Cronaca

Milano, corruzione all’ospedale Sacco: scoperto traffico delle salme tra dipendente dell’obitorio e operatori delle pompe funebri

Secondo gli inquirenti l'addetto del policlinico riceveva mazzette per indirizzare i familiari dei deceduti nella struttura alle ditte sue complici promettendo falsi sconti sul prezzo del servizio inumazione. Disposte misure cautelari nei confronti di tre persone

Avevano messo in piedi un giro di tangenti incentrato sul traffico delle salme. Questa l’accusa che ha portato il gip di Milano a emettere tre misure cautelari nei confronti di un operatore dell’obitorio dell’ospedale Fatebenefratelli-Sacco e di due impresari di onoranze funebri di Milano e Baranzate. Un provvedimento che ha costretto gli indagati, rispettivamente 57, 38 e 29 anni, a interrompere l’esercizio delle loro attività.

L’indagine è partita da quattro esposti, di cui uno ad opera della stessa direzione generale del nosocomio, presentati alla polizia locale e poi trasmessi alla Procura meneghina. Nel mirino le procedure adottate dal dipendente del policlinico, che secondo gli inquirenti si faceva pagare per effettuare un vero e proprio smistamento dei corpi sulla base di un’infondata competenza territoriale. In sostanza, stando alla ricostruzione degli investigatori, l’uomo comunicava i decessi avvenuti in ospedale direttamente all’impresa funebre prescelta e poi indirizzava i familiari alla ditta in questione millantando inesistenti convenzioni con il Comune di Milano che avrebbero garantito prezzi calmierati. Un’opera di intermediazione che, tra le altre cose, prevedeva anche di garantire agli interlocutori l’accesso alla camera mortuaria senza la richiesta dei parenti del defunto, come invece imposto dal regolamento aziendale, e la consegna della documentazione relativa ai decessi.

Dopo l’allarme diffuso dalla direzione dell’ospedale, la polizia locale di Milano coordinata dalla Procura metropolitana ha avviato a febbraio 2021 le indagini servendosi anche di intercettazioni telefoniche. Dalle registrazioni, si legge nel dispositivo, sono emersi gravi indizi di colpevolezza che hanno portato il gip a rilevare un “concreto pericolo di reiterazione di reati della stessa tipologia sia per le molteplici circostanze in cui si sono consumati i fatti sia per la personalità degli imputati, che hanno dimostrato particolare sfrontatezza. Da qui la scelta di adottare le misure cautelari.