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Xi Jinping visita il Tibet, è la prima volta di un presidente cinese dal 1990: “Stabilità duratura e sviluppo per la regione”

L'obiettivo della visita, oltre al suo carattere simbolico, era quello di verificare anche come procedono i piani di sviluppo economico e sociale della regione imposti da Pechino che li vede come un antidoto contro il malcontento in Tibet, dove molti ancora venerano il Dalai Lama, il leader spirituale in esilio, e lamentano l'afflusso di turisti e coloni cinesi

Un presidente cinese torna in Tibet dopo oltre 30 anni. Era dal 1990 che non succedeva, periodo in cui la Repubblica Popolare ha continuato ad aumentare il proprio controllo sulla regione occidentale del Paese, soffocando le spinte autonomiste e indipendentiste. Ed è proprio per riaffermare il principio del Tibet come territorio cinese, a 70 anni dalla “liberazione pacifica”, che Xi Jinping ha deciso di fare per la prima volta visita nel territorio da quando è in carica. Secondo l’agenzia Xinhua, il presidente è arrivato giovedì nel capoluogo Lhasa, mentre il network statale Cctv ha riferito l’ispezione alla ferrovia Sichuan-Tibet. Nel filmato diffuso oggi, Xi Jinping, uscendo dall’aereo, è impegnato a salutare la folla che indossava costumi etnici e sventolava bandiere cinesi, tra un tappeto rosso di benvenuto e i ballerini che si esibivano intorno a lui.

Niente a che vedere con il clima che si respira tra la popolazione, piegata da un continuo rafforzamento militare e politiche di assimilazione etnica che hanno suscitato ripetute critiche internazionali. Dopo un “caldo benvenuto da parte di quadri e masse di tutti i gruppi etnici”, Xi è andato al ponte sul fiume Nyang per conoscere la protezione ecologica e ambientale del fiume Yarlung Tsangpo e del fiume Nyang, ha riferito la Cctv.

L’attuale presidente della Repubblica Popolare Cinese, però, era già stato nella regione due volte: la prima nel 1998 come capo del partito della provincia del Fujian e la seconda nel 2011 come vicepresidente. L’ultimo presidente cinese a visitare la regione era stato invece Jiang Zemin.

L’obiettivo della visita, oltre al suo carattere simbolico, era quello di verificare anche come procedono i piani di sviluppo economico e sociale della regione imposti da Pechino che li vede come un antidoto contro il malcontento in Tibet, dove molti ancora venerano il Dalai Lama, il leader spirituale in esilio, e lamentano l’afflusso di turisti e coloni cinesi. Dal 2008 la Cina ha investito molto nella regione, rendendo il Tibet una delle zone del Paese in più rapida ascesa economica, secondo le statistiche locali. Ma negli ultimi decenni sono continuate le proteste sporadiche, tra cui alcune autoimmolazioni da parte di monaci nel cuore di Lhasa e grandi manifestazioni contro il dominio cinese che hanno causato molti morti.

La piena attuazione delle linee guida del Partito Comunista cinese è la chiave per governare il Tibet “in una nuova era” e per scrivere “un nuovo capitolo di stabilità duratura e di sviluppo di alta qualità per la regione”, ha dichiarato Xi Jinping sottolineando che “è stato dimostrato che senza il Pcc non ci sarebbero stati né la nuova Cina né il nuovo Tibet“. Le politiche del Comitato centrale “sono del tutto corrette”, ha poi concluso.