Diritti

“Scolpite”, le donne dimenticate dalle statue pubbliche: la mostra di Terre des Hommes a Milano e la petizione per cambiare prospettiva

L'esposizione sarà aperta al pubblico a partire dal 14 luglio a Palazzo Reale: una vera e propria indagine su come e quanto le donne sono state ritratte nel mondo della scultura attraverso le immagini di 35 autrici. A luglio scorso l'ong ha lanciato la raccolta firme "Una statua per le bambine"

Si chiama “Scolpite”. Un’indagine su come e quanto le donne sono state ritratte nel mondo della scultura. La sintesi: poco, o quasi mai. La mostra organizzata dall’Associazione Donne Fotografe e Terre des Hommes – visitabile al Palazzo Reale di Milano dal 14 luglio – parte proprio da questa mancanza e punta a sensibilizzare in merito alla rappresentazione della figura femminile nella statuaria. Lo fa attraverso le immagini di trentacinque autrici. È un’iniziativa in linea con la petizione avviata da Terre des Hommes, chiamata proprio #UnaStatuaPerLeBambine, lanciata a luglio 2020. Anche se i monumenti intitolati alle donne sono pochissimi, i profili cui dedicarli non mancano. Ecco perché l’ong che si occupa di tutelare i diritti delle donne e delle bambine in occasione dell’8 marzo ha distribuito per Milano tre mini-statue omaggio a tre grandi personalità. Cominciando da Rita Levi Montalcini, neurologa, Premio Nobel e senatrice a vita, che ha dedicato la sua vita alla ricerca scientifica ed è diventata un modello per più di una generazione di donne attive in ambito scientifico. Nel corso di un’intervista rilasciata al fisico e scrittore Paolo Giordano la frase rimasta celebre: “Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente. Quando muore il corpo, sopravvive quello che hai fatto. Il messaggio che hai dato”.e

Poi c’è Nandhini. Nel 2017, quando ha quattordici anni, scappa dallo Stato del Tamil Nadu (India) e da un matrimonio forzato con uno sconosciuto di 28 anni. La salva proprio la ong Terre des Hommes. La sua storia è considerata un simbolo di libertà e autodeterminazione. Infine Malala Yousafzai, pakistana, oggi 23enne e premio Nobel per la pace. Nel 2012 i talebani le sparano alla testa, e poco dopo rivendicano l’attacco spiegandone la ragione. Malala aveva diffuso “oscenità”. Cioè: aveva scritto un testo, poi pubblicato dalla BBC e circolato in Pakistan, sulle violenze compiute dai talebani stessi nella sua città, fra cui i roghi nelle scuole femminili. Ora combatte per il diritto delle bambine all’educazione.

Non sono state scelte a caso. Rappresentano modelli da seguire per cercare di attenuare alcune problematiche della condizione femminile. A cominciare dall’accesso all’istruzione. Secondo Terre des Hommes, la pandemia ha tolto la possibilità di andare a scuola a 743 milioni di bambine o ragazze. Il matrimonio forzato a cui Nandhini è riuscita a dire no è una pratica che riguarda, sempre stando ai dati della ong, 23 adolescenti ogni minuto in tutto il mondo.

Per Terre des Hommes la petizione #UnaStatuaPerLeBambine è un’occasione per riflettere sul tema della parità di genere e sulla necessità di trovare e proporre nuovi modelli che siano d’ispirazione per le giovani di oggi. Al momento ha superato quota 4mila firme. Lo stesso obiettivo si propone “Scolpite”, che sbarca a Milano dopo essere stata in esposizione a Brescia in occasione del Brescia Photo Festival 2021. La riflessione, si legge sul sito di Associazione Donne Fotografe, parte anche dagli episodi che hanno visto sfregiate con atti vandalici alcune statue di personaggi storici ritenuti controversi. I cambiamenti culturali e sociali passano – anche, non solo – da qui.