Economia & Lobby

Anas, l’ad Massimo Simonini verso l’uscita: paga per l’accordo sulla Ragusa-Catania con Vito Bonsignore

Una serie di articoli di Repubblica e Messaggero hanno dato per certo l'avvicendamento ai vertici della società che sarà centrale nella gestione dei fondi del Recovery su strade e autostrade. Al centro, i 36 milioni concessi all'imprenditore per cedere il progetto del tratto autostradale al gestore pubblico. La Corte dei conti ora indaga, ma i 5 stelle difendono la scelta, passata attraverso le decisioni del Conte I, del Conte II e della giunta siciliana

È pronto l’avvicendamento ai vertici di Anas che avrà un ruolo importante nella gestione dei fondi del Recovery plan destinati alla manutenzione di strade e autostrade. La sostituzione dell’amministratore delegato Massimo Simonini potrebbe avvenire a breve, se non a brevissimo. Nei giorni scorsi l’hanno data per certa una serie di articoli di Repubblica e Messaggero che motivano la scelta del governo Draghi parlando di “rimborsi facili” di Anas a Vito Bonsignore. Senza però sottolineare come l’accordo Anas-Bonsignore sia frutto di decisioni dei governi Conte I e Conte II prese col favore della giunta siciliana, con un consenso dunque allargato, dal M5s al Pd, alla Lega e a tutto il centrodestra. Bonsignore è un politico siciliano di lungo corso sulla direttrice Dc-Udc-Ncd oltre che imprenditore attivo in più campi. Tra questi, la costruzione di ospedali (per quello di Asti si è guadagnato una condanna definitiva per tentata corruzione) e anche la realizzazione di autostrade. O quantomeno progettazione, visto che nel caso della Ragusa-Catania i cantieri sono al palo da anni nonostante la concessione affidata alla sua Sarc per la sua realizzazione in project financing e futura gestione.

La situazione è stata sbloccata dai due governi Conte e la Sarc ha ottenuto 36 milioni da Anas per cedere quanto già fatto, cioè il progetto definitivo, e lasciare mano libera al pubblico. Mentre con un’altra società, la Ilia Or-Me, Bonsignore sta cercando di ottenere altri 180 milioni per il progetto della Orte-Mestre. Sono questi i “rimborsi facili” di cui parlano Repubblica e Messaggero: costeranno il posto a Simonini, scrivono. Mentre la Corte dei Conti ha avviato un’indagine sui 36 milioni per la Ragusa-Catania e l’attuale responsabile del ministero delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ha messo in stand-by il caso Orte-Mestre per vederci più chiaro. Quello che però i due quotidiani non spiegano è che l’accordo Anas-Bonsignore sulla Catania-Ragusa è il frutto di una precisa scelta politica dei governi Conte, avvenuta con l’ok non solo del M5S, cui si deve la nomina di Simonini all’Anas, ma di tutte le forze politiche per sbloccare una situazione bloccata da anni.

Il piano economico finanziario predisposto dalla Sarc in base all’impostazione del project financing, con fondi in parte pubblici e in parte privati, non reggeva, a meno di ripagare i costi di costruzione con pedaggi di 18 euro per percorrere 66 chilometri. Troppo per non rischiare una autostrada usata da pochissimi. “La decisione di cambiare impostazione per poter finalmente partire con la realizzazione dell’opera, finanziandola con fondi totalmente pubblici, regionali e statali, è stata presa dal governo Conte I e finalizzata dal Conte II con il passaggio di consegne ad Anas”, spiega a ilfattoquotidiano.it il siciliano Giancarlo Cancelleri (M5S), viceministro delle Infrastrutture e trasporti nel Conte II e oggi sottosegretario a Infrastrutture e trasporti nel governo Draghi. Cancelleri parla di una decisione che aveva il favore di tutte le forze politiche, “nessuna esclusa”, visto che la Lega era nel Conte I, il Pd nel Conte II, Forza Italia e FdI (oltre alla Lega) nella giunta Musumeci che governa la Sicilia. “Tra l’altro – aggiunge Cancelleri – il Cipe aveva messo in dubbio la bancabilità di Sarc”, cioè la capacità della società di Bonsignore di poter ottenere finanziamenti dalle banche per realizzare l’autostrada.

Sotto il primo governo Conte il ministero delle Infrastrutture, guidato da Danilo Toninelli (M5S), prepara la strada all’accordo con Bonsignore. Il compito di valutare il corrispettivo da versare alla Sarc per ripagare i costi sostenuti sino a quel momento, come studi di fattibilità e progetto definitivo, viene affidato a una collegio dell’ordine degli ingegneri, che stima in 36 milioni la cifra dovuta. La decisione viene poi formalizzata dal secondo governo Conte, quando il Mit è guidato da Paola De Micheli (Pd): il decreto Milleproroghe di dicembre 2019, convertito in legge a febbraio 2020, introduce una norma che consente ad Anas di “acquistare gli eventuali progetti elaborati dal concessionario previo pagamento di un corrispettivo determinato avendo riguardo ai soli costi di progettazione e ai diritti sulle opere dell’ingegno”. Sulla base di tale norma, il Cipe un anno fa dà l’ok all’operazione. Così, alla fine, Anas versa 36 milioni a Bonsignore. Vicenda su cui ora il governo Draghi fa leva per dare il benservito a Simonini.

“Probabilmente stanno cercando una giustificazione per una sostituzione che non condivido – dice l’ex ministro Toninelli -. Non c’è stata alcuna cattiva gestione da parte di Simonini. Quella soluzione, decisa a livello politico dal governo, è stata la migliore nell’interesse generale considerata il dossier disastroso che abbiamo ereditato, un dossier incancrenito da decenni. Il progetto non era sostenibile con l’impostazione data in passato e revocare la concessione alla Sarc avrebbe portato a un sicuro contenzioso, con il rischio per lo Stato di pagare centinaia di milioni e anni persi prima di poter partire coi cantieri”. Sugli approfondimenti della Corte dei conti Toninelli si dice certo che non ci sarà alcun problema: “I passaggi sono stati decisi col supporto amministrativo del ministero e col supporto tecnico-giuridico dell’Anas, mentre la valutazione di quanto versare a Sarc è stata fatta da un collegio terzo di tecnici”.

Twitter: @gigi_gno