Società

Addio faristi: tra pensionamenti e concorsi mancati restano 88 guardiani per 860 torri. ‘Se nessuno le vive, le strutture cadono a pezzi’

Solo a inizio estate sono arrivati tre annunci di pensionamenti. Dal 1994 non si tengono più concorsi pubblici per le nuove assunzioni: si procede con concorsi interni all’Amministrazione attraverso la qualifica di personale civile della Difesa

Parlando del lavoro di guardiano del faro, ai più romantici viene in mente la scena finale del film di Federico Moccia “Scusa ma ti chiamo amore”. Quello che però in pochi conoscono è il nome del posto di quel faro, il gigantesco occhio luminoso di Capo Miseno. Raul Bova, per fare davvero il guardiano, avrebbe dovuto prima diventare dipendente del ministero della Difesa, rientrando però così in una di quelle categorie a rischio estinzione. Solo a inizio estate infatti sono arrivati tre annunci di pensionamenti da parte di faristi. Tra questi Giovanni Lupo, che per quarant’anni è stato guardiano del faro di Cozzo Spadaro, nella punta più a sud della Sicilia. Ma anche Silverio Montella, l’ultimo guardiano rimasto sull’Isola di Ponza, che di fari ne conta quattro, seppur ormai tutti automatizzati.

“Una volta nel faro non viveva un solo guardiano, bensì tre. Ogni quindici giorni si alternavano e una famiglia ritornava a casa”. A raccontare la storia dei guardiani di Ponza è Vitiello Biagio, dottore in pensione e figlio di un ex farista. “I guardiani erano una sorta di figure mitologiche. Alcuni vivevano addirittura su un’isoletta, lontani dalle città. Fino alla visita di Andreotti negli anni ‘50 non avevamo nemmeno un frigorifero, quelli a gas stavano arrivando in quel periodo. Dobbiamo ringraziare lui che ce li ha spediti”.

E poi, navi dotate di Gps, elettricità e quant’altro hanno reso i fari indipendenti, al punto tale che dal 1994 non si tengono più concorsi pubblici per assumere personale. Da allora infatti si è proceduto esclusivamente con concorsi interni all’Amministrazione attraverso la qualifica di personale civile della Difesa resosi disponibile, o attraverso la riconversione di personale ex-militare transitato nei ruoli dei dipendenti civili della Difesa. Dopodiché gli aspiranti assistenti devono superare un corso di abilitazione tenuto dall’Ufficio Tecnico dei Fari di La Spezia. Eppure i fari in Italia non sono pochi. Su un totale di 860 ausili per la navigazione, 147 sono le lanterne e 713 i fanali (comprese mede e boe). Se non fosse che i faristi attualmente in servizio sono solo 88.

Ma qualcuno che questo lavoro ancora lo porta avanti c’è. “Sono qua a Portofino dal 2018, però ho lavorato 25 anni nel servizio fari, sono un appassionato e appena si è aperta questa possibilità l’ho colta”, racconta il signor Bassignani, farista della città genovese. “Negli anni siamo passati da un lavoro manuale a uno tecnico, ma l’elettronica non pulisce i vetri”. Un lavoro che negli anni è cambiato parecchio. Mentre in passato i guardiani dovevano caricare le bombole e mantenere realmente attivo il faro, oggi un guardiano deve essere più che altro un tuttofare, e amare anche un pochino la sola compagnia del mare. “La mattina quando mi alzo oltre ad avere davanti a me un panorama bellissimo dalle otto finestre che danno sul mare (vive dentro al faro di Portofino, ndr), mi dedico a lavori di manutenzione minima e pulizia, quindi imbianco, scrosto e cerco di mantenere questa struttura costruita nel 1911”. Se infatti ad oggi molti fari sono passati al lato tecnologico, diventando sostanzialmente autonomi, il rischio è che vengano abbandonati e diventino quindi inagibili. Per contrastare questo problema, dal 2015 l’Agenzia del Demanio ha messo sul mercato il patrimonio di fari, torri ed edifici costieri. Per salvarli dal degrado vengono trasformati in nuovi progetti imprenditoriali come ristoranti o resort. Ad oggi sono state assegnate più di 25 strutture da parte dell’Agenzia del Demanio che ha emanato l’ultimo bando nel 2018. Da allora infatti i bandi sono stati pubblicati dalla Marina che in contemporanea ne ha portato avanti altri per gli edifici da loro posseduti.

Alla domanda sul perché dunque il farista sia un mestiere a rischio estinzione, il sig. Bassignani tentenna: “I fari più disagiati vengono chiusi, e se nessuno li vive in pochi anni cominciano a cadere a pezzi”. Ma soprattutto, a mancare con l’assenza del guardiano è il rapporto di fiducia che si instaura, anche se a distanza, tra lui e i marinai. “Il faro è importante non solo per le grandi navi“, conclude Bassignani, “ma per tutti gli uomini di mare. Sembra stupido, ma siamo un riferimento, una certezza”. E a confermare questo punto è proprio un marinaio di Ponza: “Se succede qualcosa in mare, sai che puoi chiamare e fare affidamento su quella persona. Quando invece non c’è, manca la sicurezza. Dovrebbero esserci sempre.”