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Draghi all’Onu: “Sul clima i giovani hanno portato il cambiamento, vanno ascoltati. In Afghanistan smantellati i progressi degli ultimi 20 anni”

È il momento di rialzare la testa, dopo quasi due anni di totale emergenza legata alla pandemia di Covid e “rilanciare il multilateralismo”, compromesso anche a causa dell’America First trumpiano e riscoperto invece dalla nuova amministrazione Biden, per affrontare sfide come clima, situazione in Afghanistan, vaccinazione globale e sicurezza. Sono questi i punti fermi dell’intervento inviato tramite videomessaggio dal presidente del Consiglio Mario Draghi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Parole, quelle del capo di governo, che riprendono in parte gli auspici del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, soprattutto per quanto riguarda la necessità di accelerare il piano di immunizzazione nel continente africano.

“Dobbiamo rilanciare il multilateralismo e renderlo efficace per affrontare le sfide del nostro tempo – ha detto Draghi – Da qualche tempo assistiamo a un progressivo indebolimento del multilateralismo che ha garantito pace, sicurezza e prosperità a partire dal dopoguerra. Gli ultimi mesi ci hanno però posto davanti a problemi che non possiamo risolvere da soli”, ha detto, citando il virus, il climate change, la ripresa economica, la lotta a diseguaglianze, insicurezza alimentare e terrorismo.

Clima: “Agire adesso”
La battaglia contro i cambiamenti climatici è una delle sfide più urgenti, che richiede interventi massicci e a breve termine, sostiene il presidente del Consiglio nel suo discorso: “Dobbiamo agire ora, per tutelare il pianeta, la nostra economia e le generazioni future – ha dichiarato – Negli ultimi anni sono stati spesso i giovani a essere portatori di cambiamento e a spingerci a fare di più. È nostro dovere ascoltarli perché saranno loro a ereditare il pianeta”. Il premier ha poi ricordato che “la settimana prossima 400 ragazzi da tutto il mondo si incontreranno a Milano per formulare le loro proposte sul contrasto al cambiamento climatico”.

Afghanistan, “serve un governo inclusivo. Smantellati i progressi degli ultimi 20 anni”
La situazione afghana, dopo la presa del potere da parte dei Taliban e la nascita del nuovo Emirato Islamico, è uno dei temi al quale il capo del governo ha riservato maggior tempo nel corso del suo intervento. Con il Paese che rischia di ricadere nell’oscurantismo sognato dagli Studenti coranici e con i diritti di minoranze, donne e oppositori che rischiano di essere quotidianamente e sistematicamente violati, Draghi è tornato a chiedere un esecutivo che a Kabul si dimostri più inclusivo di quello annunciato dai Taliban, che accolga le diverse anime che compongono il Paese. “La composizione del nuovo esecutivo afghano non risponde alle aspettative della comunità internazionale di un governo inclusivo e rappresentativo delle diverse componenti etniche, sociali e religiose del Paese. I nuovi governanti devono dimostrare con le loro scelte, e non solo a parole, di credere nel rispetto delle libertà individuali. In Afghanistan stiamo assistendo allo smantellamento dei progressi degli ultimi 20 anni relativamente alla difesa delle libertà fondamentali, soprattutto per le donne”.

E annuncia poi i contenuti del prossimo G20 straordinario sull’Afghanistan che si terrà a Roma e “si concentrerà sui temi dell’aiuto umanitario, della sicurezza e dei diritti umani” e “dovrà dare massimo sostegno a questi obiettivi”, allontanando il rischio terrorismo e di una “catastrofe sociale”.

Vaccini: “Differenze drammatiche nella diffusione dei vaccini”
“A oltre un anno e mezzo dall’inizio della pandemia possiamo pensare al futuro con maggiore ottimismo – ha detto il premier riferendosi alla gestione della pandemia di coronavirus – La campagna di vaccinazione ci ha restituito fiducia nella nostra capacità di conquistare una nuova normalità. In Italia e in Europa abbiamo riaperto gran parte delle attività economiche. Gli studenti sono tornati nelle scuole e nelle università. Dopo mesi di solitudine, la nostra vita sociale è finalmente ricominciata. La pandemia però non è finita e anche quando lo sarà, avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze”. Ma se nel Vecchio Continente e negli Stati Uniti la situazione sta migliorando costantemente con l’aumento della popolazione immunizzata, a preoccupare, come già detto dal segretario Guterres, è il piano vaccinale nel resto del mondo: “A livello globale, abbiamo davanti differenze drammatiche nella diffusione dei vaccini. Nei Paesi ad alto reddito, più del 65% della popolazione ha ricevuto almeno una dose. Nei Paesi più poveri, solo il 2%. Queste disparità sono moralmente inaccettabili, meno vaccinazioni equivalgono a più morti”.