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Elio Germano ricorda Libero De Rienzo e si commuove: “Era il Mozart degli attori, metteva il dolore al servizio di quello che faceva…”

Il discorso dell'attore all'evento organizzato da I ragazzi del Cinema America a Roma, in piazza San Cosimato

Il dolore e l’amore devono sempre confrontarsi, con Picchio ne abbiamo parlato tante volte, con discussioni che non finivano mai e dove, come sa chiunque abbia parlato con Picchio, c’era un’allegra competitività, una voglia di non dire mai una parola banale, questo è quello che ci porteremo per sempre”. Inizia così il discorso di Emanuele Trevi all’evento organizzato da I ragazzi del Cinema America. Siamo a Roma, piazza San Cosimato e lo scrittore ricorda Libero De Rienzo, scomparso a 44 anni. Trevi continua: “Mi è capitato in questi giorni di vincere un premio importante, lo Strega, e ti arrivano tanti messaggi… Mi è arrivato anche quello di Picchio ‘Hai vinto il premio Strega? Sticazzi‘ e l’ho trovato la cosa più bella che… infatti mi sono inchinato proprio”. A parlare di De Rienzo c’è anche Elio Germano: “Questa è la più grande marachella che ha combinato Picchio per cui ci troviamo tutti qua, e penso che si stia facendo tante belle risate…”. L’attore racconta ‘Sangue. La morte non esiste‘, di e con Libero De Rienzo, Germano stesso, Emanuela Barilozzi, Luca Lionello. “Voleva provare a restituirvi quella che era la sua idea di cinema, di arte, di una modalità di stare al mondo – dice l’attore che non può fare a meno di commuoversi – Ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’90, facevamo lo stesso mestiere, siamo cresciuti artisticamente insieme e io gli devo molto perché lui era un po’ il Mozart degli attori alla fine degli anni ’90, era riconosciuto come il più forte di tutti, il più grande di tutti perché forse riusciva a mettere il dolore a servizio di quello che faceva. Viviamo in una società che è fondata sulla rimozione del dolore e invece Picchio ci ha insegnato che l’arte ci dà una grande possibilità: di aprirci e di fare il modo che questo dolore lo sentiamo perché è per tutti uguale, non esiste un dolore diverso dagli altri e siamo tutti uguali di fronte a questo”.