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Spagna, la ricetta di Sanchez per contrastare l’aumento delle bollette: meno utili per i grandi produttori e imposte ridotte

Ad agosto la bolletta della luce è costata il 34,9% in più rispetto al 2020. Il governo è intervenuto con un pacchetto che comprende una “diminuzione temporanea dell’eccesso di remunerazione” per i big che producono elettricità da idroelettrico e nucleare. EDP, Iberdrola, Naturgy ed Endesa, che dovranno anche mettere all’asta parte della propria produzione, hanno minacciato di chiudere le centrali

Estate da dimenticare per i consumatori spagnoli. L’aumento del prezzo del gas e – in misura minore – i rincari dei diritti di emissione della Co2 hanno causato un’impennata del prezzo della benzina, il 20,9% in più, e del gasolio, il 18,5%. Ma è la bolletta della luce a preoccupare il Paese iberico, con cifre mai viste. In media, nel mese di agosto si è appesantita del 34,9% rispetto al 2020, mentre l’aumento è del 10,8% se si prende in considerazione il 2018, anno in cui si era registrato il precedente record.

Lunedì il prezzo medio dell’elettricità ha raggiunto quota 154 euro per Megawattora (MWh), secondo i dati dell’Operatore del mercato elettrico iberico. Martedì si prevede possa raggiungere i 153 euro MWh, con un picco verso le 21 a 171 euro MWh. Quotazioni che rappresentano già il 50% della spesa totale per le bollette. Il governo ha provato a metterci una pezza con l’abbassamento temporaneo dell’Iva dal 21% al 10% e la sospensione dell’imposta del 7% sulla produzione di energia elettrica fino alla fine dell’anno. Non è bastato e il Consiglio dei ministri ha appena approvato nuove misure specifiche, come molto probabilmente dovrà fare nelle prossime settimane anche il governo italiano.

L’obiettivo è avvicinare il prezzo della fattura a quello del 2018 grazie a un pacchetto che comprende un più ampio utilizzo di energia “pulita ed economica”, una serie di misure fiscali e un intervento sugli extra profitti dei produttori di elettricità da idroelettrico e nucleare. Non senza vibranti proteste da parte di grandi aziende come EDP, Iberdrola, Naturgy ed Endesa, che dovranno anche mettere all’asta parte della propria produzione energetica per stimolare la compagnie più deboli: oggi hanno minacciato di chiudere le centrali nucleari.

Ma vediamo nel dettaglio gli interventi annunciati dall’esecutivo del premier Pedro Sánchez. Innanzitutto è prevista la sospensione dell’imposta sul valore della produzione di elettricità e la riduzione dell’imposta speciale sulla produzione di energia elettrica dal 5,1% al 0,5% (il minimo stabilito dalla normativa comunitaria). Si tratta di denaro che spetta alle Comunità Autonome, le regioni spagnole, e che dovrà essere compensato dall’esecutivo. Per le persone più vulnerabili sarà disponibile una fornitura minima vitale, che impedirà la sospensione della corrente per altri sei mesi. Il governo ha poi stabilito di aumentare di 900 milioni, portandola a 2 miliardi complessivi, la quota di proventi dalle aste dei permessi di emissione di Co2 che verrà destinata a coprire i costi del sistema elettrico.

Infine, e questa è la misura più dirompente, come annunciato da Sanchez verranno “tagliati i profitti straordinari che hanno realizzato le imprese” che risultano favorite dall’aumento del prezzo del gas – da cui deriva quello dell’elettricità – ma non lo utilizzano. È il caso delle centrali idroelettriche e nucleari, appunto, per le quali si prevede una “diminuzione temporanea dell’eccesso di remunerazione”. Si calcola che il governo riuscirà a recuperare 2 miliardi e 600 milioni di euro entro marzo del 2022. “Tutti dobbiamo fare uno sforzo. Ci sono imprese che stanno ottenendo profitti straordinari e questo non mi sembra accettabile, perché sono profitti che derivano dall’evoluzione del prezzo energetico”, ha detto Sánchez a Tve.

Il forte aumento della bolletta della luce cui Madrid cerca in questo modo di far fronte colpisce in particolare 10,5 milioni di nuclei che hanno una tariffa regolata, più sensibile alla volatilità del mercato. Altre 17 milioni di famiglie hanno contratti a tariffa libera con compagnie che offrono prezzi meno esposti ai cambiamenti internazionali. La ministra della Transizione Ecologica Teresa Ribera Rodríguez ha calcolato che con le nuove iniziative la fattura dovrebbe calare fino al 22%. L’ultimo dato sul prezzo medio settimanale, che risale a venerdì, vedeva la Spagna attestarsi a 136 euro MWh, superata solo dal Regno Unito, con 225 euro MWh. L’Italia si trova immediatamente dopo, 135 euro MWh, seguita dalla Germania a 121 euro MWh.