Cronaca

Dalla Liguria al Veneto, scattano centinaia di provvedimenti per sanitari non vaccinati. Il caso Sardegna: 700 senza neanche una dose

Circa 5mila medici, infermieri e operatori "no vax" sono solo nella regione guidata da Luca Zaia, secondo il Corriere. Ma intanto in molte regioni sono scattate le prime sospensioni: non si entra più in corsia o negli ambulatori senza essere immunizzati. E in molti sfuggono dall'avviso e non ritirano le raccomandate. Il commissario dell'ats sarda: "Ci appelliamo al senso deontologico"

Dalla Sardegna, alla Liguria. Fino al Veneto. I sanitari e i medici pronti a entrare in corsia o negli ambulatori senza vaccino non lo potranno più fare. In queste ore si sta moltiplicando il numero degli operatori no vax sospesi dalle strutture in cui lavorano perché hanno rifiutato la vaccinazione anti Covid19 senza una motivazione valida. Nessuna possibilità di accesso a lavoro e nessuna retribuzione. O, per i più fortunati, un ricollocamento non a contatto con il pubblico.

In Sardegna sono partite le prime 57 lettere rivolte a medici e sanitari no vax, preparate dall’Azienda per la tutela della salute, che determinano la sospensione dal servizio. Ma tra il personale che opera nelle strutture pubbliche e private accreditate, sono oltre 700 i lavoratori che ancora non hanno ricevuto nemmeno una dose. Alcuni hanno prodotto una certificazione sanitaria, ora al vaglio di apposite commissioni, mentre in tanti si sono rifiutati di ritirare la raccomandata. E c’è anche chi, come è avvenuto a Cagliari, all’ospedale Brotzu, ha provato anche a contestare la decisione semplicemente recandosi a lavoro lo stesso, nonostante l’allontanamento, ma senza successo. I superiori hanno chiamato le forze dell’ordine che hanno allontanato la “dipendente ribelle”.

Anche in Liguria sono scattati i primi 71 richiami con sanitari sospesi oppure spostati, dove possibile, in servizi non a contatto con i malati. Sono 34 all’ospedale San Martino di Genova, che ha oltre 5000 dipendenti, due al pediatrico Gaslini, 16 nella Asl3 di Genova, 17 nella Asl4 del Tigullio e 2 nella Asl della Spezia.

Numeri simili a quelli registrati nella sola Ulss 3 del Veneto, dell’area di Venezia. Sono 40 i sanitari sospesi nelle ultime ore, a cui si aggiungono i 30 sollevati dal servizio nei giorni scorsi. Si tratta per lo più di infermieri che hanno rifiutato senza una motivazione plausibile la vaccinazione. E non si esclude che tra i “no vax” più convinti ci possano essere anche medici di base, rimasti fermi alle proprie convinzioni nonostante i diversi richiami, come ha sottolineato il direttore generale dell’azienda sanitaria, Edgardo Contato. “Il nostro obiettivo – ha detto oggi il dg – è quello di non creare disagi all’utenza, che nel caso sarà avvisata della necessità di scegliere un nuovo dottore”. Una situazione alla quale il Veneto si era già in parte preparato, come ha spiegato Stefano Vianello, referente di Ulss 3 per i medici di medicina generale. “In passato avevamo concordato un aumento del massimale dei medici nel territorio, per la carenza di professionisti – ha detto – Questa decisione ora tornerà utile per coprire eventuali situazioni di disagio che dovessero crearsi”. Secondo i numeri riportati dal Corriere del Veneto, nella regione guidata da Luca Zaia, resterebbero da immunizzare 4950 dipendenti del Sistema sanitario regionale. Di questi 4200 sono infermieri, operatori sociosanitari (Oss), tecnici e un centinaio di medici. Mentre i restanti 750 sono operatori come psicologi, veterinari, fisioterapisti e altre figure.

Anche la Sardegna, dal canto suo, sta cercando di sopperire alle eventuali carenze. “Stiamo già varando un piano di riorganizzazione del personale nei reparti altamente critici – ha annunciato Massimo Temussi, commissario straordinario di Ares Ats Sardegna – Nel frattempo rivolgiamo un ultimo appello al senso deontologico di medici e infermieri perché si sottopongano al vaccino quanto prima, a tutela della loro salute e di tutti i pazienti“.

Le motivazioni del “no” categorico all’immunizzazione, secondo una prima statistica sarda, sono diverse. C’è chi è un convinto no vax e chi adduce problemi di salute certificati, ancora al vaglio di apposite commissioni. E c’è anche chi si rifiuta di ritirare la raccomandata che annuncia la sospensione: per questi scatta il sollecito, come previsto dalla normativa vigente, come ultimatum prima della sospensione con decorrenza immediata. I trasgressori saranno sottoposti a sanzioni ancora più pesanti nel caso in cui dovesse nascere in corsia un eventuale focolaio legato alla mancata vaccinazione. Nell’isola i “primi a essere sospesi saranno i dipendenti ‘no vax’ che lavorano nelle strutture sanitarie del nord dell’isola: 17 delle prime lettere di sospensione sono destinate ai camici bianchi dipendenti di Ats Sardegna”. Le altre lettere sono state inviate a 8 medici convenzionati e 32 lavoratori dell’Aou di Sassari. La sanzione per chi non si sottoporrà al vaccino è chiara: stop allo stipendio e all’ingresso nel luogo di lavoro, come ha confermato il commissario dell’azienda ospedaliero universitaria, Antonio Spano, oltre alle eventuali sanzioni aggiuntive nel caso in cui dalla loro decisione scaturisca un cluster all’interno degli ospedali. “Ad oggi, oltre il 90% di coloro che sono ricoverati nei nostri ospedali non ha ricevuto il vaccino, molti di loro sono in gravi condizioni in terapia intensiva. Ci auguriamo che i sanitari riflettano su questi dati: l’auspicio è che il personale si vaccini per garantire un sistema sanitario senza rischi per i pazienti”, ha concluso il commissario straordinario di Ares Ats Sardegna.

La speranza ora è che dopo le lettere di sospensione in molti cambino idea, come avvenuto nell’Ats Città metropolitana di Milano dove a fine luglio erano state inviate diverse raccomandate. Ora, riferiscono dall’Ats all’Adnkronos Salute, fioccano le lettere di riammissione. “Ne stiamo firmando tantissime”, confermano dall’Agenzia di tutela della salute. In molti quindi hanno fatto marcia indietro di fronte alla sospensione dello stipendio. “Forse inizialmente pensavano che non si arrivasse davvero fino al provvedimento o contavano sull’inerzia. Ma quando ricevono la lettera che comunica loro che devono stare a casa senza stipendio, molti vanno a farlo il vaccino”. E la speranza è che dei 6mila sanitari dell’Ats finora raggiunti solo dal secondo avvertimento prima della sospensione, fra cui molti medici e infermieri, la maggior parte abbia già provveduto all’immunizzazione. “Ci auguriamo – hanno concluso dall’Ats di Milano – che quando a settembre faremo il controllo finale, scopriremo che fra i 6mila ‘avvertiti’ più della metà si siano già vaccinati”.