Olimpiadi

Jessica Rae Springsteen nella squadra Usa che punta all’oro nell’equitazione: il peso di quel cognome e lo sfavore del pronostico

Esclusa a Rio 5 anni fa, la figlia del Boss parteciperà ai Giochi di Tokyo nel team degli Stati Uniti impegnato nel salto in alto: dovrà lottare anche contro i pregiudizi

Jessica Rae Springsteen non cattura cavalli selvaggi, come da canzone del padre Bruce (Chasin’ Wild Horses) contenuta nel suo penultimo album Western Stars. Sulla copertina del disco campeggia l’animale preferito della famiglia, il cavallo appunto, e di cavalli ne è sempre stato pieno il ranch Stone Hill di Colts Neck, New Jersey, la tenuta di oltre 1.200 metri quadrati nella quale Springsteen e la moglie Patti Scialfa si sono trasferiti con la famiglia all’inizio degli anni Novanta per consentire ai figli di crescere in ambiente meno caotico di Los Angeles, e soprattutto più adatto a proteggere la propria privacy dalle intrusioni del gossip. La storia di Jessica è elegante come la copertina di Western Stars, ma decisamente meno amara delle storie raccontate all’interno del disco, pur se il levigato vestito sonoro ispirato al pop californiano anni Sessanta e Settanta ricorda, con le sue orchestrazioni, qualche vecchio classico hollywoodiano. Nella storia di Jessica il lieto fine si chiama Tokyo 2020, essendo stata selezionata nella squadra USA che punta all’oro nell’equitazione, disciplina salto a ostacoli, dopo l’esclusione di cinque anni fa per Rio 2016.

In realtà non si tratta della prima Olimpiade per Jessica Springsteen, già presente a Londra 2012, anche se solo in qualità di cavaliere di riserva. Oggi del quartetto americano è ovviamente l’atleta più citata ma anche quella meno quotata, visto che i suoi compagni vantano tutti delle medaglie nel proprio curriculum: McLain Ward ha vinto l’oro alle Olimpiadi del 2004 e del 2008, Kent Farrington è stato argento nel 2016, mentre Laura Kraut ha fatto parte della squadra finita sul gradino più alto del podio a Pechino nel 2008. Per Springsteen, che ha iniziato ad andare a cavallo all’età di 4 anni e che nel 2012 è stata omaggiata dal padre con l’acquisto del cavallo di punta della scuderia di Peter Charles (oro nel 2012 per la Gran Bretagna), i titoli di maggior rilievo conquistato sono stati la American Gold Cup del 2014 e il Falcon Stakes del Royal Windsor Horse Show del 2017. Quello fino a Tokyo è stato indubbiamente un percorso lungo e faticoso per Jessica, come raccontato in una recente intervista dal padre attraverso il paragone con la sua attività di musicista: “Chi suona, troverà sempre un posto dove continuare a suonare. Ma nel caso dell’equitazione, puoi arrivare a giocarti 13 anni di attività e sacrifici in un minuto e trenta secondi. Ti è concessa una sola possibilità, ed è davvero dura”.

Go your own way, cantavano nel 1977 i Fleetwood Mac in uno dei dischi più venduti nella storia. Per i figli d’arte andare per la propria strada, scegliendo un ambito diverso rispetto a quello del genitore famoso, è quasi necessario se si desidera quantomeno alleggerire la pressione derivante dal cognome che si porta. Dei tre figli della coppia Springsteen-Scialfa solamente il primogenito Evan James bazzica il mondo della musica, mentre il più piccolo, Samuel Ryan, è diventato pompiere. Jessica ha invece dato vita a un binomio musica-sport che, nei legami tra famigliari, non rappresenta una novità assoluta. Qualche esempio: Liam Stewart, figlio del cantante e songwriter Rod, è giocatore di professionista di hockey su ghiaccio; Cross Patton, figlio del rapper Big Boi, gioca a football americano nella NCAA con gli Oregon Ducks; Keith Hornsby, figlio del cantante e multi strumentista Bruce (uno che, tanto per dire, ha suonato con Bob Dylan, Eric Clapton e i Grateful Dead), gioca a basket, attualmente nella LNB Pro A francese. Ognuno alla ricerca del suo cavallo selvaggio da catturare.

(foto di Michael Kramer)