Cronaca Nera

Delitto dell’Olgiata, torna libero dopo 10 anni l’assassino di Alberica Filo della Torre. Il figlio della contessa: “Lacune del sistema italiano”

Manuel Winston Reyes, il maggiordomo che nel 1991 uccise la donna nella sua villa alle porte di Roma, fu condannato a 16 anni di carcere nel 2012, solo 21 anni dopo aver commesso il crimine. Grazie a vari sconti sulla pena, uscirà di prigione lunedì 11 ottobre. Indignati la famiglia e il legale della vittima

Sta per tornare in libertà l’assassino di Alberica Filo della Torre. Lunedì 11 ottobre Manuel Winston Reyes, il maggiordomo di origini filippine che trent’anni fa uccise la contessa napoletana nella sua villa all’Olgiata, alle porte di Roma, uscirà infatti di prigione dopo aver passato dieci anni dietro le sbarre. Il 9 ottobre del 2012, dopo anni di “giallo” irrisolto, era stato condannato a 16 anni ma una serie di benefici ne hanno ridotto la pena fino all’esito attuale che ha indignato la famiglia e il legale dei Mattei.

“È l’ennesima dimostrazione che il sistema italiano ha lacune da tutte le parti, fatica ad assicurare i colpevoli alla giustizia e anche quando li assicura, non riesce a garantire una certezza e un’adeguatezza della pena”, ha commentato all’Andkronos il figlio della vittima, Manfredi Mattei, che all’epoca del delitto aveva nove anni. “La battaglia della vita di mio padre è defraudata in modo indecoroso. Più che rabbia provo rammarico, delusione, sconforto: si assiste sempre al solito sistema dove alla fine nessuno paga o se paga lo fa in modo irrisorio”, ha concluso. A fargli eco anche l’avvocato Giuseppe Marazzita, legale della famiglia Mattei: “Questa liberazione è qualcosa di assolutamente previsto e prevedibile, nel senso che in base al nostro ordinamento, oltre la seconda metà della pena, si inizia ad avere una serie di benefici e poi è previsto nel percorso di rieducazione del reo che rientri in libertà prima della scadenza del termine. Il punto è che Winston è stato condannato a una pena mite, e su quello ha inciso il ritardo della giustizia italiana“. Secondo Marazzita, “se quest’uomo non fosse stato condannato 20 anni dopo i fatti, da un lato non si sarebbe prescritto uno dei reati, la rapina aggravata ragione dell’omicidio, e dall’altro la pena sarebbe stata più severa, perché si giudicava una persona che aveva appena commesso un omicidio, non una persona che lo aveva commesso in gioventù e nel frattempo aveva avuto un percorso di vita diverso”.

La vicenda risale al 10 luglio 1991. Nell’elegante villa a nord della capitale, all’Olgiata, la 42enne Alberica Filo della Torre, moglie del costruttore Pietro Mattei, si prepara a una festa per celebrare i primi dieci anni di matrimonio. Un party che però non si svolgerà sarà mai, impedito dal ritrovamento del cadavere della donna nella sua camera da letto. Non ci sono testimoni, per cui, come in un giallo, i sospetti ricadono inizialmente su due uomini: il primo è il figlio di un insegnante di sostegno che lavora nella villa, definito come persona violenta; il secondo è proprio Winston Reyes, ex cameriere da poco licenziato perché ha il vizio dell’alcol. I due vengono fermati ma nel giro di pochi giorni vengono rilasciati. Negli anni successivi gli inquirenti seguono diverse piste, ma tutte si rivelano sbagliate, dagli inesistenti amori di Mattei al coinvolgimento dei servizi segreti, senza investigare a fondo sulle prove acquisite e lasciando che il vero colpevole esca dal loro radar. Fino al 2011, quando un’inchiesta riaperta grazie alla tenacia del marito della contessa rimescola le carte porta a un’analisi più accurata di alcune prove, una macchia di sangue sul lenzuolo era stato avvolto il corpo della donna tanti anni prima e il Rolex della contessa sporco di sangue. Il dna inchioda proprio l’ex maggiordomo.

Il 14 novembre 2011 Winston Reyes viene condannato a 16 anni di reclusione con rito abbreviato per aver strangolato la nobildonna: una sentenza confermata il 9 ottobre del 2012 che tuttavia l’uomo non finirà mai di scontare integralmente grazie a una serie di riduzioni della pena.