Cronaca

Missionaria italiana uccisa in Perù: fermate 4 persone. L’assassino confessa: “Colpita con una mazza per rubare un cellulare”

La donna, Nadia De Munari, è morta per un violento trauma cranico dopo diversi colpi inferti. Oltre all'uomo che ha confessato, in cella anche tre donne: due lavoravano nella struttura "Mamma Mia" dove si trovava la volontaria

Uccisa per un cellulare. Due mesi e mezzo dopo il brutale omicidio di Nadia De Munari, una volontaria laica italiana dell’Operazione Mato Grosso in Perù, quattro persone sono state fermate dalla Polizia di Nuevo Chimbote, a nord di Lima. Un uomo di 24 anni, ha confessato di averla assassinata perché era stato sorpreso mentre rubava un cellulare. E così ha afferrato una mazza, colpendola.

L’accusato, Moises Lopez Olortegui, ha spiegato che voleva interrompere le grida della volontaria, che avrebbero attirato l’attenzione degli altri ospiti della struttura dove De Munari è morta, l’ultimo piano della casa “Mamma Mia”, una serie di edifici gestiti a fini umanitari dalla Ong.

Olortegui non è l’unico fermato. In una cella della centrale di polizia sono finite anche tre donne, due delle quali lavorano proprio a “Mamma Mia”, dove si trova un convitto per insegnanti che si occupano degli asili che accolgono i bambini provenienti dalla bidonville. C’è anche una grande mensa, che prepara i pasti sia per i centri educativi che per i poveri. Attorno alla struttura, quindi, ruotano molte persone del luogo, occupandosi delle attività più diverse: pulizia, manutenzione, cucina, approvvigionamento.

Gli sviluppi dell’inchiesta sono illustrati da un ampio servizio del Diario de Chimbote, il principale quotidiano della zona. L’omicidio è avvenuto il 21 aprile e gli arresti il 14 luglio. Oltre a Olortegui, appunto, anche le tre donne, due delle quali lavorano nella casa: si tratta di Liz Analy Panduro Tanchiva di 26 anni, Angelica Dina Rojas Flores di 19 anni e Nelsy Noel Cruz di 20 anni. La Polizia ha eseguito le misure restrittive, un fermo di 72 ore autorizzato dal giudice Juez Javier Carrion Basauri, perquisendo anche le abitazioni degli indagati, che si trovano nei popolosi insediamenti di Jioselyn Alvarez e Vista del Mar nel distretto di Nuevo Chimbote, e ritrovando il cellulare della vittima. Proprio questo reperto, che risultava scomparso dal giorno del delitto, potrebbe rappresentare la prova principale. Assieme ad altri telefonini sarà sottoposto a perizia per accertare eventuali contatti telefonici.

La Polizia ha localizzato il cellulare utilizzando la tecnologia, evidentemente non era stato disattivato ed era ancora in funzione. Da lì si è risaliti a Olortegui e a una delle donne che era in possesso del cellulare. Poi le indagini si sono estese coinvolgendo anche le due giovani che lavorano da “Mamma Mia”. Gli interrogatori potranno ricostruire il reale movente del delitto, perché il furto di un telefonino appare sproporzionato alla brutalità dell’assassinio. Da accertare anche il ruolo avuto da ciascuna delle quattro persone fermate.

Entrare nella struttura dell’Operazione Mato Grosso di Chimbote non è difficile. Olotergui dice di averlo fatto per rubare. Da alcuni terrazzi posteriori è possibile salire ai piani alti, proprio dove la volontaria Nadia De Munari stava dormendo. Ma non è escluso che una delle donne gli abbia aperto la porta. Nadia si è svegliata, ha visto l’intruso e ha cercato di fermarlo, ma è stata uccisa.

L’operazione Mato Grosso è attiva da decenni in Sud America. È stata fondata da don Ugo De Censi, un salesiano scomparso alcuni anni fa. I volontari sono suddivisi in numerose spedizioni, in Perù, Bolivia, Ecuador e Brasile, dalla Selva alle Ande. Chimbote è una città molto popolosa (e pericolosa) sulla sponda dell’Oceano Pacifico e ha conosciuto una forte immigrazione dalla Sierra. La gente vive in quartieri cresciuti senza regole alla periferia, praticamente delle favelas. È ai bambini e alle famiglie più povere della città che l’operazione Mato Grosso si rivolge. Nadia de Munari dirigeva la scuola e gli asili, con una ventina di insegnanti che alloggiano nella struttura, nonché la preparazione e distribuzione dei pasti ai poveri.

La famiglia De Munari ha rilasciato una dichiarazione dopo i fermi: “Attendiamo di conoscere le precise responsabilità di tutte le persone coinvolte, il contesto, nonché il reale movente di questo brutale omicidio ai danni di una donna mite che aveva scelto di dedicare la vita agli ultimi. Riponiamo fiducia nelle indagini che la Procura di Roma e gli investigatori dei Ros stanno svolgendo e che confidiamo non cesseranno finché non ci sarà definitiva e assoluta chiarezza sull’uccisione di Nadia”.