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“La guerra dei soldi”, la seconda puntata di PresaDiretta entra nel mondo delle criptovalute. “Speculazioni anche sulla pandemia”

C’è una data fondamentale nella storia delle criptovalute, le nuove monete digitali che si propongono da anni come un circuito alternativo a quello della finanza tradizionale. È il 5 ottobre 2009, giorno in cui è stato stabilito il tasso di cambio iniziale tra il Bitcoin, la prima criptovaluta e ancora oggi la più importante, e il dollaro.

Quel giorno 1 dollaro valeva 1309 bitcoin. Tredici anni dopo il rapporto è completamente rovesciato e oggi 1 bitcoin vale circa 50mila dollari. In tredici anni il prezzo di Bitcoin si è moltiplicato di milioni di volte: il sogno di un guadagno del genere in questi anni ha attratto molti nuovi investitori e ha fatto nascere nuove criptovalute che hanno provato a raggiungere il valore di Bitcoin.

Con la puntata “La guerra dei soldi”, lunedì 6 settembre alle 21.20 su Rai 3, PresaDiretta fa un doppio viaggio. Entra nel mondo delle criptovalute, un mercato che già oggi vale 2mila miliardi di dollari e poi in quello delle banche, che hanno attraversato la crisi scatenata dalla pandemia e si preparano a entrare in una dimensione nuova, con meno contante, meno sportelli e sempre più digitale.

Mentre le banche si riorganizzano, le criptovalute crescono. Quelle nate dopo Bitcoin si chiamano alternative coin o alt coin, un mercato che con la pandemia è esploso: gli exchange, le piattaforme internet su cui si acquistano le criptovalute, nel 2020 hanno visto triplicarsi il numero dei clienti e crescere di otto volte i volumi di denaro. È una piazza che riguarda l’Italia in particolare: se in media circa il 2 per cento della popolazione investe in criptovalute, in Italia la percentuale sale al 5 per cento.

Ma è anche un mercato molto volatile e non regolato secondo gli standard finanziari, quindi un mercato pericoloso. Manca infatti una legislazione chiara sulle criptovalute e sugli exchange, e su internet nascono ogni giorno nuove monete digitali false su cui investire e siti internet che frodano gli utenti con la promessa di guadagni da sogno. Per PresaDiretta, Andrea Vignali e Marco della Monica sono entrati nel mondo oscuro delle monete digitali fatto di truffe passate e recenti.

Ma come rispondono le banche alla sfida lanciata dalle nuove criptomonete? “Quando la moneta era fisica ed era l’unico mezzo di pagamento, la banca era insostituibile e nodale”, spiega il professore della Bocconi Maurizio Dallocchio intervistato da PresaDiretta. Che poi lancia una provocazione: “Io non lo so se fra 10 anni la banca avrà il ruolo centrale che ha oggi nell’attribuzione delle risorse al sistema”.

Elena Stramentinoli e Luigi Mastropaolo indagano il mondo degli istituti di credito che con l’ascesa delle criptomonete si vedono costretti a rivedere il loro ruolo nella società. Oggi le banche sono ancora fondamentali per il tessuto economico del nostro paese, ma da anni prestano sempre meno soldi. Secondo i dati elaborati da banca etica, dal 2012 al 2018 le banche in Italia hanno ridotto il credito a imprese e cittadini del 4,3 per cento. Sembra poco, ma parliamo di 263 miliardi persi in 20 anni dal sistema Italia. Soldi che non sono mai entrati nell’economia reale.

E il cambiamento coinvolge anche la presenza delle banche sul territorio. Da anni infatti è in atto una costante diminuzione del numero degli sportelli: dal 2008 al 2020, secondo i dati della First Cisl, nel nostro paese sono stati chiusi 10.658 sportelli. e ben 820 comuni sono rimasti senza banca. Il 10 per cento del totale di tutti i comuni italiani. Numeri che entro la fine di quest’anno sono destinati a crescere ancora. “Il risultato – come racconta Pierpaolo Gagliardi della Fabi, il sindacato autonomo dei bancari italiani – è un po’ la desertificazione dei servizi bancari in generale”.

E quando le banche non sono più sul territorio ne soffre l’intera economia. Il crack delle banche venete, Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ha portato oltre 200 mila azionisti sul lastrico. A causa di questo fallimento, nel Veneto la contrazione del credito ha raggiunto il – 9 per cento, rispetto ad una media italiana del – 6,2 per cento.

Ma la regione italiana dove l’accesso al credito è più difficile è la Calabria. Le banche lo giudicano troppo rischioso. “Il vero problema è l’economia malata. L’usura è semplicemente la conseguenza di un’economia che è terribilmente malata”. Sono le parole di don Marcello Cozzi da anni impegnato in prima linea contro le mafie e l’usura, una vera e propria piaga per questa terra. A favorirla, la difficoltà di accesso al credito.

“LA GUERRA DEI SOLDI”, PresaDiretta lunedì 6 settembre 21.20 su Rai3.