Scienza

Covid, l’immunologo Fauci: “Con la terza dose di vaccino la protezione aumenta fino a 44 volte”

Intanto in uno nuovo studio - pubblicato su MedRxiv e quindi non sottoposto a revisione - i ricercatori di Oxford confermano che i vaccinati non contagiano come i non vaccinati

Una protezione fino a 44 volte del vaccino anti Covid. “A 15 giorni dalla somministrazione della terza dose del vaccino Moderna rispetto a più varianti possiamo vedere un aumento della protezione di 23 volte rispetto alla mutazione D614G (la prima rilevante rispetto al ceppo originario di Wuhan), di 32 rispetto alla mutazione B.1.351 (sudafricana) e di 44 volte rispetto alla mutazione P.1 (brasiliana). Dati simili a quelli rilevati per il booster Pfizer-Biontech e indistintamente in giovani e anziani, nei quali si sono avuti drastici aumenti dei livelli anticorpali e della protezione da forme gravi e infezioni”. È l’immunologo Anthony Fauci, consigliere della Casa Bianca, a dirlo al Congresso dei medici internisti Fadoi.

La trasmissibilità della variante Delta è molto più efficiente delle altre varianti e la carica virale nelle vie aeree superiori delle persone infette è fino a mille volte superiore rispetto ad altre varianti. Negli Stati Uniti – ha spiegato il direttore dell’Istituto nazionale per la ricerca sulle malattie infettive degli Stati Uniti (Niaid) – questo ha comportato un calo di efficacia dei vaccini contro forme gravi di malattia con conseguenti ricoveri, che è dal 91 all’81% per Moderna e dall’85 al 75% per Pfizer”. Allo scienziato è stato conferito il premio Internal Medicine Research Award 2021.

Intanto in uno nuovo studio – pubblicato su MedRxiv e quindi non sottoposto a revisione – i ricercatori di Oxford confermano che i vaccinati non contagiano come i non vaccinati. Gli scienziati hanno misurato le cariche virali di individui contagiati da Delta, tre volte più trasmissibile rispetto al ceppo originario. L’analisi, pubblicata il 29 settembre, conclude che le persone vaccinate sono meno infettive anche con Delta. Inoltre ipotizza i bambini siano meno infettivi e meno suscettibili, anche con la mutazione rilevata per la prima volta in India. I ricercatori hanno analizzato i dati dei tamponi tra il 2 gennaio 2021 e il 2 agosto 2021 in Inghilterra.

Lo studio su MedRxiv