scalo di Linate, Vincenzo Fusco, e per il direttore degli scali milanesi Francesco Federico, definitivamente assolti. Nei confronti dell’ex amministratore delegato dell’Enav Sandro Gualano era stata confermata la pena a 6 anni e 6 mesi anche se il pg aveva chiesto per lui un piccolo ‘sconto di pena’ da rideterminarsi in appello, in quanto riteneva ”ridimensionate” le sue responsabilità per quanto riguarda la mancata installazione del radar di terra a Linate. Apparecchiatura che fu installata 45 giorni dopo il drammatico incidente. Confermata la condanna a tre anni di reclusione per il controllore di volo Paolo Zacchetti, l’uomo-radar, responsabile di non aver capito il disorientamento dei piloti tedeschi del piccolo aereo che aveva preso un raccordo sbagliato e si trovò in rotta di collisione l’aereo. La Suprema corte aveva inoltre condannato a 4 anni e 4 mesi l’ex direttore generale dell’Enav Fabio Marzocca. Definitive anche le condanne a tre anni di conclusione per i manager Sea Antonio Cavan (responsabile dello Sviluppo e della manutenzione) e Giovanni Lorenzo Grecchi (responsabile della gestione delle Risorse aeroportuali). I giudici nelle motivazioni poi i magistrati ricordarono che se a Linate ci fosse stato il radar di controllo dei movimenti dei velivoli a terra, la mattina dell’8 ottobre 2001 non si sarebbe verificato il disastro.