Cronaca

Luca Morisi è indagato per cessione di droga: trovata nella casa del guru social della Lega. Lui: ‘Fragilità esistenziali’. Salvini: ‘Lo aiuterò’

Aveva nella sua cascina a Belfiore, in provincia di Verona, una modica quantità di cocaina, mentre tre ragazzi fermati nell'agosto scorso hanno raccontato di aver fatto scorta di sostanze stupefacenti proprio da lui. Il guru social: "Grave caduta come uomo, nessun reato". L'ex vicepremier: "Ha fatto male a se stesso più che ad altri". Mercoledì scorso era arrivata la notizia inaspettata del passo indietro

Appena pochi giorni fa, il suo addio come capo della Bestia, la macchina dietro ai profili social di Matteo Salvini, aveva colto tutti di sorpresa. Oggi, Luca Morisi risulta indagato dalla Procura di Verona per cessione e detenzione di stupefacenti. Il guru della comunicazione, fino a poche ore fa al servizio del leader della Lega, aveva nella sua cascina a Belfiore, in provincia di Verona, una modica quantità di cocaina, mentre tre ragazzi fermati dai carabinieri per un controllo di routine nell’agosto scorso sono stati trovati in possesso di una sostanza liquida rintracciata e sequestrata. I tre hanno raccontato di aver fatto scorta di sostanze stupefacenti proprio da lui. Ed è proprio su queste sostanze che gli investigatori stanno svolgendo le dovute verifiche.

Salvini è intervenuto in mattinata sulla la vicenda esprimendo vicinanza al suo ex collaboratore con un post su Facebook: “Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Amicizia e lealtà per me sono la Vita. In questa foto avevamo qualche anno e qualche chilo in meno, voglio rivederti presto con quel sorriso. Ti voglio bene amico mio, su di me potrai contare. Sempre”. Mercoledì scorso era arrivata la notizia del passo indietro dello stesso Morisi dalla cabina di regia della Bestia. Notizia che il diretto interessato, in una lettera ai parlamentari, aveva confermato parlando di motivazioni personali.

Non è ancora chiaro di quale sostanza si tratti e i risultati delle analisi sui campioni raccolti dalle forze dell’ordine possono fare la differenza fra la commissione di un reato o meno. Nel caso, per ipotesi, che si tratti infatti di Gbl, comunemente definita “droga dello stupro”, la sola detenzione di questo liquido rappresenterebbe un reato. Stessa cosa nel caso in cui si tratti di Ghb, meglio conosciuta come ecstasy liquida. Diversa la situazione se, invece, si trattasse di altra sostanza, alcune delle quali legali in Italia, cosa che giustificherebbe le dichiarazioni rilasciate successivamente alla diffusione della notizia proprio da Morisi che ha assicurato: “Nessun reato”.

Una di queste è ad esempio quella che comunemente viene chiamata Popper: si tratta di un liquido che può essere assunto sniffandone i fumi e disponibile nei sexy shop. In passato ha riscosso successo sia tra i frequentatori di locali, visto che poteva essere usato per riaccentuare e prolungare gli effetti di altre droghe, come l’ecstasy, che come prodotto usato a scopi sessuali, essendo anche un potente vasodilatatore e rilassatore muscolare.

“Si tratta di un fatto banale per quanto riguarda l’autorità giudiziaria. Morisi è iscritto nel registro degli indagati per supposta cessione di sostanza stupefacente, sulla cui natura si attende ancora l’esito delle analisi”, dice la procuratrice della Repubblica di Verona Angela Barbaglio. Morisi non è ancora stato sentito dal pm: “Mi risulta – prosegue Barbaglio – che il difensore dell’indagato abbia preso contatto con il pm titolare dell’indagine – Stefano Aresu, ndr – immagino per parlare degli atti del procedimento”. Il procuratore ha chiarito che dopo quanto raccontato dai tre fermati con il flacone di sostanza liquida, durante la perquisizione nella villa di Morisi “hanno trovato una piccola quantità di cocaina per uso personale, e questa detenzione configura solo un illecito amministrativo e non penale”.

Poche ore dopo la diffusione della notizia delle indagini a suo carico, il diretto interessato ha spiegato le sue ragioni in una nota: “Non ho commesso alcun reato – ha specificato immediatamente – ma la vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo. Chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega, a cui ho dedicato gli ultimi anni del mio impegno lavorativo, a mio padre e ai miei famigliari, al mio amico di sempre Andrea Paganella a fianco del quale ho avviato la mia attività professionale, a tutte le persone che mi vogliono bene e a me stesso”. L’esperto social ha poi voluto ricordare di aver “rassegnato il 1° settembre le dimissioni dai miei ruoli all’interno della Lega. È un momento molto doloroso della mia vita, rivela fragilità esistenziali irrisolte a cui ho la necessità di dedicare tutto il tempo possibile nel prossimo futuro, contando sul sostegno e sull’affetto delle persone che mi sono più vicine”.