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Senato, il quasi-senatore Boccardi alza il tiro: “Eletti mai proclamati votano Capo dello Stato. Ricorrerò anche alla Corte Costituzionale”

L'ex senatore pugliese di Forza Italia attende da un anno che l'aula gli attribuisca il seggio cui ha diritto. Dopo aver denunciato per omissione e abuso d'ufficio la presidente Casellati è pronto a contestare l'elezione del successore di Mattarella. La sua mancata elezione impedisce anche la proclamazione di 193 senatori che da tre anni e mezzo hanno solo i certificati dei collegi elettorali. E si prospetta un altro mega-risarcimento

Ha tentato con le buone di ottenere il seggio al Senato cui ha diritto. Dopo tre anni e mezzo ha denunciato la Casellati e ora alza il tiro sul Colle: la mancata ratifica del suo seggio impedisce anche la proclamazione di 193 senatori. “Il nuovo Presidente della Repubblica sarà eletto coi loro voti? E io farò ricorso alla Corte Costituzionale impugnando l’elezione del Capo dello Stato. Sarò anche lo zimbello di mezza Italia ma mi creda, lo farò”. Non si arrende il “quasi” senatore Michele Boccardi, una specie di spettro che s’aggira da anni per il Senato in attesa del seggio che gli spetta dalle politiche del 2018. Che spetti a lui lo ha stabilito la stessa giunta per le elezioni, che è il tribunale interno. La presidente Elisabetta Casellati, per ragioni mai chiarite, non calendarizza il passaggio in aula. Boccardi resta così per un altro anno con un piede dentro Palazzo Madama e l’altro fuori, finché decide di metterli entrambi nei locali del Tribunale e della Procura di Roma, dove denuncia la Casellati per omissione e abuso d’ufficio. Il procedimento civile è già al dibattimento, quello penale in fase istruttoria, affidato al pm Alessandra Fini. E’ altamente probabile che la ragion di Stato preverrà sullo stato di diritto. Ma è illuminante farsi raccontare lo spettacolare cortocircuito che va in scena nel luogo dove le leggi si fanno, ma non si rispettano.

Senatore, la possiamo chiamare così?
Diciamo di sì, perché in effetti lo sono stato.

Da quanto è nel limbo dei quasi-senatori?
Dall’elezione del 2018, sono tre anni ormai che faccio avanti e indietro tra casa e il Senato. Domani fa giusto un anno da che la giunta ha stabilito che il seggio in Puglia spettava a me e che dovrei subentrare alla senatrice Minuto che invece deve decadere. Ho scritto a Mattarella, alla Casellati, a Fico. Non ho avuto neppure risposta.

E allora che ha fatto?
Oltre alla diffida ho fatto l’unica cosa possibile, ho denunciato all’autorità giudiziaria. Del resto è un anno che mi fanno venire a Roma e poi con una scusa o l’altra mi rimandano a casa: c’è il Covid, c’è la crisi di governo, quello nuovo. Poi mi dicono un sacco di balle.

Come le dicono balle?
“Il calendario è sempre stato fitto di provvedimenti”, non c’era il tempo. Ma è una collossale presa per i fondelli: la Casellati questo inverno ha addirittura chiuso il Senato perché non c’erano argomenti all’ordine del giorno. Stiamo parlando per altro di un passaggio in aula che richiede sì e no 10 minuti, se neppure si vota è una banale presa d’atto.

Ogni volta che si parla del suo caso spunta l’autodichia
Ma quella non c’entra un bel nulla, è solo una comoda foglia di fico per giustificare l’inerzia nelle decisioni. L’autodichia è la potestà di regolare autonomamente il funzionamento degli organi interni delle camere e verte sulle decisioni dei parlamentari, ma qui siamo di fronte a un atto dovuto che non prevede una decisione o un atto politico da parte dell’Ufficio di presidenza del Senato, che non è chiamato a esprimersi, ma solo a consentire all’aula di farlo. Non a caso ho denunciato la Casellati. Viceversa è l’autodichia che mi ha impedito di ricorrere al Tar o al Consiglio di Stato.

Esistono precedenti nella storia repubblicana?
Francamente no. Dal 1948, e lo scrive la relazione della giunta, non è mai capitato. Ci sono stati ritardi nella proclamazione, certo, ma era questione di mesi. Il regolamento per la verifica dei poteri dice che a un mese dal voto si esprime la giunta, la presidenza ha poi trenta giorni per trasmettere la pratica all’aula per il voto di ratifica delle decisioni della giunta. Nell’ultima legislatura (2013-2018) tutti i senatori sono stati validati a quattro mesi dalle elezioni, ora siamo a tre anni e mezzo e i senatori in carica non sono validati.

Può spiegare che cosa c’entra il presidente della Repubblica?
Questa vicenda non investe solo me, che sono la persona danneggiata, ma ha un riflesso su tutto il Senato perché senza la mia ratifica 193 senatori non sono stati proclamati e dunque non sono nel pieno delle loro funzioni. Come può un Senato dove il 65% dei votanti non è validato eleggere il Capo dello Stato?

Sul Fatto però abbiamo ricordato il clamoroso caso del senatore “per un giorno” Cosimo Faggiano, e del suo megarisarcimento: dovremo risarcire anche lei?
Guardi io faccio avanti e indietro da Roma come un cretino da tre anni, questa vicenda mi danneggia come persona, come rappresentante di Confindustria e come imprenditore. Perché è ovvio che tutti si chiedano: “ma che avrà mai fatto questo qui?”

E allora sarà risarcito dai contribuenti
Non sto pensando affatto a risarcimenti, perché credo ancora che le istituzioni rispondano alla volontà popolare che sceglie da chi farsi rappresentare. Credo sia ingiusto e inaccettabile che siano sbarrate le porte del Parlamento a chi ne ha diritto, mantenendo al suo posto chi non lo ha.

Insomma, il seggio negato a Boccardi mette a rischio la democrazia…
Lei scherza ma è proprio così. E’ una enorme questione di democrazia violata che occorre risolvere quanto prima. Perché un cittadino può chiedersi “cosa si vota a fare?” A cosa serve la giunta per le elezioni del Senato se decide ma poi non conta nulla? E per estensione, a cosa servono i senatori poi, se dopo un anno non sono venuti a capo di una vertenza tutta loro che si risolve in dieci minuti?